Misano - Marc Marquez nella domenica di Misano 2 ha fatto un terzo posto, quindi podio. Il massimo secondo lui di quello che poteva ottenere.

Ma Marquez nelle interviste post gara ha risposto quasi esclusivamente alle domande sul discusso sorpasso Bastianini-Martin, che ha deciso la gara.

Le prime parole sul fatto... 

“Questa volta mi diverto a fare lo spettatore, mi ero già trovato in questa situazione e per questo mi sono ricordato dei vecchi tempi. Il mio punto di vista è lo stesso di sempre. Nello motorsport e soprattutto nell’attuale MotoGP, se devi sorpassare devi farlo in quel modo, soprattutto se sei così simile come velocità. Il sorpasso lo devi fare così e l'ho sempre detto, non è che cerchi il varco, è che lo crei, non c'è, ma lo crei tu, e Bastianini ha fatto questo e ha fatto procede molto bene finché le due ruote non hanno toccato il blu. Se non avessero toccato il blu, cioè fuori pista, non sarebbe successo nulla, sarebbe stato un sorpassato al limite all'ultimo giro. Una volta che le ruote toccano fuori pista dal mio punto di vista, come si è visto in passato, significa che devi perdere una posizione, one drop position. Ma hanno deciso così e alla fine devi starne fuori”

Se fossi stato tu protagonista sarebbe stata una vicenda più grossa...

“Sì, l'ho appena detto anch'io, ma va bene così. Alla fine sono cose che succedono nelle gare e basta. È semplicemente avere chiaro il criterio di cosa succede e cosa no, ma il sorpasso è pulito, al limite sì, ma pulito e l'unico dubbio sono quelle due ruote fuori pista"

Marquez lo ripete...

"Il sorpasso di Bastianini? Ancora una volta, ripeto, è pulito, giusto e ben fatto, finché le due ruote non toccano il blu. Se le ruote fossero rimaste in pista non ci sarebbe stato dibattito”

Martin può vincere il mondiale?

“Evidentemente chi è in testa, anche se ha un piccolo vantaggio, ha più possibilità di vincere rispetto a chi è secondo, e in questo momento il favorito è Martín, perché lui è in vantaggio. Penso che non aiuti fare due gare sullo stesso circuito, perché si arriva al limite. Si è visto nella caduta di Acosta e in quella di Pecco"