ASI MotoShow 2024 a Varano: è qui la festa! [VIDEO e GALLERY]
Devo ricordarmi di giocare il numero 26 alla roulette. Non ci avevo fatto caso, ma è una bella combinazione: 26 era la 1000 Laverda V6 che guidai con Perugini nel 1978 al Bol d’Or del Castellet, e aveva il 26 pure la Segoni Laverda 750 del Bol 1973 Le Mans, con l’amico Daneu. L’ha recuperata e rimessa a nuovo il collezionista olandese Marnix van der Schalk. Più bella che nuova, elegantissima.
Andare a Varano per il MotoShow è come salire su un’astronave spaziale che ti spara nel passato. Che tu sia un ex-pilota o un semplice appassionato, l’effetto è lo stesso. La sei cilindri: più la guardo e più mi impressiona, sembra più grande e più aggressiva. Probabilmente mi sono rimpicciolito e intimidito io, oppure pesa l’elemento leggenda: quando una moto entra nella storia (e questa lo ha fatto, è una mezza F1) cresce di statura. Le moto classiche sono sempre bellissime, in qualche caso sono ancora più belle di allora, noi vecchietti invece... lasciamo stare! Ma il pubblico è appassionato, generoso, ci vuole anche più bene.
Ecco Ago, che si è fatto romantico e dice “È sempre bello incontrare chi ti ha ammirato e chi ha ancora dei bei ricordi. Tutti i record, anche i miei quindici titoli mondiali, sono fatti per essere battuti ma... per il momento sono ancora miei e me li godo anche e soprattutto in queste occasioni".
Una bella esibizione anche in pista
ASI MotoShow non è una gara, ma una rievocazione della storia della moto. Esibizioni in pista, con i mezzi suddivisi in categorie omogenee per età o per prestazioni. Ci sono le “antique veteran” dalle origini al 1918, poi le “vintage” dal 1919 al 1930, le “post vintage” dal 1931 al 1945, le “classic” dal 1946 al 1960, le “post classic” dal 1961 al 1970 e infine le “modern”. Pagano una quota i privati e i club che espongono e guidano le loro meraviglie, il pubblico entra gratis.
Manuel Poggiali, due volte iridato e oggi coach di Bagnaia e Bastianini, ha portato in pista la Desmosedici che trionfò con Troy Bayliss a Valencia, ultima gara del 2006 con la caduta di Valentino e il terzo posto di Hayden che valse il titolo all’indimenticabile pilota americano. “ASI MotoShow è un concentrato di decibel, adrenalina, spettacolo- ha detto Manuel- e le emozioni di un pubblico straordinario. Mi sono divertito il doppio: prima ammirando un paddock da favola, poi in sella alla Ducati Desmosedici per le parate dei campioni.”
L’evento è organizzato dall’Automotoclub Storico Italiano sin dal 2002 e ha visto quest’anno la presenza ufficiale di Yamaha e Honda. Yamaha ha esibito la YZR 500 di Lawson mondiale 1986, la YZR 250 di Cadalora nel ‘90, due belle TZ 700 quattro cilindri di Hubert Rigal, di fianco alla nuova XSR 900 GP che unisce lo stile racing “old school” con la tecnologia moderna. Honda Italia, per la prima volta ad ASI MotoShow, ha celebrato con una speciale esposizione i modelli storici prodotti nello stabilimento italiano di Atessa, attivo dal 1978 e pieno di storia.
Il paddock di Varano diventa per l’occasione un vero museo dinamico. Dalle origini, con il gruppo ASI delle “Centenarie”, fino all’alba del terzo millennio; dai più piccoli e maneggevoli motocicli alle moto da competizione; dalle sottocanna prebelliche alle favolose 125 degli anni Novanta. Questa volta, in particolare, c’era il focus su Donnino Rumi: un uomo speciale, artista e imprenditore, che nel secondo dopoguerra creò un’industria motociclistica innovativa e all’avanguardia.
E poi il 75° anniversario della Moto Laverda di Breganze, con Piero Laverda che ha raccontato (e avviato alla fine) il prototipo V6 1000 e il figlio, Giovanni, relatore sull’iconico modello 750. Con un viaggio indietro nel tempo di quasi cento anni, ecco i “Ruggenti anni Trenta”, con il Club Moto d’Epoca Fiorentino e il Club Piacentino Auto Moto d’Epoca. E ancora le moto americane dalle origini agli anni Ottanta: modelli rari come due Henderson del 1914 e 1929, le immancabili Harley-Davidson (anche militari e da competizione), le Indian Chief del 1935 e 1946 e una Reading Standard.
E’ stato bello incontrare gli amici pesaresi e le loro Benelli e MotoBi, molte delle quali provenienti dal Museo Officine Benelli di Pesaro: dalle 175 Benelli degli anni Venti alle Tornado Superbike del 2003; gli appassionati hanno ammirato in particolare le GP 350 e 500 quattro cilindri, quelle portate in pista mezzo secolo fa dagli indimenticabili Renzo Pasolini e Jarno Saarinen. L’urlo della 350, spesso e volentieri avviata sul posto sotto la richiesta di tanti, era una specie di sirena che richiamava tutti nel paddock.
L’ho già scritto: il paddock di Varano de ’Melegari forse sta stretto all’ASI MotoShow, ma la manifestazione è bellissima e ci tengo a ringraziare - oltre alle centinaia di appassionati che mi hanno accolto come un amico- almeno Alberto Scuro presidente Asi, Palmino Poli, Luca Gastaldi. Mantenere viva la storia della moto. E’ un lavoro bellissimo.