Nico Cereghini: “L’odiato compagno di squadra”
Ciao a tutti! Devo ricordarmi di dire a Nicolò Bulega, pilota di Moto3, che quando ho sdoganato “il” pneumatico al posto de “lo” pneumatico non intendevo dare il semaforo verde a tutte le varianti della lingua italiana. E che al posto di “gli dà fastidio” non può essere usata liberamente l’espressione “gli tira il c..o”. Soprattutto in televisione e in diretta nazionale. Gli esperti dell’Accademia della Crusca e della Zanichelli, che ho citato un paio di settimane fa, non sono ancora arrivati fino a questo punto.
Scherzo, naturalmente, e a Bulega, talento nuovo del motociclismo italiano, dopo la bella gara dell’esordio mondiale può essere perdonato quasi tutto. Però domenica sera mi sono domandato: dove andiamo a finire se fin dalla prima gara dell’anno si polemizza in pubblico con il compagno di squadra senza ricordarsi di inserire il limitatore? Fenati contro Bulega, Lorenzo contro Rossi. A noi piace lo scontro sì, ma la pubblica rissa sarebbe meglio evitarla. Per loro stessi in primis.
Non mi scandalizzo di sicuro, in tanti anni di corse ne ho viste di tutti i colori. E poi il compagno di squadra è il primo dei rivali, e questa è una cosa che sanno tutti. Negli anni - e penso per esempio al clima in 250 tra alcuni piloti ufficiali dell’Aprilia negli anni Novanta- ho visto mugugni, frecciate, proteste, spintarelle fuori pista e persino qualche speronamento nelle fasi cruciali della gara. La novità, qui, è che in corsa non ci si tocca neanche, massimo rispetto, ma poi, appena finita la gara, salta il tappo e sembra lecito tutto. Lorenzo ha appena finito di fare il pollice verso sull’ultimo podio del 2015 ed eccolo iniziare il 2016 imponendo a qualcuno, non si sa esattamente a chi, di tenere la bocca chiusa; Rossi non si sottrae di certo e provoca Jorge alla prima occasione utile; Fenati attacca Bulega che forse, ma non è neanche sicuro, lo ha danneggiato nel finale della Moto3; Bulega non gliele manda a dire e il pur bravo commentatore tecnico di Sky, Mauro Sanchini, se ne esce con una osservazione molto tecnica: bravo Nicolò, che non ha soggezione del più esperto compagno di squadra.
Con questa logica, forse anche Andrea Iannone avrebbe avuto da recriminare: Dovizioso non ha fatto complimenti quando, ritenendo di poter spingere anche di più, lo ha passato e ripassato. Credo che la caduta, con il possibile successo buttato al vento, sia venuta fuori da lì, dalla sorpresa e dall’agitazione. Ma Iannone è stato zitto e questa io la chiamo professionalità, la Ducati ha bisogno di due piloti che collaborino per far crescere la moto, il clima deve essere positivo e la rivalità va tenuta sotto controllo. La parola d’ordine è: rivali in pista, ma alleati dentro il box. Non so a voi, ma quello che è accaduto invece nel team VR 46 e nel team Yamaha non mi fa prevedere niente di buono.
-
Marco.897814, Pordenone (PN)Vale il detto "Chi semina vento...raccoglie tempesta". Sia Fenati che Rossi in passato non si sono trattenuti granchè, adesso gli si presenta il conto. Diciamocelo, finchè le mani e il linguaggio restano apposto, è molto molto divertente, fa parte del gioco e del professionismo anche questo, l'importante è evitare manovre pericolose in pista.
-
Black 58, Narni (TR)I ragazzini non ragionano da ultrasessantenni, ma è anche vero che gli ultrasessantenni non vanno forte in moto come i ragazzini!!! Scherzi a parte, Italiani tutti bravissimi, quest'anno ci daranno delle belle soddisfazioni.... e Fenati stia più zitto e migliori le staccate soprattutto quando è sotto pressione!!!