Luca Cadalora compie 60 anni!
Grande Luca, sessant’anni! Che effetto fa?
Fin che si sta bene è ok; certo si comincia a pensare un po’ a quello, che prima proprio non ci pensavi. Progetti? Niente di che, non sono uno che fa dei gran programmi…
La più bella soddisfazione della carriera?
Più di una, ma fu grandissima la soddisfazione quando con Lazzarini siamo riusciti a fare quello che l’anno prima non ci era riuscito: quando arrivai nel team Italia e poi nel team ufficiale con la Garelli. La Garelli mi era sempre piaciuta, avevo il poster di Lazzarini e Nieto (quando erano ancora Minarelli), sognavo di correre in moto ma non sapevo come fare. Poi ci siamo riusciti ed è andata anche bene.
Racconta bene, Luca, questa storia.
Quando la Minarelli aveva chiuso il reparto corse, tutto il materiale era passato alla Garelli con Nieto e Lazzarini, correvano con quelle. Poi succede che fanno un accordo con la FMI: Eugenio Lazzarini diventa team manager del Team Italia. Era 1985, io cominciai la stagione con la MBA e il team di Tino Villa, per il team Italia avevano preferito Gianola ed ero rimasto e piedi. Così andai da Comanducci a Polcanto, ti aiutiamo noi mi dissero, mi comprarono le moto e venne allestito il team per far correre anche me. Ma l’85 fu un disastro, andavo fortissimo ma avrò finito due gare, pensavo che oddio ho finito di correre.
Invece…
Invece Eugenio ci credette e, anche se non avevo risultati, per il 1986 mi volle nel team ufficiale di fianco a Fausto Gresini. Mi ha recuperato. Era un grande, Lazzarini è di quella gente che mi piace, che sa come si fa una moto. E’ stato bellissimo.
E nell’86 arrivò il primo titolo mondiale con la Garelli 125. Questa la soddisfazione più grande. E poi?
E poi più avanti... bellissima la prima volta che sono stato pilota ufficiale Yamaha, eravamo per la prima prova a Suzuka con 5 gradi, un freddo terribile, primo test con tutti ‘sti giapponesi, le moto tutte nere color carbonio, non mi sembrava vero. Poi fu meraviglioso andare con Kanemoto nel ‘91, e poi con Kenny in 500, tante bellissime avventure e anche belle persone. Facevo la storia, dici? Ma no, un passo dopo l’altro, era come scalare una montagna, e non sapevi neanche bene come avevi fatto ad arrivare fino a lì.
Un pilota fortissimo, molto determinato, mai ingenuo e, soprattutto, un “grande sportivo” che lo fa essere ancora più Campione.