Nico Cereghini: “Asi MotoShow, che qualità, che incontri!”
Ciao a tutti! Che bello il MotoShow all’autodromo Riccardo Paletti di Varano! Moltissimi appassionati e tanti giovani, non soltanto noi “vecchietti”. Con il meteo questa volta favorevole, abbiamo ammirato oltre settecento moto d’epoca di tutti i tipi e molti piloti del passato. Con un solo rimpianto: non essere riusciti a fare tutto quello che andava fatto e non aver visto tutto quello che andava visto, ma ci sarebbe voluta una settimana…
L’incontro più inaspettato per me? Una moto, la Segoni Laverda 750 che l’olandese Marnix van der Schalk ha rimesso perfettamente in ordine, meglio del nuovo. E’ la numero 26 con la quale Giancarlo Daneu ed io corremmo il Bol d’Or 1973, con il telaista Guliano Segoni, Lelio Lotti e tutta la banda fiorentina. Penultimi con mille avventure, ma unici italiani in fondo alla 24 Ore a Le Mans. E’ stato come salire sulla macchina del tempo, grandi emozioni, la vedrete nei video che stiamo preparando.
Altri incontri? Alberto Scuro presidente di Asi in tuta di pelle, pronto a girare sulla Laverda SFC, il padrone di casa Gordon De Adamich (che ricordavo adolescente e adesso ha famiglia), poi Agostini, Lavado, Bonera, Poggiali, Bianchi e Lazzarini, lo slovacco Peter Balaz ufficiale MZ e Jawa anni Sessanta e Settanta… E Reggiani e altri che mi sono perduto.
Asi MotoShow è già arrivato alla ventunesima edizione e propone anche gli incontri pubblici con testimoni interessanti e vari temi: si parlava di Tarquinio Provini, Donnino Rumi, delle moto americane, le moto degli anni Trenta eccetera. Ho partecipato a due incontri così, uno sulla Laverda V6 e l’altro su Honda Italia nelle corse degli Anni '80. E qui c’è qualche criticità: nel tendone che ospita gli incontri c’è troppo rumore e molto si perde.
Va detto: purtroppo, lo spazio a Varano de’ Melegari ormai sta piuttosto stretto al Motoshow. Tutto è molto compresso, poco ordinato, rumoroso, non si respira. Mi rendo conto che è difficile fare diversamente e dividere meglio gli spazi, magari definendo addirittura delle ore “silenziate” tra un turno di pista e l’altro... E’ difficile perché i club e i collezionisti hanno pezzi differenti sotto la stessa tenda e poi le moto vecchie sono delicate, vanno sistemate continuamente, avviate per verificare che tutto giri come deve…
E i suoni, naturalmente, fanno parte dello spettacolo: gli appassionati chiedono quello, ammirano le moto in ogni piccolo dettaglio ma poi vogliono sentire la musica uscire dai megafoni. E fa niente se la Benelli 350/quattro ti sbriciola i timpani o la Yamaha 700 ti fa saltar per aria. Gli appassionati vogliono il sound.
Tutto straordinario. E nell’attesa che Gordon De Adamich si inventi il raddoppio del paddock (!), suggerisco almeno di spostare la tenda dell’Asi in posizione meno centrale: lì dov’è, vicinissima al cancello di entrata in pista dove le moto si radunano e si scaldano i motori, non va bene e gli spettatori si perdono gran parte delle parole. Dall’altra parte del piazzale, ben segnalata, la tenda Asi sarebbe più utile. Si riesce?
Bene