Motomondiale

MotoGP, le pagelle dei test. Honda, Ducati e Suzuki sul podio

- Due giorni in Malesia, tre in Indonesia, oltretutto su una pista nuova: i tecnici hanno avuto pochissimo tempo per sviluppare i prototipi 2022. Ecco cosa è emerso, stando ben attenti nelle valutazioni, perché la gara è tutta un’altra cosa. RC213V e GP22 le migliori, M1 la peggiore
MotoGP, le pagelle dei test. Honda, Ducati e Suzuki sul podio

Cinque giorni di test: veramente pochi per preparare una stagione. Ma così va la MotoGP adesso e, come ha sottolineato Luca Marini, in futuro ci saranno sempre più gare e sempre meno test. Sbagliatissimo, ma è così. In attesa del DopoGP delle 18 e delle spiegazioni dettagliate del nostro ingegnere Giulio Bernardelle, diamo i voti alle Case, ben sapendo che quanto visto in Malesia e in Indonesia potrebbe anche essere molto differente da quanto vedremo in Qatar.

Attenzione, non per quanto riguarda le moto - ormai sono definite, c’è solo il tempo per intervenire, eventualmente, sui dettagli -, ma per il rendimento. Perché i GP sono completamente diversi: nel fine settimana di una gara si ha pochissimo tempo per lavorare, non c’è spazio per fare prove su prove come avviene in una giornata di test. E’ un’altra cosa, un altro sport. Quindi, bisogna stare molto attenti nelle valutazioni…

Honda RC213V, voto 9

E’ stata completamente rivoluzionata, in ogni aspetto. Alla HRC non hanno avuto il timore di “copiare” la Ducati, di prendere la DesmosediciGP come riferimento: personalmente lo giudico come un segno di forza, non di debolezza. Il miglioramento è evidente e certificato da tutti i piloti, al di là di qualche perplessità iniziale di Marc Marquez, destabilizzato per non avere più la “sua” RC213V.

Ma Marc ci ha messo poco ad abituarsi e l’ottimismo mostrato a fine test è sicuramente positivo per la Honda, così come il passo gara di Nakagami e la grande velocità di Espargaro. Insomma, con questa moto e un Marquez al 95% si può puntare dritto al mondiale.

Marc Marquez e Pol Espargaro
Marc Marquez e Pol Espargaro

Ducati DesmosediciGP22, voto 9

Considerando i pochi giorni a disposizione, l’ingegnere Gigi Dall’Igna e i suoi uomini hanno fatto una sorta di azzardo, perché manca il tempo materiale per mettere a punto alla perfezione un progetto nuovo. Perché di progetto nuovo si tratta: non una rivoluzione come quella della Honda, ma i cambiamenti sono tanti. Viene da chiedersi: perché, considerando la competitività della GP21? “Perché se non vai avanti con lo sviluppo rimani indietro, non batti gli avversari” risponde, giustamente, Dall’Igna.

Al di là dei risultati, che per qualcuno possono sembrati deludenti, per me Pecco Bagnaia e i suoi tecnici hanno fatto un ottimo lavoro, senza preoccuparsi del cronometro sul giro secco, ma preparando la GP22 per la gara. Sono convintissimo che in Qatar la coppia Bagnaia/Ducati sarà il riferimento. È andato bene anche Johann Zarco, mentre preoccupano le tante cadute di Jorge Martin e la poca velocità di Jack Miller.

Suzuki GSX-RR, voto 8,5

Il lavoro svolto è stato più che positivo: “Il motore ha fatto un significativo passo in avanti, mentre il telaio ha confermato i nostri punti forti” per dirla con le parole di Sahara-san, il direttore tecnico della Suzuki. Parole confermate da entrambi i piloti: la GSX-RR è una gran moto. Allora, perché mezzo punto in meno di Honda e Ducati?

Perché la Suzuki è indietro nel sistema dell’abbassatore anteriore da usare durante il giro e non solo in partenza (“E non lo svilupperemo durante l’anno, perché chiederebbe troppe risorse economiche” ha ammesso Sahara) e perché è da verificare il rendimento quando si gira insieme agli altri. Nei test era da podio: per me può ripetersi anche in gara.

Maverick Vinales
Maverick Vinales

Aprilia RS-GP, voto 7,5

A me ha impressionato favorevolmente, ma ho ragionato sull’analisi fatta da Manuel Pecino durante la diretta del 13 febbraio e sulle criticità sottolineate da Maverick Vinales: la RS-GP 2022 è più competitiva del 2021, ha fatto un altro passo in avanti, ma al momento ancora non basta per battere Honda e Ducati. E forse nemmeno Suzuki.

A Noale sanno di dover lavorare ancora: vanno sfruttate al meglio le concessioni. Cosa manca? Un po’ di motore, una base “sicura” per Vinales, un rendimento costante per tutto un GP.

KTM RC16, voto 6,5

Difficilissima da giudicare, ma il passo gara di Brand Binder e Miguel Oliveira in Indonesia non è stato affatto male: non è da sottovalutare. Nei test, però, non si è visto un cambiamento importante di prestazioni come ci si sarebbe aspettato.

Yamaha YZR-M1, voto 5,5

Per me insufficiente, perlomeno secondo le mie aspettative: ricordo che tutto è relativo. Da Yamaha mi aspettavo un bel passo in avanti nelle prestazioni del motore, invece la situazione è esattamente uguale al 2021. Complessivamente, la M1 è una moto super competitiva, da nove in pagella, come confermano le prestazioni di Fabio Quartararo e, in parte, anche di Franco Morbidelli.

Ma è una moto super competitiva se i piloti possono girare da soli: cosa succederà in gara con tutte le altre moto - ripeto: tutte - più veloci in rettilineo? Non a caso, Quartararo continua a ripetere che è fondamentale lavorare sul giro secco: se parti indietro, è finita ancora prima dello spegnarsi del semaforo rosso.

  • anonimo
    anonimo

    Honda da sempre cerca di dimostrare che vince grazie alla bravura dei suoi ingegneri, alla superiorità delle sue moto, ma poi tutti credono che a fare la differenza siano stati i suoi piloti e non la moto.           Yamaha, al contrario, non ha bisogno di dimostrare nulla poiché tutti credono sia la moto migliore e che quindi i suoi piloti siano avvantaggiati.           In realtà è vero il contrario: Quartararo è un gran manico e Yamaha fa di tutto per tenerselo buono, al contrario di Honda che tratta a pesci in faccia il suo pilota di punta.           Oggi tutti i piloti cercano di comprendere come faccia Quartararo a guidare in quel modo, come faccia ad essere così efficace in ingresso e a cercare di comprendere la sua tecnica di inserimento in curva, tecnica a dir poco straordinaria. Perché parliamoci chiaro, oggi le gare le vince chi è più bravo nella fase di inserimento.            Ducati questo lo sa benissimo e ha puntato tutto sull'Holeshot in gara (e non solo in partenza) non prevedendo che probabilmente l'idea, almeno inizialmente, (vedi cucchiaio) gli verrà bocciata da tutti gli altri costruttori che si coalizzeranno per non fargliela passare.                       Perché l'Holeshot? Perché oggi con potenze dell'ordine dei 300 CV la cosa più importante è tenere a terra la ruota anteriore .            Ducati grazie al desmo ha una potenza tale che può permettersi un'aerodinamica con una deportanza esagerata rispetto alle concorrenti. Naturalmente anche questa potenza ha un limite di sviluppo e quindi, essendo Ducati molto vicina a quel limite, deve potersi inventare qualcosa.                       Mi spiego meglio: A differenza di una F1 dove la deportanza è utile in curva, su una moto la deportanza serve in rettilineo. La potenza in più a disposizione di Ducati non può, per limiti dettati dalla fisica di un mezzo a due ruote, assolutamente essere sfruttata in uscita di curva dove le basse velocità rendono l'aerodinamica quasi inutile. Ogni motogp moderna ha abbastanza potenza per uscire dalle curve nel miglior modo possibile, anzi, non esiste uscita senza che il Traction Control intervenga a calmierare la veemenza del motore.            Quello che conta è arrivare il prima possibile all'ingresso della curva successiva ed in particolar modo all'ingresso della curva successiva al rettilineo più lungo. Grazie alla deportanza esagerata (ali con maggiore superficie) supportata dal super motore, le Ducati riescono a spegnere l'intervento del TC molto prima degli altri con la conseguenza che nei rettilinei (superata una certa velocità) all'improvviso scattano in avanti e sembrano mettere il turbo.            Quartararo si lamenta perché ultimamente (vedi ultime gare 2021) non riesce a preparare l'ingresso come vorrebbe poiché viene puntualmente superato dalle Ducati proprio nel tratto finale del rettilineo.            Yamaha, anche se solo in teoria per motivi facilmente intuibili, potrebbe essere più veloce di Ducati semplicemente togliendo carico aerodinamico (deportanza), vale a dire rimpicciolendo le ali. Questo però, per i motivi appena esposti, sarebbe inutile. Insomma l'unica strada percorribile è quella della maggior potenza e non essendo percorribile facilmente, Yamaha punta tutto sulla bravura del suo pilota.   
    Tanto alla fine, chi si prenderà i meriti sarà sempre e soltanto Yamaha stessa, considerata da tutti la moto più facile.
  • Jojoe
    Jojoe, Bologna (BO)

    Lo sforzo e i risultati della Ducati (che poveri certo non sono ma un inezia nei confronti dello strapotere economico della Honda) è davanti agli occhi di tutti. In un eventuale fantamotoGP dove tutti partono con gli stessi soldi, per costruire la moto almeno negli ultimi 5 anni ci sono sempre riusciti meglio degli altri. A scegliere i piloti ahime un po meno. E siccome a vincere è il binomio pilota-moto (fate voi le percentuali) si attaccano al tram. A me dispiace per Dall'Igna che altrove forse avrebbe vinto qualcosa in più con altri piloti.
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