MotoGP 2023. Diventa epico il titolo che si conquista all’ultima gara
E così il duello per il titolo mondiale 2023 della MotoGP si deciderà soltanto all’ultima gara. Il vantaggio di Francesco Bagnaia è consistente, 21 punti quando ne restano 37 da assegnare (nelle due gare), ma gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo e quest’anno, anche per il tema delle gomme, l’incertezza è sovrana. Jorge Martin incrocia le dita e darà il massimo.
Non è frequente che il campionato si risolva soltanto all’ultima prova della stagione, tuttavia i precedenti ci sono. I più famosi e recenti risalgono al 2006 e al 2015: entrambi a Valencia, entrambi risolti con le sconfitte di Valentino Rossi. Due epiloghi che lui per primo non scorderà facilmente.
Nel 2006 e 2015, finali amare per Valentino
Nel 2006 Nicky arrivò al GP di Giappone (-3 gare al termine) con 21 punti di vantaggio, che si ridussero a 12 quando Valentino finì secondo dietro a Capirossi, Hayden quinto. La penultima gara all'Estoril fu movimentata: l’americano fu clamorosamente steso dal compagno di squadra Pedrosa, ahi ahi, e Rossi arrivò secondo, bruciato per soli due millesimi da Toni Elias. Il Dottore tornò in testa alla classifica con otto punti di margine.
Nel finale di Valencia Rossi partì male, era lento e cadde, ripartì e chiuse tredicesimo forse per via di una gomma fallata. Non è mai stata chiarita la ragione delle sue inaspettate difficoltà, di fatto vinse clamorosamente Bayliss su Capirex e, con il terzo posto, il compianto Hayden si prese il titolo con cinque punti più dell’italiano.
Anche nel 2015 Rossi aveva ha 18 punti di vantaggio su Lorenzo a tre gare dal termine e nel GP d'Australia Jorge risalì a -11 con il secondo posto, mentre Valentino chiuse quarto dietro a Iannone. A Sepang andò in scena il film che tutti conosciamo bene: la gara intimidatoria di Marquez su Valentino fino al contatto tra i due, Marc a terra e Rossi sul podio alle spalle di Lorenzo, il vantaggio sceso a sette punti.
Penalizzato, a Valencia il 46 dovette partire dal fondo dello schieramento, recuperò, chiuse al quarto posto; ma scortato da Marc Marquez Lorenzo vinse la gara e con cinque punti di vantaggio conquistò il suo terzo e ultimo titolo nella MotoGP.
Bagnaia esperto: a Valencia se la giocò anche un anno fa
Molti lettori ricorderanno la bella sfida del 2017 tra Marquez sulla Honda e Dovizioso con la Ducati, anche quella risolta soltanto a Valencia con il quarto titolo dello spagnolo; ma del resto anche l’anno scorso tra Bagnaia e Quartararo - che era arrivato a 91 punti di vantaggio ma poi li perse tutti - si dovette attendere l’ultima gara per festeggiare il campione 2022. Due soli punti servivano a Pecco per laurearsi, sarebbe bastato un quattordicesimo posto e il pilota Ducati concluse nono: campione con la rossa 15 anni dopo Stoner.
La tensione. Quando ci si gioca tutto all’ultima giornata è facile che venga il cosiddetto “braccino”. Mi torna in mente quello che accadde nel lontano 1981 tra i due suzukisti Marco Lucchinelli e Randy Mamola, che in Svezia, ultima gara di quella stagione, soffrirono le pene dell’inferno.
Marco arrivava dalla bella vittoria di Imatra, era in gran forma e aveva nove punti di vantaggio sull’americano: in prova fece il secondo tempo e Mamola il quarto, in gara (bagnata) partì malissimo e rischiò pure di cadere. Lo spezzino era teso, contratto sulla moto, ma Randy non era più sereno di lui, venne raggiunto e superato dal pilota di Gallina. Nono Marco, campione del mondo, tredicesimo e doppiato Randy.
Due anni dopo, invece, Freddie Spencer e Kenny Roberts se la giocarono alla pari dominando da fenomeni la gara di Imola, nel finale leggendario della stagione 1983. La sfida del secolo, che abbiamo raccontato qui sul sito recentemente, è viva nella memoria di tanti. A Kenny serviva la vittoria, a Freddie bastava il secondo posto: finì in quest’ordine con il primo titolo 500 di Spencer e della Honda, il compagno del Marziano, Eddie Lawson, non riuscì nemmeno a raggiungerli.
Le statistiche, la storia e forse… una truffa
Nella storia della moto, dicono le statistiche, sono una novantina i titoli iridati (in tutte le classi) assegnati all’ultimo Gran Premio. E spesso gli scarti tra i dominatori del campionato in top class sono stati davvero minimi: tra Marquez e Lorenzo solo 4 punti nel 2013 (primo titolo per Marc), 4 punti anche tra Rainey e Doohan nel 1992, due punti addirittura in quel 1983 tra Spencer e Roberts. Ma quello che accadde nella prima edizione del campionato mondiale velocità, del 1949, resta celebre: fu un vero thrilling che vale la pena di riprendere.
Nella gara conclusiva, il Nazioni di Monza, Nello Pagani sulla Gilera quattro cilindri colse la sua seconda vittoria dell’anno e pareggiò perfettamente i conti con l’inglese Leslie Graham, che era in sella alla AJS bicilindrica “Porcospino”. Allora c’erano gli scarti. Su sei gare ogni pilota poteva scartarne tre. Il punteggio era pari: chi era il campione?
Si accese una disputa sull’interpretazione del regolamento (scritto in francese), soprattutto per la parte che prevedeva l’assegnazione di un punto all’autore del giro più veloce in gara; ma attenzione: solo se classificato. Ebbene, nel GP della Svizzera a Berna l’autore del giro veloce era stato Ted Frend che però non concluse la gara, a allora il punto “supplementare” fu dato a Graham autore del secondo giro veloce e primo sul traguardo.
Gli italiani protestarono, la regola sembrava poco chiara, ma alla fine la FIM diede ragione agli inglesi e Leslie Graham potè festeggiare a spese di Pagani, che si consolò un pochino con il titolo mondiale della 125 sulla Mondial. Binomio tutto milanese.
Ago e Hailwood, le grandi sfide ‘66 e ‘67
Più avanti gli italiani si fecero valere e fu un tripudio la stagione 1957: Provini (125) e Liberati (500) campioni del mondo, e poi la Mondial, la Guzzi e la Gilera davanti a tutte le altre marche prima del gran ritiro. Particolarmente combattuta fu la 500, con il ternano Libero Liberati che si battè come un leone contro i compagni britannici McIntyre e Duke, oltre a Surtees con la MV. Ma il duello che i meno giovani ricordano meglio fu quello del 1966, Agostini sulla MV e Hailwood appena passato alla Honda.
Quell’anno Mike the bike avrebbe vinto tutto, tranne la 500. La Honda quattro era potentissima, ma pesante e instabile; la tre cilindri MV più leggera e agile. La penultima gara era il TT e sull’isola l’italiano, per la prima volta, fu capace di girare più forte del suo “maestro”. Ma la rottura della catena appiedò Mino sul più bello e la vittoria andò a Mike, che sembrava ormai vicino al titolo.
Poi l’ultimo GP a Monza, il 3 settembre del 1966 sulla velocissima pista “stradale” da oltre 190 orari di media. Hailwood voleva stravincere? Se ne andò in fuga rifilando ad Ago un secondo al giro, a cinque giri dalla fine aveva quasi venti secondi di margine e ancora spingeva a tutta manetta. Poi la Honda cedette: il cambio, si disse, ma in quell’epoca si dovevano nascondere le fragilità e per la MV, quando arrivava il ritiro, era sempre colpa del magnete…
Morale, vinse il giovane Agostini (24 anni, allora si cominciava tardi), che a Monza andò sul podio con due piloti su Matchless monocilindriche, Williams e Findlay, entrambi doppiati… due volte. E Giacomo si prese così il primo dei suoi otto titoli mondiali della 500.
Anche l’anno dopo Ago battè Mike in 500 e fu ancora una sfida risolta al fotofinish: 58 punti a 52 per il pilota MV prima degli scarti… e 46 pari il risultato netto. Le vittorie erano cinque per ciascuno, ma l’italiano aveva conquistato tre secondi posti contro i due di Hailwood. Titolo meritato. Alla fine del 1967 la Honda si sarebbe ritirata, lasciando la MV e Agostini padroni del mondiale.
*si ringrazia Ago e Giorgio Nada Editore per la foto tratta dal libro "Giacomo Agostini"
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Valentino.Masini, Cesena (FC)Per quanto riguarda il vero interesse per l'ultima gara quando assegna anche il titolo, direi che dipende tutto dal punteggio con cui i pretendenti ci arrivano, se la situazione è tale che uno debba stare per forza davanti all'altro per prevalere è un conto, se invece uno dei due si può accontentare di un piazzamento, l'interesse è tanto minore quanto maggiore è lo scarto e quasi mai succede che fra i 2 ci sia un confronto diretto come è giusto che sia.
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carlo.caroni, Albavilla (CO)va bene cercare di tenere alto l'interesse,ma con 21 punti di vantaggio mi pare ci sia poco dramma,certo molto,molto meno degli esempi citati