Turismo: guida alle vacanze in moto
La scelta della destinazione
Ah, la vacanza in moto. Che sia un weekend lungo o le più ambiziose due settimane (non vi parliamo dei viaggi da un mese e più – partiamo dal presupposto che chi vuole imbarcarsi in avventure del genere sappia già cosa sta facendo, o si rivolga a professionisti) non fa differenza: è un’occasione per vivere la propria cavalcatura con un’intensità normalmente fuori portata nel resto dell’anno. Il passare qualche giorno consecutivo in sella fa aumentare esponenzialmente la confidenza e il piacere di guida, a patto naturalmente di non esagerare e di fare le cose con criterio.
Il che significa fidarsi dell’esperienza altrui ma anche usare la propria testa e conoscere sé stessi , i propri gusti e i propri limiti. Se siete agli inizi l’ultimo elemento arriverà con l’esperienza; se avete già qualche chilometro sulle spalle sapete di cosa stiamo parlando. Non abbiamo la pretesa con questa piccola serie di articoli di insegnarvi come andare in vacanza in moto, ma solo di darvi qualche buon suggerimento o spunto, e magari di farvi venire in mente qualcosa al momento giusto, proprio quando state per partire. Insomma, quando serve ancora. In questo pezzo parleremo della prima fase, con una spolverata di spunti da approfondire nelle puntate successive che toccheranno la parte di pianificazione, preparazione (di pilota e mezzo) e infine del viaggio stesso.
Documentarsi è fondamentale
Scegliere una meta può risultare la cosa più facile della terra, perché magari nasce ancora prima della scelta di usare la moto come mezzo di trasporto o, al contrario, arrivare in second’ordine dopo aver deciso di “fare un giro in moto”. Partiamo dal presupposto che in entrambi i casi vogliate godervi la guida almeno quanto l’arrivo a destinazione, per cui contempliamo l’idea di dover pensare anche a che strada fare e non di limitarci a fare il percorso più breve per arrivare a destinazione. Il viaggio in moto nasce con l’idea che il viaggio stesso sia bello almeno quanto la destinazione, per cui lasciamo ad altro tipo di turisti la pratica di montare un navigatore su cui limitarsi ad impostare la destinazione.Ecco perché, sia per la scelta della destinazione quanto per quella del percorso (a meno che non abbiate già pronte soluzioni per entrambi) conviene documentarsi. Il web è pieno di resoconti di viaggi, forum su cui scambiare opinioni, prendere ispirazione (a proposito, quant’è che non consultate la nostra sezione dedicata ai viaggi?) e iniziare il lavoro di pianificazione. Ma fate bene attenzione, visto che può sembrare un consiglio scontato ma non lo è affatto: cercate di capire chi ha scritto le informazioni o il resoconto che state leggendo.
“Una strada bellissima” è un’espressione che più soggettiva non si può. Si tratta del percorso ideale per fresare un paio di millimetri di saponette o offre invece uno scorcio mozzafiato su un patrimonio dell’umanità? Sia il primo che il secondo hanno la loro ragion d’essere, ma quella che per qualcuno si è rivelata una deviazione irrinunciabile, per voi potrebbe essere un’irritante perdita di tempo. Nel dubbio, chiedete. Ve lo diciamo per esperienza personale.
Non esagerate con le distanze, e soprattutto non fidatevi dei consigli altrui. Ognuno di noi ha una
sua resistenza, percezione della fatica, capacità di apprezzare e godersi i chilometri in sella – per non parlare di abitudine al passare tempo in sella – che varia incredibilmente fra una persona e l’altra. Ci sarà chi vi dice che una giornata da 700 chilometri è una passeggiata di salute, e chi invece rabbrividirà se gli prospettate chilometraggi a tre cifre.
Partite poi da un assunto inviolabile: i chilometri non sono tutti uguali. Per quanto crediate di essere veloci nella guida, un misto di montagna vi richiederà molto più tempo e fatica rispetto all’identica distanza in autostrada. Il fatto che il primo sia molto più divertente significa che non vi annoierete e che endorfine ed adrenalina (speriamo meno…) vi terranno più svegli ed attivi, ma a fine giornata la fatica si farà sentire molto di più. Tutto questo per dire che pianificare un viaggio a Santiago di Compostela tutto per statali con andata e ritorno in una settimana potrebbe anche essere fattibile, ma non è detto che tutti lo trovino ugualmente divertente, gratificante e sicuro. Un suggerimento? 400km al giorno sono un buon riferimento iniziale. Allungate pure di un 50% sui tratti autostradali.
Più si è e più ci si diverte
Spesso è vero, ma non sempre. E soprattutto, più si è e più tempo si perde. Il che può avere ripercussioni pesantissime sul discorso fatto prima in merito alla scelta della destinazione: in due, magari con due moto, si viaggia agili e svelti, con poche soste e solitamente con ritmi abbastanza simili. All’aumentare del gruppo spesso aumenta anche la differenza nel passo fra i partecipanti, le esigenze peculiari, la possibilità di inconvenienti ad un mezzo, le soste e le possibili divergenze specie a fine giornata quando si inizia a sentire stanchezza. E magari un po’ di nervosismo per “quella deviazione imprescindibile” che ha portato a fare venti chilometri di sterrato non preventivato. Ma non vogliamo dissuadervi dal programmare viaggi con tanti amici, semplicemente darvi un consiglio: la distanza da coprire deve calare proporzionalmente all’aumentare del numero di partecipanti e al diminuire dell’affiatamento del gruppo.
Infine, tenete in considerazione le forti escursioni termiche e di altitudine. Anche in questo caso, il consiglio può sembrare banale ma non lo è affatto: il fatto che in città a giugno si crepi di caldo non significa che in cima ad un passo dell’Engadina di oltre 2000 metri non ci sia un metro di neve a bordo strada e una temperatura attorno allo zero per buona parte della giornata. Passare da qualche centinaio di metri sul livello del mare ad oltre mille per poi riscendere – e magari farlo per tutta una giornata – è per il fisico uno stress non indifferente, e contribuisce ad allungare (metaforicamente) un pochino ogni chilometro percorso. Con questo non vogliamo suggerirvi di evitare questo genere di tragitti (anzi!), ma solo di tenere presente il fattore nel calcolo delle percorrenze. E nell’equipaggiamento, perché il giubbotto tecnico traforato che è l’unica soluzione per sopravvivere all’afa della pianura potrebbe rivelarsi un grossolano errore in quota. Ma di questo ne parleremo più avanti.
Infine, a corollario di quanto sopra, il fattore che non potete e non potrete mai controllare. Il meteo. Se siete di quelli che accolgono l’arrivo di un acquazzone in moto con la serenità di chi indossa l’antipioggia e ringrazia il cielo per il fresco che porta, o magari affrontano l’arrivo di un banco di nebbia e nuvole basse come una sfida da vincere, passate pure oltre. Se invece per voi la bella guida è fondamentale, e una giornata di pioggia durante la vacanza corrisponde ad un lutto irreparabile, avete due possibilità: cambiare data o cambiare destinazione. La prima non ve la stiamo a spiegare: i siti di meteorologia sono lì per quello, e al perdurare di previsioni nefaste vi basta, se ne avete la possibilità, rimandare la gita.
Ma la soluzione non è sempre praticabile, dunque potete prendere in considerazione l’alternativa. Ovvero definire diversi possibili viaggi, in direzioni più differenziate possibile, e scegliere quello che vi offre le maggiori garanzie di bel tempo a qualche giorno dalla partenza – 72 ore sono ormai un traguardo in cui l’affidabilità delle previsioni è sufficiente. A quel punto, non vi resta che partire, e magari prenotare il posto dove dormire. Ma della pianificazione ne parleremo alla prossima puntata.
soli
Ci si libera la mente senza soste pianificate,orari e i vari "fermiamoci".
l'importante è partire senza fretta e tutto il resto viene con l'esperienza
e come dice una grande viaggiatrice
"un incoveniente in viaggio è solo l'universo che ti dice che stai andando troppo veloce"
Buona strada a tutti
Gap