Moto2, Bezzecchi: "Ho dovuto dire no alla MotoGP"
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Ricordate il Triumph Triple Trophy? Si tratta di un trofeo riservato ai piloti della Moto2, che nel corso di questa stagione hanno conquistato punti, fra gare e qualifiche, per giri veloci (5 punti), pole position (6 punti) e velocità massima nei tre giorni di gare (7 punti). Con una prova d'anticipo è stato Marco Bezzecchi ad aggiudicarsi il premio, trovandosi una Triumph Street Triple RS all'interno del box al suo arrivo a Portimao.
Grazie a Triumph, e naturalmente al team Sky-VR46, abbiamo avuto assieme ad alcuni colleghi la possibilità di porre qualche domanda a Marco e a Steve Sargent, responsabile tecnico della Casa di Hinckley, spaziando dalle questioni agonistiche legate alla carriera di Marco fino alla sua... vita motociclistica. Mentre per Steve, c'erano naturalmente diversi aspetti tecnici da chiarire, soprattutto alla luce dei recenti annunci in merito alle prospettive per la classe Supersport.
Partiamo dall'inizio: com'è stato ricevere il premio?
"Ho visto la moto stamattina entrando nel box, non me l'aspettavo e non sapevo nulla" ha raccontato Marco. "È stata una sorpresa... e come trofeo è molto meglio di quelli che ho vinto in alcune gare! La colorazione mi piace molto, e avere la scritta 'Triumph Triple Trophy' sul serbatoio è molto bello. Mi toccherà prendere la patente della moto quando torno a casa... Il motore è molto potente, la coppia è incredibile - è la prima cosa che si nota quando si prova la moto. E poi il rumore di scarico è molto bello, il tre cilindri ha una voce bellissima. E poi c'è un quickshifter davvero simile a quello della mia moto da corsa - ecco, temo solo che su strada dovrò andare più piano..."
Viene da chiedersi se la userà davvero o finirà magari all'asta per qualche causa di beneficenza...
"No, assolutamente, la userò di sicuro - dev'essere davvero bello, non ho mai avuto una moto stradale. Ho sempre girato in scooter, e francamente l'idea di passare alla moto, magari per qualche giro con la fidanzata, mi piace molto."
Ma iniziamo a parlare di gare. Come è stata la tua esperienza con il motore Triumph?
"Intanto, è stata sicuramente una gran cosa per me arrivare in Moto2 proprio nell'anno in cui è stato cambiato il motore, perché non avendo i riferimenti del precedente non ho dovuto cambiare stile di guida. È un motore più simile a quello della MotoGP rispetto a quello che si usava prima, e la cosa aiuta molto in termini di crescita dello stile di guida del pilota. E poi c'è l'elettronica, lavorandoci sopra si riesce a fare tanta differenza in termini di adattamento allo stile del pilota, sia in accelerazione che in staccata."
A parte la Moto3, un paragone fra il motore della tua Moto2 e le altre moto da corsa che hai guidato?
"Posso dire che con l'Academy mi alleno in pista usando la Yamaha R1, che alla fine, pur avendo naturalmente molti cavalli in più agli alti regimi, a livello di coppia non è troppo diversa quindi la guida non è dissimile. D'altra parte credo che, come è stato detto più volte, l'arrivo del tre cilindri Triumph ha accorciato il passo fra la Moto2 e la MotoGP, come si vede dal miglioramento nelle velocità massime, nei tempi sul giro e via discorrendo tutte le volte che si confrontano le prestazioni di oggi rispetto a quelle che si avevano con il motore precedente."
Il passo si sarà accorciato, ma pare tu abbia avuto una proposta per la MotoGP che però hai rifiutato...
"Si, non è un mistero: Aprilia mi ha fatto un'offerta. Mi ha fatto molto piacere, perché è la prima volta che una Casa mi cerca per la MotoGP. Ci ho pensato su molto, soprattutto a Valencia, ma ho preferito rifiutare. Avevo già un contratto per la Moto2, e la situazione si sarebbe complicata non poco. E poi, a tuttora non mi sento al 100% del mio rendimento in Moto2: restare un anno in più, con lo stesso team e la stessa moto, mi farà bene. Se farò dei bei risultati so che l'opportunità in MotoGP tornerà. Però certo, chissà, se Aprilia fosse arrivata con l'offerta un po' prima..."
Steve Sargent, responsabile tecnico di Triumph, prende la parola raccontando l'esperienza in veste di fornitore unico per la categoria intermedi. "Abbiamo imparato molto dalla Moto2, soprattutto relativamente a quanto possiamo spingerci, dal punto di vista prestazionale, sui nostri motori. I piloti che li spremono nel Mondiale sono i migliori collaudatori del mondo, e con ormai due anni di sviluppo sulle spalle abbiamo messo insieme tante cose che abbiamo riportato sui nostri motori di serie. Già solo per questo possiamo dire che l'esperienza in Moto2 sia stata un successo..."
Siete comprensibilmente riservati in merito alle specifiche precise del motore racing, soprattutto per quanto riguarda la termica. Proviamo invece a chiedere quali siano le differenze nel basamento: è proprio lo stesso del motore di serie?
"Ovviamente non è identico, anche se all'esterno non c'è gran differenza. Naturalmente utilizziamo una frizione da gara e manca il motorino d'avviamento. In più montiamo un alternatore racing, il tutto per ridurre le perdite e permettere al motore di girare più libero. A livello di termica vi posso dire che lavoriamo per farlo respirare meglio; la potenza massima passa dai 123 cavalli del motore stradale agli... oltre 140 di quello della Moto2."
Quali sono state, soprattutto all'inizio, le difficoltà maggiori che avete incontrato?
"La cosa che ci ha complicato di più la vita è stato sicuramente il fuorigiri pazzesco a cui i piloti nei primi tempi sottoponevano i motori. Abbiamo un limitatore che in accelerazione limita il regime a 14000 giri; in scalata, qualcuno passava bellamente i 15.000 in scalata. Non che avessimo paura di rotture, è che per regolamento i propulsori devono durare tre gare e non ci piace l'idea di penalizzare qualche pilota con dei cali prestazionali. Insomma, abbiamo dovuto parlare con i piloti per chiedergli di non esagerare con i fuorigiri. Ecco, a qualcuno abbiamo dovuto dirlo più volte..."
Marco ride. "A me l'hanno dovuto dire una volta sola, alla prima gara. Però effettivamente è strano, perché in pista siamo tutti abituati a spremere al massimo i motori. Però non è stato difficile abituarcisi, anche perché così, rallentando le scalate, si scopre come il motore renda meglio a livello di freno motore e alla fine diventa naturale."
Torniamo a Steve. Alla fine, Triumph ha ottenuto quello che voleva ottenere dalla Moto2?
"Dal punto di vista sportivo abbiamo ottenuto anche di più, in termini di prestazioni - abbiamo ritoccato record sul giro, velocità di punta e via discorrendo. E quanto a esposizione del marchio abbiamo ottenuto molta più risonanza di quanto non ci aspettassimo dal punto di vista della copertura mediatica. Quindi direi di sì, possiamo ritenerci ampiamente soddisfatti del nostro impegno."
E per quanto riguarda la Supersport, che pare proprio cambierà regolamento nei prossimi anni ammettendo mezzi di cubature superiori a prima? Si è parlato specificamente di Triumph 765...
"Come sapete abbiamo creato la Daytona Moto2, che come sapete era un'edizione limitata ed è andata esaurita. Al momento, però, non possiamo parlarvi dei nostri progetti futuri per quanto riguarda una moto stradale di questa categoria. Sicuramente siamo interessati a riportare Triumph nel Mondiale Supersport, ma come questo possa avvenire non lo sappiamo ancora nemmeno noi, di preciso. Molto dipenderà dalla chiarezza del regolamento, e soprattutto dal fatto che ci sia uniformità regolamentare fra il Mondiale e le varie serie nazionali."
Ma in BSB, quindi, visto l'annuncio dei giorni scorsi, con cosa correrà Triumph?
"Sostanzialmente il motore sarà di base il 765 con un kit che metteremo a disposizione per chi vuole correre. Ciclisticamente la base sarà la Street Triple RS, naturalmente con semimanubri e carenatura, ma di fatto si tratterà di una Street RS. E per quanto riguarda il Road Racing, se i regolamenti dovessero uniformarsi, la cosa ci attirerebbe moltissimo..."
Tuttavia fa male vedere un marchio storico e vincente come Aprilia ricevere il diniego di Dovizioso che piuttosto si ritira, Crutchlow che piuttosto fai il tester e ora Bezzecchi che piuttost fa Moto2...