Da San Paolo, in Brasile, una corsia centrale per le moto. Che funziona
Qualche volta occorre guardare oltre e immaginare soluzioni innovative anche se possono apparire semplicistiche. E’ il caso di San Paolo, in Brasile, dove con oltre 12 milioni di abitanti, un traffico intensissimo e circa 1,3 milioni di moto e motorini in movimento, gli incidenti rappresentano una vera calamità sociale. Ebbene, due anni fa è stata realizzata una particolare corsia riservata alle moto e i risultati, dopo qualche aggiustamento, sono stati sorprendenti.
Il progetto sia chiama “Faixa Azul”, fascia azzurra: un corridoio di sicurezza al centro della carreggiata, tra la prima e la seconda corsia su sei chilometri dell’Avenida 23 de Majo. I veicoli viaggiano nello stesso senso di marcia e i motociclisti possono percorrere la “loro” pista in fila indiana (non c’è spazio per sorpassarsi a vicenda) invece di zigzagare tra i veicoli.
In una prima fase, la corsia (più larga) era stata disegnata sul margine sinistro della corsia; ma le auto che svoltavano a sinistra si trovavano a tagliare la strada ai motociclisti, spesso troppo veloci. Così sembra funzionare molto meglio: gli incidenti sono calati del 55,2% e la mortalità è stata azzerata.
E’ importante considerare che la corsia è facoltativa, non è obbligatoria per i motociclisti mentre è severamente vietata agli altri veicoli. Quel largo viale vede transitare 2.400 moto all'ora, fino a 50mila al giorno. Il limite di velocità è di 60 kmh, ma quando il traffico è fermo i motociclisti non possono superare i 30 orari. Dopo sei mesi di test, l’esperimento è considerato concluso e la soluzione sarà applicata anche su altri viali di San Paolo.
Anche in Francia soluzioni simili
Si tentano soluzioni di questo tipo un po’ dappertutto. Anche nelle città europee - dove per fortuna i tassi di mortalità sono più molto più bassi rispetto al Brasile o a certi Paesi asiatici - si prova a disegnare le corsie riservate alle due ruote, sempre più utilizzate dai cittadini e sempre più a rischio di incidente.
Ma si pensa soprattutto alle biciclette. Peraltro senza avere ancora fissato a livello comunitario come queste corsie devono essere disegnate, quali misure siano le più sicure e quindi da adottare, quale layout sia emerso come il più adeguato dopo tanti studi realizzati.
In Francia si sperimentano corsie riservate alle moto: a Cannes, in Costa Azzurra, abbiamo visto le prime riservate ai motociclisti. Sono state disegnate sull’asfalto di fianco a quelle delle bici, i ciclisti all’estrema destra, i motociclisti alla loro sinistra e poi le quattro ruote. Tentativi.
La strategia è quella di tenere separati i flussi del traffico, salvaguardando per quanto possibile gli utenti deboli. Chiaramente non è possibile intervenire dappertutto, la larghezza della via o del viale cittadino limita spesso le possibilità di organizzare meglio la mobilità quotidiana.
Ma anche qui ripetiamo un concetto che pare difficile da assimilare per tutti, amministrazioni e cittadini. Prima ancora delle regole e delle soluzioni possibili deve crescere la consapevolezza e l’educazione del singolo. Troppo spesso incappiamo nella aggressività, nello scontro tra una categoria e l’altra; qualche volta nella palese ostilità di certi automobilisti frustrati che vogliono “punire” chi può cavarsela nel traffico meglio di loro. Tutt abbiamo fatto esperienze surreali di questo genere.
Occorre informare, convincere, educare. Con progetti seri. Dai bambini delle scuole elementari ai ragazzi, fino agli adulti. Occorrono programmi didattici obbligatori e servono campagne di sensibilizzazione: massicce, diffuse su tutto il territorio nazionale, ben fatte. Occorre investire sulla sicurezza, insomma. Ma al di là delle chiacchiere si vede troppo poco.
Sicuramente una maggiore consapevolezza e sensibilizzazione dei singoli sarebbero le benvenute, ma le amministrazioni locali (o chiunque sia il responsabile) dovrebbero anche investire su una manutenzione preventiva e periodica delle nostre strade, perché è sicuramente necessario avere per le strade persone consapevoli, ma non è assolutamente sufficiente per azzerare le morti sulla strada.