BMW Birdcage. Rientro nel custom?
Chissà quanti hanno letto bene fra le righe, qualche mese fa, quando BMW ha svelato al mondo intero il concept R18 Departed realizzato da Custom Works Zon. Dicendo, un po’ in sordina, che il poderoso boxer abbracciato da un telaio e sovrastrutture che più minimaliste non si poteva costituiva “un motore tutto nuovo”.
Una dichiarazione d’intenti bella e buona, tanto che quando la Casa di Monaco ci ha invitato ad Austin in occasione dello Hand Built Show abbiamo pensato che il momento fosse arrivato. Avremmo visto la moto di serie che avrebbe segnato il rientro di BMW nel settore delle cruiser, a quasi due decenni dalla nascita della R1200C e della sorella ancora più statunitense, la Montauk.
Un rientro più o meno annunciato, negli anni passati, dallo stato maggiore BMW quando, nelle nostre interviste, avevano identificato quello delle cruiser come l’unico segmento mancante dall’attuale gamma del marchio dell’elica - non è un mistero, peraltro, che qualche realizzazione della concorrenza piaccia molto a Edgar Heinrinch, il capo del design di BMW. Un segmento del resto contiguo a quello delle classiche, dove BMW ha fatto letteralmente sfracelli con la famiglia NineT.
E invece, come avrete già capito, dovremo aspettare ancora qualche mese - se dovessimo scommettere, punteremmo sull’EICMA, per vedere un modello di serie in questo segmento. Non ci resta che osservare da vicino il maestoso propulsore - su cui BMW rimane adamantina nel non divulgare dati o dettagli - che adorna questa Birdcage, realizzata in circa quattro mesi e approntata pochi giorni prima di questo appuntamento dagli americani di Revival Cycles (peraltro già autori della Bison, su base NineT).
Il bicilindrico boxer sarà, stando a BMW, il boxer di maggior cilindrata unitaria mai costruito, che stando alle indicazioni del nome della Departed ipotizziamo attorno ai 900cc per un totale di circa 1.800. La trasmissione è ovviamente cardanica, e il comando distribuzione, con ogni probabilità, ad aste e bilancieri.
Nel caso della Bircage siamo davanti ad una realizzazione prettamente statunitense nel gusto, che però in un qualche modo richiama comunque stilemi classici di BMW. Il minimalista traliccio in titanio che collega il perno di sterzo alla ruota posteriore ricorda infatti, per certi versi l’andamento delle sovrastrutture in lamiera stampata della R7 del 1934.
Lo schema hardtail non prevede sospensione posteriore, mentre anteriormente troviamo una soluzione simile al Telelever. - ad entrambe le estremità, i cerchi sono da 23 pollici L’impianto frenante conta su un solo disco, al posteriore, azionato da un pedale sulla sinistra, mentre il comando del cambio è riportato tramite una serie di rinvii in fibra di carbonio su un comando a pomello sul serbatoio. Acceleratore e frizione - almeno loro - sono al loro posto, ma su un manubrio a corna di bisonte in posizione pressoché verticale. Il prototipo è marciante, ma la guidabilità, diremmo, è un’altra cosa - la posizione definita dalla triangolazione fra manubrio, sella (che, a proposito, è un sottilissimo foglio in fibra di carbonio) e pedane parla di und drag racer, fatta per scattare in rettilineo. E su brevi distanze.
Piuttosto difficile immaginarsi una moto di serie che recuperi in toto questo genere di stilemi, nettamente in contrasto con l’uso pratico della moto; più facile immaginarsi una power cruiser sulla falsariga, appunto, delle grosse Ducati. Ma non dovremo attendere molto per soddisfare la nostra curiosità…
Da vedere poi la struttura non è niente rassicurante sia per robustezza che per resistenza alla torsione, tanto valeva che utilizzassero il telaio in lamiera del 1934, pure piu' bello.
Credo che se BMW facesse una replica in chiave moderna della leggerissima R32 avrebbe un successo sicuro.