La Svizzera ha capito tutto: sull'elettrico mettono le tasse, altro che incentivi!
Le tasse non piacciono a nessuno e non è questa la sede per le polemiche su come vengono utilizzate dai diversi governi. Diciamo che sono indispensabili per la gestione dello Stato e che in linea di principio se non si raccolgono abbastanza tasse non si riesce a far fronte ai servizi che lo Stato fornisce ai cittadini.
Come ben sappiamo anche i carburanti sono tassati e forniscono un grande introito. In molto Paesi i governi stanno incentivando la transizione elettrica con ecobonus o la detassazione. E' il caso dell'Italia e di altri paesi europei e non solo. Da una parte quindi lo Stato fa cassa con la benzina e dall'altro ne disincentiva il conumo. Un apparente controsenso che la Svizzera svela per primo. Per far fronte alla riduzione dell'introito derivante dalle tasse sui carburanti resto verranno tassati anche i veicoli elettrici. Non è una questione di equità o di insensibilità alla questione ambientale. Semplicemente il Consiglio federale svizzero ha incaricato il Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC) e il Dipartimento federale delle finanze (DFF) di presentare un piano di imposte da applicare entro la fine del 2023. Il motivo è che con l'aumentare dei mezzi a zero emissioni gli stati faranno sempre più fatica a rinunciare all'introito derivante dalle tasse sui carburanti. La Svizzera quindi è semplicemente la prima nazione a invertire la rotta, ma non sarà di certo l'unica.
I cugini elvetici prevedono di mettere a punto il quadro legislativo al massimo entro il 2030 e sul tavolo c'è la proposta di far pagare tasse in base al numero di km percorsi. Un'idea che nasce dall'impossibilità di tassare l'elettricità dal momento che la maggior parte degli utilizzatori di veicoli elettrici in Svizzera li ricaricano a casa.
Prima di tutto non tutti coloro che hanno un'auto tradizionale possono permettersi il costo di un'elettrica. A parte i gondoni privilegiati che sparano fesserie e che andrebbero ridotti ai minimi termini a suon di ceffoni verbali, se ne sono già resi conto persino i produttori;
secondariamente, l'energia elettrica bisogna produrla e come si fa? Principalmente per mezzo di idrocarburi bruciati nelle centrali. Credete davvero che l'industria del petrolio avrebbe permesso il passaggio obbligatorio all'elettrico se non fosse stata rassicurata su un futuro tranquillo e su guadagni ancora maggiori? Parità di consumi con minori costi di trasporto e maggiori introiti per tramite di minori costi gestionali e l'opinione pubblica felice e contenta perchè non ci saranno più auto a benzina in giro, l'uovo di colombo!
In terzo luogo, il passaggio all'elettrico drenerà ulteriori risorse minerarie, richiederà più rame ed alluminio per il trasporto dell'energia e gli impianti di generazione e distribuzione, si dovranno aumentare le linee aeree di distribuzione, dato che la rete attuale non è adatta ai volumi richiesti, si produrranno più batterie che richiederanno nuove miniere di litio e cobalto, che non sono la cosa più ecologica ed etica del mondo e ci sarà il problema dall'inquinamento generato dalle batterie esauste che solo in parte potranno essere riciclate. Alla faccia della tutela dell'ambiente.
E poi arriveranno le tasse, non solo sulle auto, ma sui sistemi autonomi di produzione di energia come le turbine eoliche domestiche ed i sistemi solari off grid, come già successo in belgio, dove il governo dapprima ha concesso larghi incentivi per l'installazione di pannelli fotovoltaici e poi una volta che si sono diffusi, li ha tassati a metro quadro, esattamente come si faceva da noi con le finestre.
La storia e le esperienze pregresse insegnano a non fidarsi dei pifferai magici, purtroppo certi topolini, che sono a maggioranza, non sanno leggere, men che meno la storia. La soluzione non sta in quello che ci vogliono far vedere o ci raccontano, sta altrove e in altre soluzioni.