Jonathan Rea: "I love motocross"
Jonathan la carriera di pilota la stai facendo nel Mondiale Superbike, ma si può dire che sei nato su una moto da cross.
«In effetti dovevo compiere ancora i tre anni quando per Natale mio padre mi comprò una Italjet 50 cc con cui ho imparato a cavarmela in fuoristrada. A dieci anni mi imposi nel campionato amatoriale inglese con una 60 cc e ricordo che fu piuttosto dura, io ero il migliore in Irlanda del Nord dove però non c'era molta concorrenza, e ogni fine settimana prendevamo la macchina e col traghetto andavamo in Scozia e da li proseguivamo verso le piste di ogni parte d'Inghilterra dove i piloti erano molto più forti».
Mi ricordi Tony Cairoli, che dalla Sicilia ha macinato un sacco di chilometri per correre in continente.
«E' vero, e ti garantisco che è dura quando devi viaggiare così tanto».
Tuo padre era un pilota di cross?
«No, era specializzato nelle corse su strada, come il Tourist Trophy dell'Isola di Man. Era piuttosto bravo, quasi a livello professionale».
Nel 2003 hai lasciato il motocross per le gare 125 su strada, come mai?
«La nostra non era una famiglia ricca, e i continui viaggi avevano reso le spese troppo onerose. Un giorno lessi in un giornale specializzato un annuncio pubblicitario dove cercavano un giovane pilota per un team 125 in velocità, pensai che era una buona opportunità. Tra le 300 domande fui scelto io dopo una selezione tipo X-Factor fatta in Spagna con giudici e gare selettive, alla fine vinsi anche se i piloti spagnoli erano molto veloci».
Nel giro di soli cinque stagioni sei arrivato al Mondiale Superbike.
«Sì, il campionato inglese è molto professionale e si guadagna abbastanza bene, ma ho sempre voluto essere campione del mondo per cui nel 2003 ho iniziato la mia carriera iridata con la Honda».
Dalla terra all'asfalto, ma ti piace ancora il motocross?
«Certo, se dovessi scegliere tra essere Valentino Rossi o James Stewart preferirei quest'ultimo perché il fuoristrada è molto divertente, il paddock più famigliare e i media sono meno aggressivi. Da noi se hai una giornata storta ti sparano subito a zero, l'ambiente è meno cordiale anche se sia chiaro che le gare mi piacciono comunque».
Giri spesso con la tua Honda CRF 450?
«Adesso no, perché sono reduce dall'infortunio al polso di Imola, ma di solito vado in pista una volta alla settimana. Non è solo per divertimento, ma anche per essere più veloce con la mia moto da gara e per tenermi in forma».
L'anno scorso hai creato il team di motocross JAR Honda, che porta le iniziali del tuo nome Jonathan Andrew Rea, come ti è venuta l'idea?
«Da giovane mio padre aiutandomi a correre mi diede una grande opportunità, e così oltre ad avere la possibilità di essere coinvolto nello sport che amo do una chance ad un'altro ragazzo di potersi realizzare in questa disciplina. Nel 2009 sono partito supportando nella MX3 britannica Thomas Fenwick, al quale quest'anno ho affiancato il pilota Sudafricano David Goossen che purtroppo è andato incontro a numerosi infortuni. Il nostro team è supportato anche da Giuseppe Andreani, lo stesso che nei GP Superbike mi cura la messa a punto delle sospensioni. Beppe è simpatico e sono contento di essere il migliore pilota in Superbike con i suoi prodotti che sviluppiamo assieme al suo numeroso staff di collaboratori. Quando sono in Italia faccio sempre base da lui».
Quest'anno non ci voleva la caduta di Imola.
«La stagione fino ad allora era stata piuttosto buona, ma quel weekend la pista era molto scivolosa e non avevamo mai corso sul bagnato. Purtroppo è stata una caduta da poco che ha però provocato un brutto infortunio perché mi sono rotto i legamenti dello scafoide e mi si è lussata una spalla. A inizio dicembre ho provato a girare in moto ma sentivo molto dolore, spero che vada meglio il 21 gennaio quando farò i test della nuova moto con cui correrò la prossima stagione iridata».
Quindi anche niente moto da cross per un po'.
«E si, mi fa troppo male. Ma ora mi sono riposato fin troppo per i miei gusti, e quindi andrò alla Honda in Australia per mettere a punto la preparazione fisica, la è più caldo e il tempo migliore».
Anche Rossi, Melandri e Dovizioso amano il motocross, ma non possono farlo per paura degli infortuni.
«Io invece ho il permesso di farlo, anche perché penso che puoi sempre farti male anche camminando per strada. Certo io rispetto a loro ho più esperienza in questo sport perché l'ho sempre fatto sin da piccolo e quindi il rischio è minore, comunque ci sto molto attento».
A Imola visto che non ti sei divertito con la moto ti sarai consolato con il cibo visto che quello italiano è il tuo preferito.
«Effettivamente amo la vostra cucina, ad iniziare dalla famosa piadina romagnola con prosciutto, mozzarella e rucola che mangio sempre quando vengo da Andreani e a correre a Misano».
Qual è il tuo obiettivo per il 2011?
«Anche se ci sono molti piloti ufficiali e molte moto veloci ad iniziare da Biaggi e dalla sua Aprilia voglio vincere il campionato. Per sfidare Max dovrò essere più costante, io lo rispetto molto perché è un grande campione, ma l'anno prossimo voglio proprio batterlo».
Sorpresa
Un altro da invitare alla prossima edizione di "UNITI X LA VITA", la manifestazione benefica che si è tenuta quest'anno il 14 novembre a Faenza. Penso che Rea potrebbe rimanere sorpreso dal passo di Melandri e Dovi.
Li ho visti in quell'occasione e non pensavo fossero tanto performanti su una moto da cross.
Così poi invitiamo anche Beppe(Andreani) che ha anche lui "qualche" esperienza di motocross(!!!!!!!!!!!!!!)e facciamo un pidina party.
Gandolf