MotoGP. Dai Fantastici Quattro a 18 vincitori differenti
Tra il 2013 e il 2016, i 4 piloti ufficiali Honda e Yamaha hanno vinto 61 gare consecutive. L’arrivo di Michelin e la crescita delle altre Case ha cambiato le carte in tavola: la scelta degli pneumatici (e quanto-si-parla-di-gomme) è diventato argomento principale nell’analisi delle gare della MotoGP e Piero Taramasso, responsabile Michelin, è uno dei personaggi più ricercati e intervistati nel paddock. Un fatto che fa storcere il naso a molti appassionati, che vorrebbero vedere gare in cui i piloti e i motori sono i protagonisti principali delle prestazioni e tutto non è calcolato sull’usura della gomma.
Michelin è fornitore unico dal 2016 e succede a Bridgestone. Nel periodo dal 2013 e fino al GP di Olanda del 2016, settima tappa di quella stagione, i vincitori sono stati soltanto quattro in 61 gare: Marc Marquez (26 vittorie), Jorge Lorenzo (20), Valentino Rossi (9) e Dani Pedrosa (6).
A rompere l’egemonia dei “Fantastici Quattro” di Honda e Yamaha è stato Jack Miller vincendo il GP di Olanda su una Honda clienti. Da allora a oggi, complici le gomme, la crescita di Ducati e successivamente anche di Suzuki e Ktm, oltre al grave infortunio del 2020 a Marquez, i vincitori sono stati 18 in 95 gran premi: Miller, Marquez, Iannone, Crutchlow, Vinales, Pedrosa, Dovizioso, Lorenzo, Rossi, Rins, Petrucci, Quartararo, Binder, Oliveira, Morbidelli, Mir, Martin e Bagnaia (in grassetto quelli che hanno vinto in MotoGP per la prima volta).
Da un dominio assoluto di due soli team ufficiali si è insomma passati a un campionato in cui possono vincere tutte le moto, comprese quelle dei team clienti, come è accaduto l’anno scorso in Yamaha, con il team Petronas che ha conquistato sei successi (divisi equamente tra Quartararo e Morbidelli) contro l’unico della squadra ufficiale (con Vinales).
Anche l’infortunio di Marquez ha rimescolato e livellato i valori. Dopo la stagione più dominata di sempre, con i 420 punti del 2019 (12 vittorie, 6 secondi posti e un ritiro), l’assenza del 93 ha messo in mostra molti talenti, dal vincitore Mir a Quartararo e Morbidelli. Potrebbero essere loro, insieme a Bagnaia, i prossimi “Fantastici Quattro”? Difficile da pronosticare, intanto c’è da considerare il ritorno di Marquez, vincitore ad Austin, poi c’è da valutare la crescita di altri talenti come Jorge Martin, Miguel Oliveira, Enea Bastianini, Brad Binder.
- nel motocross i piloti cambiano marca di moto ma i loro risultati normalmente non cambiano: in MotoGP i piloti vincenti con due marche si contano sulle dita di una mano, oggi come 30 o 40 anni fa.
Di piloti vincenti con 3 marche se mi ricordo bene ce n'è uno solo: Lawson.
- in MotoGP vincono solo ufficiali e qualche volta dei satelliti (di lusso): in MXGP vincono anche i (veri) privati.
Negli ultimi 40 anni in 500/MotoGP le vittorie di squadre non ufficiali sono solo leggermente superiori al numero dei papi sullo stesso periodo.
Cosa ne dovrei dedurre? Che i piloti di talento sono tutti in MXGP??!
Non credo proprio.
Una migliore ipotesi è infatti che in MXGP il pilota conti semplicemente molto di più.
- ciò non impedisce i campionati MX di conoscere forti dominazioni su lunghi periodi, ma i monopoli seguono i piloti e non le marche né le squadre; in MotoGP invece in 20 campionati due squadre (HRC e Yamaha ufficiale) hanno vinto 18 titoli (90%), il che è impensabile in MX.
Addirittura l'anno scorso quando ha vinto Mir su Suzuki mi è toccato leggere che era un titolo "minore": invece io penso che quel che non è normale è il pensare che solo in 2 squadre sappiano scegliere il miglior pilota, guarda un po'.
Morale: se oggi vince più gente rispetto ai primi anni della MotoGP è perché le moto competitive si sono moltiplicate a causa del regolamento; i piloti vincenti sono SEMPRE stati più numerosi delle moto vincenti e la moltiplicazione dei vincitori è semplicemente segno di migliore salute sportiva della categoria.
Negli anni '80/'90 c'erano GP in cui gli ultimi della griglia si prendevano 4 giri all'arrivo, ecco perché vincevano solo pochissimi. E' vero che le moto erano più difficili, ma se i vincitori erano pochi la ragione era un'altra.
Nei primi anni della MotoGP c'era gente che correva ancora con 2T senza aggiornamenti che partiva per arrivare decima, altro che "Fantastici 4".
Alcuni preferiscono pensare che esistono dei super-uomini? Problemi loro e della Marvel.
Il MX mostra che le dominazioni esistono ma mai senza eccezioni perché le persone reali hanno sempre dei limiti o delle giornate storte. In MotoGP invece apparentemente esistono degli invincibili invulnerabili ma la ragione vera è che anche nei giorni storti la moto li mette direttamente sul podio. O almeno così era fino a qualche stagione fa.
Ora che le cose stanno cambiando mi sembra che si possa lamentare solo colui che crede vermante possibile che su una griglia di 22 piloti ce ne siano solo 2 o 3 capaci di spingere la moto al limite fisico delle sue possibilità.
Io invece credo che la differenza sul tempo sul giro tra il primo e l'ultimo della griglia sia molto molto piccola.
Il dominio è naturale in uno sport dove il pilota conta tanto; l'esclusività o la monopolizzazione del podio, no.
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Vogliamo moto più selettive?
OK!
Ma allora scordatevi i controlli elettronici dunque i 290 CV e i 360 Km/h; a me va bene, chi ci sta?
E smettetela di rompere i maroni con i problemi che (oggettivamente) Michelin ha.
Un campionato di 19/20/21 GP non si gioca su UNA corsa sfortunata, sarebbe ora di capirlo invece di piagnistei insopportabili su "campionati falsati".
I campionati erano falsati quando un gommista andava meglio del concorrente ma non ho mai sentito NESSUNO lamentarsi, mentre ora col monogomma è tutto uno strapparsi i capelli.
Poi uno si è ritirato, gli altri sono invecchiati, è arrivato Marquez ed è rimasto il fantastico 1.
Una volta vincevano solo i migliori.
Ora vincono i migliori di quel giorno in dell'orario con quella gomma.
Se solo sposti un fattore ( ripartenza) il risultato può cambiare in modo considerevole.
Non c'entra in questo caso l'elettronica....