Carmelo Ezpeleta: “In MotoGP solo i migliori: non c’è più chi compra il posto”
In MotoGP, adesso, corrono solo i migliori talenti. Lo ha detto Carmelo Ezpeleta, ammettendo che fino a qualche tempo fa c’erano piloti che avevano conquistato una sella in Classe Regina grazie a sponsor o a famiglie facoltose che avevano pagato per loro. “Purtroppo in un passato anche abbastanza recente è successo – ha detto Ezpeleta – Ma adesso è qualcosa che non accade più, ora i piloti che sono in MotoGP hanno team che hanno davvero creduto in loro e che pagano i loro ingaggi”.
Sembra normale, ma non lo è e, anzi, nella storia delle corse i così detti “piloti paganti” sono stati una costante, ecco perché Ezpeleta oggi parla di un vero e proprio successo. Ottenuto negli anni e lavorando per debellare un fenomeno più che radicato. Non tanto per criminalizzare il denaro, visto che gli interessi in ballo sono comunque sempre tanti, quanto per valorizzare il talento, con Ezpeleta che, proprio in nome del talento, si è detto contrario ad un’altra proposta.
“Da tempo – ha raccontato – c’è chi propone di mettere un limite al numero di piloti italiani e spagnoli. Non credo, però, che questa sia la strada giusta, penso, piuttosto, che dovremo essere bravi a trovare più Jack Miller, più Fabio Quartararo, più Johann Zarco così da avere una MotoGP più eterogenea dal punto di vista delle nazionalità di provenienza dei piloti. Ma mettere un limite solo perché ci sono troppi spagnoli e italiani non avrebbe alcun senso. In MotoGP devono esserci solo i migliori, a prescindere da dove arrivano e è così che è adesso”.
Certo che i piloti considerati "fenomeni certificati" arrivano in Moto GP, anche perchè non sono tanti, magari qualcuno non ha avuto abbastanza fortuna per potere dimostrare di essere tale e non ci arriva subito ma in linea di massima quelli veramente buoni arrivano prima o poi, specie adesso che ci sono più moto buone che piloti degni di pilotarle.
Detto questo, tolti quei 5/6 piloti per qualità indiscusse scelti direttamente dalle case costruttrici per fare il risultato subito e altri 5/6 giovani promettenti che riescono a rientrare nei loro progetti futuri, esiste un certo spazio per un numero consistente di "buoni piloti" destinati a pilotare moto di secondo livello con poca possibilità di andare oltre.
Fra questi possono esserci degli squattrinati ma anche gente facoltosa di suo o chi per loro, ora mettiamoci al posto di un manager che alla fine della stagione deve fare quadrare i conti, se il pilota con la valigia fosse comunque buono e la differenza con il pilota senza valigia non fosse così evidente, io penso che il manager sceglierebbe comunque quello con la valigia specialmente se ha già in squadra un pilota in cui crede.
La storia è sempre la stessa: la squadra privata se può farlo, solitamente cerca di avere almeno un pilota competitivo, su cui ha deciso di investire e un secondo che porta denaro... per se e anche per pagare quello presunto buono.
Valentino Masini