MotoGP. Team Petronas, Rossi tace e Lorenzo si fa avanti
Il matrimonio è combinato da mamma Yamaha e i promessi sposi devono ancora innamorarsi. Anzi, pare che addirittura debbano ancora parlarsi. Con una delle parti che scalpita e l’altra che aspetta e tace. Non una bella situazione, con l’approdo di Valentino Rossi nel Petronas Sepang Racing Team che sembra complicarsi ogni giorno. Anche perché tra i due promessi sposi è già spuntato un possibile amante: Jorge Lorenzo. “Valentino non si fa sentire, Jorge Lorenzo potrebbe avere voglia di correre con noi” – è la sintesi estrema di alcune dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da Razlan Razali, patron di Petronas SRT, in differenti interviste.
Il mercato dei piloti, è noto, assume spesso i contorni della telenovela. Figuriamoci adesso che al centro dell’intero affare c’è il protagonista dei protagonisti: quel Valentino Rossi che nel motociclismo ha fatto la storia e che si trova nella difficile condizione di decidere cosa fare da grande. Di appendere il casco al chiodo per il momento non se ne parla, con il nove volte campione del mondo che ha rimandato al prossimo anno la decisione. Scegliendo, quindi, di provarci anche nel 2021 e mostrandosi disponibile verso l’offerta fatta da Yamaha, che da una parte lo ha scaricato dal team ufficiale e dall’altra gli ha garantito una corsia preferenziale per l’approdo al team satellite. Insomma, la casa di Iwata aveva in qualche modo pianificato due futuri, quello del Petronas RST, e quello di Valentino Rossi. Ritrovandosi, però, a fare da intermediaria in un rapporto che in realtà non è mai nato, se non negli approcci.
Una situazione, questa, in cui Valentino Rossi e i suoi sembrano stare alla finestra, consapevoli del peso mediatico della leggenda di Tavullia e dell’importanza che Rossi ha per l’intero circus. Lo stesso Carmelo Ezpeleta ha dichiarato che per Valentino ci sarà posto finchè vorrà.
Ma il punto è proprio questo: il posto c’è, ma se Valentino non si premura di occuparlo, il team Petronas non intende rimanere senza un pilota. E’ in questa chiave che si possono leggere le dichiarazioni, in apparenza stizzite, di Razali: “Rossi è il migliore di sempre, siamo ben lieti di accoglierlo. Ha un’età per cui o viene con noi, oppure difficilmente troverà un’altra squadra”. Parole piuttosto velenose, sicuramente verso Rossi, ma probabilmente indirizzate a Yamaha, rea di non accelerare i tempi dell’accordo e, probabilmente, anche di non aver chiarito se e quale sarà il suo ruolo in termini di impegno economico. Razali ha infatti ribadito che da sempre la politica di Petronas è quella della valorizzazione dei giovani e che, quindi, l’ipotesi Rossi, per quanto allettante e sicuramente vantaggiosa in fatto di ritorno d’immagine e sponsorizzazioni, stravolge i piani aziendali. Soprattutto se l’accordo sarà su un solo anno. Ecco, dunque, che Razali chiude con una stoccata: “Non rivoluzioneremo la squadra, non abbiamo ancora parlato Con Valentino, ma se vorrà potrà portare un paio dei suoi uomini di fiducia”. E’ noto, però, che Rossi ne vuole almeno tre: Munoz, Flamigni e Briggs.
Per restare sulla metafora del matrimonio combinato: i due sembrano già al gioco di nervi su chi porterà i pantaloni. Un clima d’incertezza che Valentino Rossi affronta con la solita faccia sorridente e che Razlan Razali invece sembra soffrire di più. Tanto da svelare un retroscena che rischia di innescare ripensamenti e gelosie. “Alla fine della scorsa stagione – ha raccontato – ho avuto modo di parlare con Jorge Lorenzo che mi ha manifestato di volerci provare ancora. Se nel 2020 non ci saranno wildcard sarà difficile ipotizzare un suo ritorno, ma mai dire mai”.
Se fosse per le 2 parti in causa forse si ma qui viene giocoforza coinvolta una "terza parte" che non so quanto possa essere disposta ai giochi delle prime 2.
Secondo me ci stanno lavorando di brutto per tutta una questione di convenienze e rimesse, tutti vorrebbero guadagnarci qualcosa ovviamente ma peso sia difficile sistemare tutte le caselle.
Certo se Rossi dicesse basta sarebbe tutto più semplice, d'altronde se non lo dice avrà ben le sue ragioni.
Lui dice spesso: prima di decidere volevo verificare la mia competitività!
Una frase che dice tutto e niente, cosa intenda dire lo sa solo lui: competitivo rispetto ai suoi compagni di squadra o in senso assoluto?
Secondo me un pilota della sua esperienza sa benissimo se è competitivo, non ci sarebbe nessun bisogno di fare ulteriori verifiche, sono più di 20 anni che fa delle gare, quante ne servono per capire?
La verità potrebbe essere che lui vorrebbe continuare all'infinito come ha fatto fino ad ora: fare e disfare e tutti in coda dietro di lui ma credo che nonostante tutto, non sia più nella condizione di poterlo pretendere.
Forse non è nemmeno un demerito tutto suo nel senso che con altro materiale a disposizione a lui più congeniale potrebbe dire ancora la sua a livello assoluto ma non si possono fare i conti con quello che non c'è.
Capisco che sentendosi ancora competitivo e non potendo creare le condizioni per poterlo essere veramente possa bruciare tantissimo ma tanto è.
Lui ora ha a disposizione una moto buona con caratteristiche ben conosciute e accessori, (gomme) con caratteristiche non confacenti al suo stile di guida, non sostituibili (quelle o niente) poche possibilità per lui di vincere gare e titoli, anche per i suoi compagni di marca se non dovessero verificarsi fatti "strani" (Marquez e forse pure Dovizioso cascano e si rompono di brutto).
Onestamente in un contesto simile faccio fatica a concepire la frase: volevo vedere…..
Poi per carità, valutare da fuori è sempre difficile.
Valentino Masini