Nico Cereghini: "Stoner che ci spiazza tutti"
Ciao a tutti! Quelle che sembravano chiacchiere si sono rivelate verità: Stoner lascia e lo ha comunicato a Le Mans. Per tutti noi e per la MotoGP è un bel danno, perché dovremo rinunciare al pilota che oggi dà spettacolo dentro una formula che ha perso, purtroppo, una bella fetta del suo fascino. Ma di fronte a una decisione così personale, alle parole secche di un Casey che dice mi sono stufato, questo mondo non mi piace più, preferisco stare in famiglia, beh c’è poco da fare o da dire. Però ci provo, perché è questo che faccio per lavoro.
Intanto, dico che il fatto è così clamoroso che mi ricorda la vicenda di Spencer: anche Freddie era al vertice, aveva appena vinto due titoli mondiali nell’85, 500 e 250 insieme, e nella prima corsa dell’86 –quando a metà distanza era in testa con ampio margine su Lawson e la sua moto filava che era una meraviglia- di colpo rallentò, alzò un braccio e si infilò nel box. Quella serranda, che il team chiuse subito dietro di lui, non si sarebbe più riaperta. Spencer resta un mistero, anni dopo tornò e parve l’ombra di se stesso. Lì per lì trovò un mucchio di scuse, e solo recentemente ha ammesso che semplicemente, da un giorno all’altro, aveva perso il piacere di guidare la moto. Forte depressione, fu l’ipotesi.
Stoner non pare depresso. Però chi lo sa veramente… Di sicuro è uno che ci mette molta pressione, che insieme alla sua famiglia d’origine ha investito moltissimo nella sua carriera, e tuttora spicca per non saper trovare pace. Nel box è una furia, in pista è una furia, nelle parole è una furia. E’ stato sincero, sì, ma forse anche eccessivo a sputtanare un mondo che è cambiato in peggio, ma gli ha dato molto e sta cercando di
resistere alla crisi per il bene di tutti i protagonisti. Una furia. E mi viene il dubbio che alla fine, scava scava, il suo problema sia lo stesso di Freddie Spencer. Essere il numero 1, il più forte in assoluto, non è uno scherzo, chiede uno sforzo terribile, un impiego di energia enorme che ti può anche schiacciare. Se sei forte, allora trovi un modo più o meno istintivo per sopportare tutto questo. Magari la butti sulla leggerezza, sull’ironia come mi pare abbia fatto Valentino; o sull’ordine maniacale, sulla precisione come ha fatto anche Giacomo Agostini.
Casey mi sembra, e non da oggi, un po’ fragile e con una pressione speciale addosso: sradicato dalla sua Australia a quindici anni per diventare un pilota, la famiglia intera che si trasferì in Inghilterra, a vivere in una roulotte puntando tutto su di lui. E’ diventato davvero un grandissimo campione, eppure questo non gli basta per essere felice. Oggi. Poi magari tra due anni torna, più rotondo, sereno come un pascià, e li bastona ancora tutti quanti.
Grazie
Ah
Bravo sei stato bravo