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La storia di Suzuki in MotoGP

- Per la Suzuki, nei GP dal 1960, questo non è certamente il primo ritiro. La sua storia sportiva iniziò con le piccole due tempi, proseguì nel ’74 con le 500. Dal 2002 al 2011 una prima fase in MotoGP con il motore V4, poi dal 2014 con il quattro in linea fino al titolo 2020 di Mir

Dopo il titolo mondiale di Joan Mir conquistato con una sola vittoria nel 2020, l’anno scorso per la casa di Hamamatsu è stato deludente: via Davide Brivio, Sahara-San si è trovato tutto il carico sulle spalle e qualcosa non ha funzionato. Joan Mir se l’è cavata con la sua velocità e una buona consistenza, con sei podi e il terzo posto finale nel campionato conquistato alla grande da Quartararo e dalla Yamaha.

Alex Rins è crollato: con un solo podio in Inghilterra e una serie di cadute e di zeri impressionante ha chiuso la stagione al tredicesimo posto. La GSX-RR  2021 ha deluso i piloti, il ritardo tecnico si è sentito molto, le difficoltà in qualifica sono aumentate. Ma a fine anno, dai test invernali, era uscita una moto che ai piloti piaceva. Con un bell’equilibrio e tanta potenza, al punto da incoraggiare le più rosee aspettative.

Con l’arrivo di Livio Suppo si è intrapreso in questo 2022 un percorso di maggiore razionalità nel team e le prime gare di questa stagione sono fresche nella memoria: Alex con gli aiuti giusti ha ritrovato serenità e convinzione: è terzo in classifica a pari punti con Bastianini con un secondo posto in Texas e un terzo in Argentina; a Jerez domenica il suo unico zero. Joan Mir è attualmente sesto, a 13 punti dal compagno di box e però senza avere ancora calpestato un podio.

La prima era della MotoGP

Sono state due le fasi dell’impegno della Suzuki a quattro tempi in MotoGP. Nel 2002 scese in pista la GSV-R con il motore V4, piloti Kenny jr e Gibernau: il primo podio di Roberts, terzo, fu anche il miglior risultato del team e a fine stagione solo l’americano chiuse nei dieci. Poi per l’anno successivo arrivò John Hopkins al posto di Sete, e Kenny fu costretto a saltare tre gare dopo un brutto incidente al Mugello in una stagione avara di risultati.

I piloti rimasero gli stessi nel 2004, quando arrivò Bridgestone, ma i risultati non cambiarono ed è da ricordare solo una pole di Kenny a Rio. L’anno dopo Roberts centrò un secondo posto e poi decise di cambiare strada e correre per papà sulla KR211V; nel 2006 fu Chris Vermeulen a dividere il box con Hopkins e si raccolse un secondo posto e due pole position.

Quando si passò alla cilindrata 800 per la stagione 2007, arrivò la prima vittoria con la nuova Suzuki GSV-R 800 con Vermeulen a Le Mans, gara bagnata. Fu lì che intervenne anche Loris Capirossi. Nella stagione 2008 i due piloti si classificarono rispettivamente ottavo e decimo (due podi a Vermeulen e uno a Loris) ma peggiorarono l’anno dopo. Infine fu Alvaro Bautista nel 2010 a sostituire Vermeulen, ma le Suzuki continuarono a viaggiare tra il quinto e il dodicesimo posto; fino a che nel 2011, ultima stagione con i motori 800, si vide in pista il solo Bautista che chiuse la stagione al tredicesimo posto.

Dal V4 al quattro in linea

Fuori dalla fine della stagione 2011, ecco che il 17 giugno 2013 Suzuki annuncia il rientro nella MotoGP, programmato per il 2015. Si inizia a sviluppare la moto nei test ufficiali con il pilota collaudatore Randy De Puniet e nell'ottobre 2014 vengono ufficializzati i nomi dei due piloti: Aleix Espargaro e Maverick Vinales. La moto scende in pista già nel 2014 e partecipa all'ultima gara della stagione a Valencia con De Puniet, ritirato.

Nel 2015 la struttura racing che segue la MotoGP è creata da zero in Italia dal brianzolo Davide Brivio, 52 anni all’epoca, l’uomo che nel 2004 aveva portato Rossi in Yamaha. Con Davide, il fratello Roberto e tecnici italiani e spagnoli di varia provenienza.

La nuova GSX-RR con il motore quattro in linea, disegnata dalla squadra di Ken Kawauchi, si dimostra subito competitiva e affidabile: tre sono i sesti posti ottenuti, e c’è anche la bella pole position centrata da Aleix al Montmelo, a otto anni di distanza dall'ultima pole Suzuki in MotoGP. La stagione si chiude con il quarto posto in classifica costruttori con 137 punti.

Nel 2016 vengono confermati i due piloti e in Gran Bretagna Maverick Viñales vince il primo GP dopo il rientro di Suzuki, a nove anni dall'ultimo successo nella top class con Chris Vermuelen nel GP di Francia. Grazie a ottimi piazzamenti e ad altri tre podi (e un solo zero), Maverick chiude la stagione al quarto posto con 202 punti, solo 31 meno del terzo classificato Lorenzo.

Nel 2017 però Suzuki cambia entrambi i piloti e viene fuori la stagione più difficile: la moto è meno guidabile. E’ il turno di Andrea Iannone e del catalano Alex Rins, proveniente dalla Moto2. Brivio è fedele alla filosofia dei giovani piloti, ma Iannone è solo tredicesimo nella classifica finale e Rins sedicesimo. L’ottimo quarto posto di Andrea in Giappone resta isolato.

Cambieranno, e in meglio, i risultati nel 2018 con la stessa coppia dei piloti. Rins è il più consistente: sale sul podio fin dalla seconda gara (terzo in Argentina), poi è secondo ad Assen, a Sepang e a Valencia; chiude quinto il mondiale mentre Iannone è decimo a trentatrè punti dal compagno, però anche Andrea sale quattro volte sul podio ed è secondo in Australia.

A sostituire Iannone, passato in Aprilia, arriva nel 2019 Joan Mir. La GSX-RR cresce ancora e il pilota di punta pure: Alex Rins vince i Gran Premi di Stati Uniti e Gran Bretagna battendo i due fenomeni Rossi e Marquez,è secondo nel GP di Spagna, figura quasi sempre tra i primi sei classificati e chiude l’ottima stagione al quarto posto. Mir, al debutto in MotoGP, è dodicesimo e il quinto posto in Australia è il suo miglior risultato. La Suzuki è quarta tra i costruttori.

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