MotoGP. Eugenio Lizama: “Un pilota gestisce stress pazzeschi”
Oggi, con Skype, vi porto addirittura in Cile, a casa di Eugenio Lizama, specialista in neuro-scienze e sport. Lizama ha lavorato tanti anni in Italia a “MilanLab”, l’avveniristico sistema di allenamento creato dal Milan negli anni Novanta (quando il “mio” Milan vinceva tutto…), poi dal 2009 lavora anche con i motociclisti, prima con Andrea Dovizioso, poi con altri piloti.
Innanzitutto, Eugenio ci spiega il suo lavoro.
“Mi sono laureato in psicologia in Cile, poi ho individuato come persona di riferimento Bruno De Michelis, psicologo del Milan, il creatore di MilanLab. Sono stato tanti anni in Italia con lui. Si analizza il potenziale della mente, cerebrale, la coordinazione che hanno gli sportivi con mani e piedi. Alleni questi parametri per raggiungere gli obiettivi dello sportivo. C’è la gestione emotiva degli eventi, le abitudini, quindi la neuroscienza: gli sportivi hanno capito che bisogna allenare anche la testa, oltre al fisico”.
Dopo il calcio, Lizama ha conosciuto il motociclismo.
“Ho iniziato nel 2009 con Dovizioso, con il quale lavoro ancora adesso. I piloti non erano abituati ad allenare certi aspetti: per avvicinarmi ad Andrea, ho dovuto lavorare anche con le persone che gli stavano attorno. All’inizio era un po’ distaccato, non si fidava molto, ma poi ha visto che gli facevo vedere dei dati concreti, tipo il parametro dell’ansia, come incide sul battito cardiaco, sulla tensione dei muscoli, sulle onde cerebrali. E’ una sorta di telemetria, ma umana: il pilota riesce a capire fino a quale punto questo livello di ansia gli può essere utile. Bisogna imparare a gestire certe situazioni per trarne il maggiore vantaggio. Insegniamo agli atleti i tre aspetti: gestire le emozioni, le abitudini e le parti cerebrali. Il motore principale è il sogno, le tue ambizioni: quello è lo stimolo più importante, è l’energia che ti fa andare avanti. Poi bisogna capire come sono i rapporti con le persone con le quali ti relazioni. Quindi il pilota deve prendere confidenza delle proprie capacità. Quando questi tre aspetti sono a posto, si passa alle abitudini quotidiane. Il terzo aspetto è allenare con dei software l’aspetto cerebrale. Per i motociclisti ci sono due parametri importanti: uno fisico e uno di prestazioni. Si attua psicologia sportiva: si parla, si discute, si pongono degli obiettivi”.
Eugenio ci spiega quali sono le difficoltà quest’anno per mantenere le motivazioni.
“In questa situazione, normalmente aumenta in tutti noi lo stress. Nello stress c’è una variabile determinante: perdere il controllo di quello che fai. I piloti, per esempio, sentono più stress non quando sono in pista, ma quando devono parlare con gli ingegneri. Questo perché in pista i piloti sanno cosa succede, nel box è più complicato. Lo stesso adesso: una pandemia mondiale non ha una soluzione immediata: l’incertezza o la mancanza di controllo fanno salire lo stress. Hai una energia in eccesso che ti porta ad accelerare i pensieri. In questo periodo, gli atleti devono fissare degli obiettivi non sportivi, ma personali, di vita generale, mantenendo però la preparazione fisica. Ci sono degli atleti che si stanno riorganizzando la vita, che fanno cose che prima non avevano il tempo di fare. Aspettare una data per l’inizio del mondiale, crea ansia”.
Ecco invece cosa succede durante un periodo di gare.
“Noi facciamo allenamento tre volte alla settimana, con sedute di circa mezz’ora. Nel percorso personale di un atleta ci sono dei progressi; l’aspetto positivo di Dovizioso è che lui ha cercato di lavorare sui punti deboli, in particolare sul cavallo nero, un po’ di più sull’irrazionalità”.
Eugenio fa un paragone tra sport di squadra e individuale.
“Gli sport singoli sono più performanti di quelli di squadra, dove se non sei al 100% puoi nasconderti nel gruppo. I piloti hanno reazioni valutabili attorno a 1/5 di secondo e sono molto diversi tra di loro”.
La paura.
“Noi la utilizziamo nel modo più positivo possibile: puoi prenderla come sfida o come minaccia. La paura ti dà un allarme, ma un pilota la deve prendere come sfida. Noi cerchiamo di fare questo, prendere una minaccia come sfida: così facendo il tuo corpo reagisce in modo molto diverso. Io lavoro molto su questo aspetto: cercare di prendere questi allarmi nel modo più positivo possibile, per stare il più vicino possibile al limite. Tutto quello che noi facciamo, non ha un paragone con quello che fanno i piloti, lo stress che vivono: fatto 100 il massimo, loro in gara sono sempre sopra il 60. Lo devi gestire, non puoi fare una gara con lo stress sempre al massimo. Bisogna mantenere la lucidità al massimo dello stress: il nostro lavoro è insegnargli a gestire queste situazioni”.
In attesa di uno sviluppo del presente video,complimenti al dott.Cileno e a Zamagni.