Luca Cadalora: l'elettronica sulle 500 2T
Sono tanti i temi aperti sul web quando si parla di moto e di corse, e in questo periodo di stop forzato c’è tanto tempo per discutere su due argomenti in particolare, uno tecnico e l’altro sportivo: quando è comparsa per la prima volta l’elettronica sulle 500 a due tempi da GP? E quali sono le dieci gare più belle di tutti i tempi?
Luca Cadalora, quando si cerca una traccia, si trasforma in una miniera d’oro. Dopo i due titoli in 250, con le cinquecento ha corso dal ’93 al 2000. Inoltre non si perde una gara da quando, da bambino, andava con il papà all’aerodromo della sua città, Modena, dove il giorno di San Giuseppe si apriva ufficialmente la stagione italiana. E infine… è Cadalora.
“Quando nel ’93 sono salito in 500, con la YZR del team Roberts, i controlli erano zero - ricostruisce il tre volte campione del mondo - e l’erogazione della potenza era già molto impegnativa. Il primo tentativo con Yamaha fu fatto due anni dopo: alla fine della stagione ’95 provammo una seconda mappa che permetteva di ritardare l’anticipo di qualche grado, quattro o cinque gradi. Ne risultava una curva di erogazione un po’ più morbida, che nella teoria avremmo potuto utilizzare sulla pista bagnata, selezionandola sul manubrio. Non l’abbiamo mai fatto: scartata”.
Ancora non si parlava di controlli elettronici, ma semplicemente di aiuti per mettere il pilota nelle condizioni di guidare un po’ più facilmente moto leggere e dall’erogazione esplosiva. Come provò a fare anche la Honda nel ’96, quando Luca tornò nel team di Erv Kanemoto vincendo subito la prima gara. Con una soluzione che non avevo mai sentito citare.
“La Honda aveva l’intenzione di fare qualcosa sul cambio - racconta Cadalora - e ci face provare un comando, tipo un interruttore, sulla leva di comando. La leva era fissa, e tu col piede schiacciavi un pulsante. Doohan ed io la provammo in Australia e la bocciammo. La leva fissa faceva un certo effetto. Ed eravamo piuttosto resistenti ai cambiamenti…”.
Se la ride, Luca, al ricordo. Secondo lui i controlli non si sono mai visti in 500 fino alla fine degli anni Novanta. Se qualcosa è stato fatto nel ’99 o nel 2000 allora si trattava si qualcosa di rudimentale, sempre con l’obiettivo di rendere l’erogazione più morbida possibile. Ma esperienze personali da riferire non ne ha.
“Anche se per risolvere il problema della coppia - aggiunge - Yamaha e Honda avevano già i motori big bang con gli scoppi più ravvicinati a metà degli anni Novanta. Nel ’96 addirittura il big bang della Honda aveva fin troppa coppia, volevi accelerare di più ma perdevi aderenza. Tanto che dal ’97 o ’98 la Honda sarebbe tornata agli scoppi regolari”.
Insomma, in quegli anni là l’unico controllo era il polso del pilota. E i tecnici potevano fare ben poco. Si lavorava molto con l’apertura della valvola di scarico e con le lamelle più morbide. E stop.
E le dieci gare più belle di sempre? Luca Cadalora identifica subito le prime tre, quelle sul suo podio ideale. E parte con il primo GP estero passato in diretta dalla RAI, per il quale, aggiungo io, bisogna ringraziare Federico Urban, che convinse i riluttanti dirigenti della televisione di stato. Un GP che con le vittorie di Lazzarini, Graziano Rossi e Ferrari è rimasto epico.
“Assen 1979 - attacca il modenese - con il duello in 500 tra Virginio Ferrari e Barry Sheene. Che gara, con il sorpasso esterno e vincente di Ferrari! Al secondo posto metto Suzuka 2001, con il rude confronto tra Rossi e Biaggi: quello famoso del braccio e del ditino medio… Ma pensandoci bene, ancora più su va messa la prima gara con la prima vittoria di Valentino sulla M1 Yamaha, Welkom 2004”.
E la più bella gara personale di Luca Cadalora, per chiudere?
“Bellissima è stata quella del ’92 a Suzuka con la Honda 250, la prima della stagione. In prova eravamo disperati: pioveva sempre, appena provavo a spingere mi partiva il davanti, in prova ero caduto due o tre volte. Ero diciannovesimo sulla griglia, ancora con la pioggia, ho recuperato e vinto la gara. Il team era sempre più bagnato: tutti in lacrime. Quell’anno eravamo pochissimi piloti a usare le Michelin, e così i francesi, per risparmiare, volevano darci la gomma anteriore delle 500. Chiaro, troppo dura. L’anno prima lì in Giappone avevo vinto: datemi quella gomma là, chiedevo. Ma quelli niente: non c’è più, non l’abbiamo portata. Alla fine, domenica mattina siamo stati abbastanza convincenti e una gomma ’91 si è trovata, in fondo al camion…”
Forza ragazzi: andrà tutto bene
Beppe