L'editoriale di Nico

Nico Cereghini: “Possono installare le barriere salvamotociclisti. Bontà loro”

- Il nuovo codice della strada ci mette tra gli utenti deboli, ma per vedere atti concreti chissà quanto dovremo aspettare. Per ora dobbiamo accontentarci delle parole: sulla messa in sicurezza delle barriere, i gestori “possono” agire
Nico Cereghini: “Possono installare le barriere salvamotociclisti. Bontà loro”

Ciao a tutti! La prendo larga. Il ministro Salvini, in occasione di una Assemblea di Confartigianato, ha detto: “Stiamo lavorando alla riforma delle concessioni autostradali per ricalibrare il costo del pedaggio. Pensiamo anche di riequilibrare il servizio degli autogrill perché l’autostrasporto non sia considerato un problema”.

Tradotte in termini più comprensibili, queste parole sembrerebbero rassicurare sul fatto che saranno ridotti i costi del pedaggio e quelli delle aree di servizio. Ma è difficile crederci, perché uno dei primi passi di questa famosa “riforma delle concessioni” non va nella direzione del risparmio, ma della spesa.

Dovete sapere che Autostrade di Stato, la concessionaria pubblica fortemente voluta da Matteo Salvini e nata a primavera proprio per riorganizzare le concessioni, si muoverà ereditando da Anas “le funzioni e le attività per quanto riguarda la gestione delle autostrade statali a pedaggio”.

Tale trasferimento doveva essere gratuito, secondo la legge di Bilancio. Adesso invece si scopre - lo scrive Repubblica - che costerà 343 milioni, con un emendamento fissato al decreto Fisco e presentato dai relatori alla commissione Bilancio del Senato. Dettaglio: i milioni per acquistare le partecipazioni di Anas arriveranno dal fondo Patrimonio, che dovrebbe invece servire al sostegno delle aziende in crisi.

Ci si capisce obiettivamente poco, ma quel poco non promette nulla di buono. Verrebbe il sospetto (piuttosto diffuso) che ogni comunicazione sia da ricondurre alla propaganda, secondo il momento e secondo le esigenze elettorali. Perché poi le azioni reali, quando è il momento di agire davvero, sembrerebbero andare in tutt’altre direzioni.

Come le riforma al Codice della Strada, finalmente approvata dopo mille annunci lo scorso 20 novembre e ben illustrata da Nicola Andreetto nel video di pochi giorni fa. Le proteste sono già tante, le associazioni delle vittime della strada chiedono che si riducano le velocità, che tutte le città seguano l’esempio di Bologna; segnalano che a Madrid, con i 30 all’ora su tutte le strade urbane, hanno ridotto la mortalità: 34 vittime per milione di abitanti e in Italia siamo a 54. Aggiungono che è giusto punire chi guida ubriaco o sotto l’effetto di droghe, ma gli incidenti relativi a queste cause, in Italia, rappresentano il 5% del totale... E poi i controlli?

E’ bel pasticcio, che riguarda anche noi. Ci hanno inserito nella categoria degli utenti deboli con pedoni e ciclisti, come chiedevano FMI ed Ancma. E va bene, questo passaggio ci consente per esempio di godere di tutele particolari anche da parte di chi gestisce le strade. Ma come si traduce, al momento, questa misura? Che nel nuovo CdS. è scritto: “I gestori delle strade possono istallare le barriere salvamotociclisti ecc. ecc

E’ un primo passo, ci assicurano, bisogna essere contenti. Invece non lo siamo affatto. Anche le scuole possono introdurre ore di lezione destinate alla educazione civica e stradale, magari ricorrendo agli agenti di PS o della Polizia Locale che si prestano volentieri da anni. Ma quando invece leggeremo “devono”?

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