Planet Explorer 8 - Ireland - Day 6
E per due ragioni. La prima che andremo in un luogo davvero spettacolare e per di più poco conosciuto, la seconda è che saremo costretti a mollare il nostro mezzo. Sì, perché dal porto di Doolin non sono previsti servizi di traghetto né per auto né per moto, diretti alle isole Aran, la nostra prossima meta. Pur avendo visto personalmente una buona parte di mondo nei 138 paesi che ho visitato in 30 anni di viaggi, raramente sono rimasto colpito da una bellezza così straordinaria e naturale sprigionata da madre Terra. Pur essendo distanti solamente 9 miglia dalla costa ovest dell’Irlanda, sembrano veramente appartenere ad un altro mondo o meglio, ad un’altra epoca. Sono tre le isole che compongono l’arcipelago delle Aran: Inis Oirr, Inis Meàin e Inis Mòr e, sommando tutti gli abitanti, non arriviamo nemmeno a fare 1.300 anime! Qui si conservano le vere tradizioni dell’Irlanda a cominciare dalla lingua ufficiale, il gaelico, insegnato nelle scuole e parlato rigorosamente da tutti. Per conservare in maniera intelligente il territorio poi basta non dare modo ai turisti di disporre delle loro comodità, per cui una volta sbarcati sull’isola l’unico mezzo di locomozione, a parte muoversi a piedi o in bus, resta la bici. In due escursioni, fra pomeriggio e mattino, ci spariamo 35 chilometri ed almeno decina a piedi, cercando di non rimpiangere la nostra Africa Twin che è rimasta a Doolin.
Inis Mòr è un’isola di mare e pietre, da camminare tutta, anche da soli, gustandosi un silenzio che sembra quasi surreale. I primi colonizzatori, forse provenienti dall’Irlanda, giunsero in queste isole attorno al 3.000 a.C. tanto che sono diversi i siti risalenti all’età del ferro. Le più importanti fortificazioni sono sicuramente nell’isola maggiore, Inis Mòr, che oltre a Dùn Eochla e Dún Dúchathair trova in Dún Aegus la sua massima espressione costruttiva. Per dare un’idea, che non rende certo giustizia alla grandiosità dell’edificio, pensiamo ad un forte semi-circolare composto da tre anelli concentrici e che si affaccia sull’orlo di una scogliera che precipita a picco per 90 metri sull’oceano. Roba da togliere il fiato. Ancor di più se ci troviamo a sorvolarla magari con un drone e per di più nuovo di zecca! Ma la cosa più impressionante è che queste isole, prima di essere colonizzate, erano quasi interamente formate di roccia calcarea e per renderle praticabili, trasformando il terreno roccioso in aree coltivabili, è stata praticamente distrutta la roccia a colpi di mazza, raccogliendo successivamente sabbia e fuco (un tipo di alga) per disporli a strati su piccoli appezzamenti irregolari, concimando anche le fessure fra le rocce, finché non diventasse terreno fertile. Ed impilando le pietre in disavanzo (e potete immaginare quante…) in migliaia di muri a secco che corrono lunga tutta l’isola delimitando così anche le proprietà. Roba da rivaleggiare, almeno in fatica, i costruttori delle piramidi, visto che alla Aran non sono mai esistiti gli schiavi. Ma le meraviglie geologiche di Inis Mòr non finiscono qui. Nascosto lungo le sue ripidissime scogliere si cela Wormhole, una piscina naturale in pietra incastonata nella roccia che si affaccia sulle tumultuose acque dell’Atlantico. E luogo di sfida prescelto per la Red Bull Cliff Diving, sia nel 2012 che nel 2014, con gli iron-man più forti al mondo che hanno sfidato ogni legge di gravità tuffandosi dai 27 metri del basamento roccioso più alto!
Testo e foto di Luca Bracali
Video di Danilo Musetti