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MotoGP 2024. La grande sfida di Jorge Martin, come Valentino Rossi 2004, Max Biaggi 1998, Eddie Lawson 1989 e Marco Lucchinelli 1982

- Cambiare moto da campioni del mondo, sfida tosta. Martin ha dovuto cambiare strada dopo che per tre volte gli è stata negata la possibilità di guidare la Ducati rossa. Vediamo come sono andati i suoi predecessori in questa intrigante avventura
MotoGP 2024. La grande sfida di Jorge Martin, come Valentino Rossi 2004, Max Biaggi 1998, Eddie Lawson 1989 e Marco Lucchinelli 1982

Epoche diverse, categorie diverse, avversari diversi, moto diverse, motori diversi, ma quanto sono affascinanti certe sfide, che, volenti o nolenti, ne richiamano altre, per similitudini o differenze.

Jorge Martin campione del mondo 2024 è stato costretto, alla fine, a cambiare moto: per tre volte è stato, di fatto, rifiutato da Ducati ufficiale. 

Nel 2022 gli è stato preferito un'Enea Bastianini in forte ascesa, nel 2023 Bastianini è stato confermato nonostante il super campionato di Jorge. Infine nel 2024 Martin era certo di andare in rosso, tanto da organizzare anche una cena con la sua squadra, la Pramac, per salutare e ringraziare. Ma alla fine è stato scelto Marc Marquez, così Martin ha scelto Aprilia.

Martin è stato il primo pilota in epoca MotoGP a vincere il mondiale in un team satellite. In Aprilia potrebbe ottenere un altro record: essere il primo campione del mondo con la moto di Noale.

Intanto vediamo come andarono le avventure dei quattro predecessori indicati nel titolo dell'articolo: Marco Lucchinelli, Eddie Lawson, Max Biaggi e Valentino Rossi.

Va subito detto che tre di loro fecero strike, vincendo il mondiale anche con la nuova moto.

Lucchinelli da Suzuki a Honda, 1981-1982

Da un pezzo di Nico Cereghini: "Con cinque successi su undici gare, sette pole e cinque giri veloci, Lucchinelli conquistò di forza il campionato mondiale 500 del 1981 davanti a Mamola e Roberts, e fu festa grande: abituati fin troppo bene da Giacomo Agostini, nella classe più importante eravamo a digiuno da sei anni. Marco andò addirittura a cantare al Festival di Sanremo. Era comunicativo, allegro, curioso; fu il primo, tanto per fare un esempio, che sperimentò sulle ginocchia della tuta da gara gli slider battezzati "istrice", con gli aculei di gomma. Un conquistatore, e incantò anche la Honda che stava preparando il rientro dell'82 con l'originale NS a tre cilindri". 

Ancora: "Lucchinelli accettò l'offerta della Honda e forse non l'azzeccò, visto che Uncini avrebbe vinto il titolo proprio con le Suzuki lasciate libere dallo spezzino. Ma devo essere sincero: io stesso lo incoraggiai quando venne a chiedermi un parere. La Honda è la Honda, gli dissi, e certo non sbagliavo. Ma c'era un tale Spencer, pronto a correre con la sua stessa moto, e questa fu la variabile che nessuno prevedeva. Penso comunque che fu la caduta del Salzburgring, 2 maggio 1982, a cambiare qualcosa nella testa di Marco Lucchinelli. Quel giorno duellava per il comando con Uncini, quando finì sull'erba a 220 all'ora e fu costretto a buttar giù volontariamente la moto per non finire come una bomba tra gli spettatori. Ne uscì quasi illeso, ma molto scosso. Da allora non è stato più un pilota speciale. A fine '83, con Freddie Spencer campione del mondo, il ritiro. Poi molte gare sulle Ducati bicilindriche mille, ancora qualche vittoria, e infine due successi nell'albo d'oro della Superbike istituita nel 1988".

Insomma il passaggio di Lucchinelli da Suzuki a Honda non fu buono dal punto di vista tecnico e dei risultati, lo fu invece dal punto di vista economico, come Lucchinelli ci ha spiegato qua sotto, in un'intervista del giugno 2023.

Eddie Lawson da Yamaha a Honda, 1988-1989, un successo!

Classe 1958, il pilota Usa Eddie Lawson è stato quattro volte campione del mondo della 500, tre volte con Yamaha e una, al primo tentativo, con Honda.

Lawson sembrava una bandiera di Yamaha ma nel 1989 l'abbandonò per passare a Honda dove, grazie a un campionato equilibrato e a un rendimento costante si aggiudicò il quarto titolo della carriera, l'ultimo. Nel 1990 fece ritorno in Yamaha senza però tornare ai livelli precedenti.

Seppur ci incastri poco mi piace segnalare la frase con cui Lawson chiuse la sua carriera, nel 1992: "Ho vinto abbastanza, ho perso abbastanza, mi sono fatto male abbastanza, ne ho abbastanza!".

Max Biaggi da Aprilia a Honda, 1996-1997

Ok siamo in 250 qui, ma la storia-avventura di Max Biaggi da Aprilia a Honda è notevole e si inserisce benissimo in questo contesto. Biaggi è sempre stato un pilota veloce, bello da vedere. 

Dall'autobiografia di Max Biaggi: "Max, tu sei un grande pilota, ma il prossimo anno dobbiamo fare a meno di te. È necessario che sia l'Aprilia a vincere, non solo Max Biaggi". È novembre e, nel racconto di Biaggi, queste sono le parole che Ivano Beggio di Aprilia, comunica al pilota romano.

Il tempo per trovare un'altra squadra non è molto ma Biaggi riesce ad accasarsi alla Honda, "una moto molto migliore di quella che avevo guidato quattro anni prima" dice ancora nel libro.

Quell'anno, non semplicissimo, Biaggi centra il quarto titolo consecutivo, l'ultimo in 250 prima di passare in 500.

Valentino Rossi, da Honda a Yamaha, 2003-2004

Questa storia è arci nota e arci raccontata. Rossi, un po' come Biaggi nel 1996, si sente trascurato o poco valorizzato da Honda. Honda pensa che Rossi si prenda troppi meriti. Così, alla fine, Rossi rompe gli induci e passa in Yamaha, una moto che nel 2003 aveva ottenuto ben poco.

Il resto è storia: prima vittoria a Welkom in Sudafrica contro Biaggi in una delle gare più belle di sempre, la sfida con Gibernau e il primo mondiale con Yamaha.

E ora tocca a Martin

Il pilota madrileno classe 1998 ha detto: "Bella tìo, bella, bella", subito dopo esser sceso per la prima volta dall'Aprilia MotoGP.

Il nuovo direttore tecnico di Aprilia, Fabiano Sterlacchini ha certificato così la bontà dell'esordio di Martin: "L'aspetto positivo è che in tempi ragionevolmente brevi, Martin è riuscito ad arrivare ai suoi angoli di piega: questo denota il buon feeling che ha avuto nel suo primo approccio con la RS-GP”.

Insomma l'avventura di Martin è di quelle belle, di quelle da campioni, anche se lui avrebbe preferito rimanere con la moto più forte, la Ducati rossa.

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