CFMoto SR C21 Vision Concept, supersportiva all'europea
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Fra i costruttori cinesi CFMoto è una delle più attive in assoluto all'estero.
Le sue moto sono regolarmente esportate in molti paesi, Italia compresa e il suo accordo industriale con KTM ha fornito conoscenze tecniche e aiuto nello sviluppo di motori, costruiti sulla base dei propulsori austriaci.
Non solo, CFMoto l'anno prossimo sarà presente nel mondiale Moto3 con due KTM, ma con brandizzate con il proprio marchio e i propri colori come già accade per Husqvarna e GASGAS nel solco della medesima strategia di comunicazione.
Dopo le ultime novità presentate al Salone di Chongqing, CFMoto ha scelto il web per mostrare un progetto al quale sta lavorando e che si collega al mondo super sportivo.
Si tratta della SR C21 (dove C sta per concept e 21 per l'anno di presentazione) e rappresenta la futura visione sportiva della casa cinese.
La moto è stata disegnata in Europa, dalla R&D Modena 40 di CFMoto, e mostra chiari riferimenti alla scuola europea, Ducati e Aprilia in particolare.
Non è chiaro che motore monti, se non che si tratta di un bicilindrico di cubatura non elevata, come quello della 700 CL-X forse, se non più piccolo: un 400.
Ma in fondo la cosa è al momento relativa in questa fase.
Nel 2017 CFMoto mostrò alla sua rete di vendita il concept V.02-NK, una naked disegnata da Kiska Design e realizzata con la consulenza dell'ingegner Pierluigi Marconi: montava un motore V2 di derivazione KTM. Sempre con un LC8 modificato in Cina, CFMoto ha lanciato di recente la granturismo 1250 TR-G.
Stavolta si tratta di un approccio che guarda al mondo super sportivo e quello che si può osservare è che CFMoto sta crescendo nelle cilindrate.
Dopo la enduro stradale 800MT, che arriverà l'anno prossimo in Italia, c'è insomma altro in cantiere e in differenti segmenti.
E' demenziale perchè, la situazione attuale, l'abbiamo creata noi europei.
Abbiamo spostato le produzioni in Asia, sostanzialmente di qualsiasi settore.
L'abbiamo spostata li perchè ci faceva comodo, soprattutto da un punto di vista economico, ma anche gestionale, meno stabilimenti diretti, meno rogne di produzione ecc ecc.
Ora, a distanza di anni, noi siamo diventati un continente finanziario, non abbiamo più nulla di produzione se non dei prodotti premium che permettono alle aziende di starci con i costi di produzione e la tassazione folle applicata.
Di cosa ci lamentiamo?? Gli abbiamo insegnato tutto, adesso se lo fanno da loro... Fanno bene.
E qualcuno propone i dazi... così inseriamo i dazi, le materie prime fanno un ulteriore salto in alto per una logica reazione e rimaniamo fregati anche per le poche cose che produciamo in Europa, bella mossa....
I dazi hanno l'obbiettivo di ridurre la quantità di import per sviluppare la produzione interna... il problema è che la produzione interna non è assolutamente autonoma e dipende dagli stessi paesi ai quali vogliamo applicare i dazi.
Sarebbe un totale suicidio.
Infatti, la politica dei dazi, andrebbe sempre accompagnata da delle politiche di rilancio dell'economia e della produzione interna. Inoltre sono politiche di brevissimo termine che funzionano solamente con una grandissima organizzazione di tutta la strategia che ci sta intorno.
Il know how della Cina ha permesso loro di capire bene come fare le cose, come svilupparle e le materie prime che servono, li sfottevamo quando costruivano le città fantasma in Africa, adesso vedrete cosa succede...
Abbiamo dato una botta definitiva alla produzione europea, e adesso ne paghiamo le conseguenze.
Per fare moto come la Benelli, la CF non abbiamo alternative, non possiamo farle in Italia.
Troppo alto il costo della manodopera, i materiali vanno comprati all'estero ecc ecc.
Siamo spacciati, e mettere dazi darebbe ancora peggio.
L'unica speranza, a mio modo di vedere, è diventare un paradiso fiscale e portare aziende a manetta in Italia (cosa utopica), oppure cercare di tornare sulla produzione in Italia.
Faccio fatica a vedere altre strade.