MotoGP 2024. Andrea Dovizioso ripercorre il suo arrivo in Ducati: "C'era il caos"
Dalla serie vida en rojo, visibile su Dazn Espana continuano ad emergere aneddoti interessantiIl sulle storie della MotoGP che riguardano Ducati.
Poco da dire, Andrea Dovizioso è stato uno dei piloti più importanti della Casa bolognese: 14 vittorie in MotoGP, tre secondi posti nel mondiale alle spalle di Marc Marquez.
Qui potete sentire il rapporto di Dovi con Dall'Igna, spiegato da Dall'Igna.
Tornando al pilota classe 1986, è stato fondamentale nella crescita della rossa, in cui è arrivato nel 2013 nel puzzle di incastri che ha riportato Valentino Rossi in Yamaha (come Dovi ha detto più volte lui puntava alla Yamaha ufficiale per il 2013, dopo aver corso con una M1 nel 2012).
Dovi arrivò nel box Ducati nel 2013. Questi alcuni suoi ricordi detti a Dazn: "Quando sono arrivato c’era tantissima confusione. Gli ingegneri e le persone all'interno della Ducati avevano abbastanza qualità, ma c'era il caos. Non c’era una gerarchia ben definita".
E la moto?
"La moto in sé non era complicata, semplicemente non funzionava. Abbiamo perso 40 o 45 secondi alla fine di ogni gara. La moto non era competitiva. Non c'era un lavoro produttivo. Non c'è stata una pianificazione sensata e quando rimani indietro per così tanti secondi alla fine delle gare e non vedi alcun miglioramento, tutto diventa molto estenuante"
Nel 2013 Dovi arrivò ottavo in campionato, si ritirò solo una volta e finì in gara sempre tra il 7° e il 10° posto, tranne due top 5 al Mugelle e a Le Mans.
Nel 2014 per Ducati la storia cambiò con l'arrivo di Gigi Dall'Igna.
Queste le parole di Dovi su Dall'Igna: "Fin da subito è riuscito a fare chiarezza su tutto il lavoro, permettendo che il gap si riducesse fino a scomparire. Ci abbiamo messo molti anni, ma è normale perché gareggiavamo anche contro i costruttori giapponesi, che a quel tempo erano molto forti, con piloti molto forti".
Lui, VR, ha spiegato a chiare lettere che bisognava assolutamente andare in un’altra direzione tecnica. Forse il suo errore, quello di Valentino, è stato di non aver avuto pazienza, di non essersi fidato dei progetti della casa bolognese che invece ha dimostrato tutto il suo valore e capacità manageriale cambiando indirizzo di sviluppo della moto e cercando di portarsi a casa il miglior conoscitore delle motociclette da competizione allora in circolazione, l’Ingegnere. E con lui, solo con lui la Ducati diventò veramente “l’invincible armada” che oggi conosciamo. Poi arrivò la tempesta e una Elisabetta 1ª qualsiasi che la ridimensionò. Tutto ha una fine….