La storia di Roberto Osenda: dal Team Aprilia con Pirovano al ritorno al cross a 60 anni, vincendo
“Avevo più o meno dieci anni: guardavo mio padre andare in moto e sognavo. Poi ci sono salito e, di fatto, non sono più sceso”. A parlare è Roberto Osenda, di Busca (Cn). Ha 60 anni e una concessionaria Yamaha. Ma il lavoro non c’entra niente, perché la sua è una storia di passione.
In questi giorni molti giornali locali o di settore hanno parlato di lui. Perché a 60 anni, appunto, s’è alzato una mattina e ha deciso di essere ancora un pilota, come quando a 18 anni era compagno di Team in Aprilia di un certo Fabrizio Pirovano: si è iscritto ad una gara di cross del campionato regionale MX Piemonte e l’ha pure vinta.
Chiamarlo per farci raccontare la sua storia è stato per noi quasi un dovere. Perché le due ruote sono ancora questo: passione pura. Che sia sull’asfalto o sulla terra, come per Roberto. “Avevo poco più di dieci anni quando ho iniziato a fare cross - ci ha raccontato al telefono - ma mica con una minimoto come adesso: ho iniziato direttamente con una Beta 250. Poi è arrivata una Maico, con cui mi sono fatto largo nei campionati e a 18 anni ero nei Senior, nell’Italiano, interno al Team Aprilia insieme a Contini, Dolce e a Fabrizio Pirovano. Sì, quello che poi è diventato un mito della velocità: aveva cominciato dal cross anche lui”.
Carriera partita, quindi, e speranze alle stelle per fare di una passione immensa anche un lavoro, magari in giro per i crossodromi di mezzo mondo. Invece quel sogno si interruppe a Pinerolo. “Ebbi un brutto incidente, con fratture varie - ha proseguito -. Chiaramente finì tutto, ma non certo la passione per le moto. Sono ritornato in sella appena possibile, ma a quel punto il cross era il mio passatempo. Ho gareggiato in ogni tipo di competizione, sempre con le 250, ma Yamaha, che nel frattempo è diventato anche il marchio a cui ho legato la mia attività. Poi a cinquant'anni, dopo 40 nei crossodromi tra fango e salti, m’è successo come Forrest Gump: mi sono guardato indietro e mi sono detto che ero un po’ stanchino”.
Fine della corsa. Qualche uscita con gli amici, le moto che comunque erano anche il suo lavoro e che, ogni tanto, prendevano un po’ nel suo tempo. Ma niente più corse. “Fin lì avevo battezzato tutti i fine settimana della mia vita, estate e inverno con le gare o comunque con la preparazione alle gare - ha scherzato - c’è voluta la pazienza di mia moglie e della mia famiglia. Ma hanno sempre visto quanta felicità rappresentasse per me il cross e hanno capito. Sai, le discipline del motorport sono belle tutte, ma, sarò di parte, il cross ha qualcosa di più. Il cross ti attraversa l’anima. Prendi Dovizioso: una carriera pazzesca aspettando il momento giusto per fare quello che voleva fare davvero, il cross”.
Una grande passione tornerà sempre a presentartisi davanti, disse una volta Giancarlo Morbidelli, un grandissimo del motorsport. Ed è esattamente quello che è successo a Roberto Osenda. “Dopo dieci anni in cui non partecipavo più a gare di cross - ha raccontato - mi sono alzato una mattina dicendo a me stesso che avevo una voglia matta di stare di nuovo dietro al cancelletto. In famiglia m’hanno preso per matto, ma poi hanno ancora una volta capito. E mi sono messo al lavoro”. Sì, al lavoro. Perché il fisico a sessant’anni non è quello di quando se ne hanno venti e senza preparazione la voglia di una emozione può trasformarsi in una figuraccia, se non in un brutto infortunio. “Mi sono allenato per mesi per prepararmi all’appuntamento di domenica scorsa - ha proseguito Roberto - Ed è un po’ quello che mi piacerebbe dire ai giovani di oggi: senza impegno, senza votarsi in qualche modo a una passione, anche i successi non avranno mai il giusto, appagante, sapore”.
Quello che ha riassaggiato Roberto domenica al crossodromo di Trofarello, nella tappa del campionato regionale MX Piemonte, è stato un sapore pazzesco. “Ai miei tempi c’erano tre o quattro categorie - ha detto - ora ho scoperto che ce ne sono una infinità. Non sapevo nemmeno a quale stessi partecipando: ho semplicemente chiesto di essere iscritto dove potevo essere iscritto. Poi dietro al cancelletto, quando avevo ancora la moto in folle, mi sono guardato di qua e di là, in mezzo a tutti, e penso di aver avuto in quell’istante un anticipo di Paradiso. Dopo, ingranata la prima, ho pensato solo a competere, ma senza quella foga del ‘devo vincere a tutti i costi’ che magari potevo vivere prima. E’ stato pazzesco. E alla fine ho anche vinto, primo della Master MX2 che corre insieme alla MX1 ed alla Super Veteran. A 60 anni ora non mi fermo mica. La prossima tappa sarà al crossodromo di Pinerolo, quello in cui ebbi l’infortunio che mise fine alla mia carriera quando ero con l’Aprilia. Ho un conto in sospeso con quel posto e tra quindici giorni sarò al cancelletto”.
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manlione, Rimini (RN)fenomeno
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Brembol, Vimodrone (MI)Bella storia e in bocca al lupo per l'appuntamento col destino!