Borile da Vo': "Qui siamo nell'occhio del ciclone"
Dopo averci mostrato, nel suo primo video, i varchi presidiati dalle forze dell'ordine che impediscono ogni accesso a Vò, in questo secondo video Umberto Borile ci porta alla periferia del paese in provincia di Padova, tremilatrecento abitanti, dichiarato zona rossa dopo il primo deceduto italiano per il coronavirus. Ci mostra il suo kartodromo, centro di passione per tanti motociclisti e kartisti del nord Italia, completamente fermo.
Il piccolo centro ai piedi dei colli Euganei è in ginocchio, e i paesani molto preoccupati. La gran parte degli ottantotto cittadini positivi al tampone sta bene e molti sono già tornati alle loro case, monitorati dai medici. Ora si sente parlare di un secondo tampone per tutti, allo scopo di studiare in profondità lo storico del contagio. Gli abitanti di Vò temono che tutto ciò metta il paese in una luce sinistra, difficile da dimenticare negli anni futuri.
Da qui l'appello al governo. Borile, a nome del paese intero, chiede di comprendere che ogni impresa locale è bloccata. I produttori vinicoli, le botteghe, le piccole aziende come la sua. Tutti fermi e chissà ancora per quanto. Non basterà un rinvio dei versamenti delle imposte, occorreranno misure più adeguate.
Stringiamo i denti e forse ci godremo anche qualche bella gara in MotoGp e Sbk.💪💪💪💪
Quindi "basta decidersi" se e' meglio stare zitti zitti e riempire le terapie intesive per una "influenza" o evitare di intasare tutto subito diluendo i contagi in un periodo piu' lungo.
Perche' non pesno che sia una "invezione mediatica" che gente in situaizone grave ce ne e'.
Poi, fra tutti i contagiati, tanti guarisicono magari non arrivando mai a certi levelli ma, l'intenzione e' evitare che ce ne siano troppi di gravi adesso in un lasso di tempo breve.
@ghero : non c'e' prevenzione per un virus che non conosci.
per quanto riguarda la situaizone economica e le questioni fiscali, sarebbe il caso di rendere lo Stato un po' piu' "smart".
Dove "smart" non e' una questione tecnoligica (non solo), ma bisogna svecchiare e rendere piu' agile lo Statom che deve seguire ed avere delle politiche di gestione per eventi coem questi.
La civilta' industriale "statica" tipice di un secolo fa', non e' piu' praticabile e realistica per la vita di oggi.
Lo Stato deve seguire l'evoluzione del mercato, della econocmia e delal societa' in cui e' calato.
Non si possono piu' avere soluzioni "vecchie", basate su principi inapplicabili oggi ed essere pronti anche a crisi settoriali o geografiche, almeno (ripeto) con protocolli e forme adatti.
Direi di approfittare di questa crisi anceh per riformare parametri, modalita' e principi della interazione impresa-Stato.