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Gino Tondo, un libro sulla passione e le corse dei Sessanta e Settanta

- Tondo era detto la Freccia del Sud ed era famoso, perché andava forte ed era tra i pochissimi piloti meridionali: partecipare a una gara voleva dire affrontare trasferte lunghe e costose. Luigi Tondo detto Gino, Lecce, classe 1939, di soldi ne aveva pochi, era un meccanico, ma la passione bastò
Gino Tondo, un libro sulla passione e le corse dei Sessanta e Settanta

Con una bella dedica di Gino Tondo e dell’autore Giovanni Serafino che ha raccolto voci e immagini, ho ricevuto questo libro che mi era sfuggito; leggerlo è stato un viaggio a ritroso negli anni Sessanta e Settanta tra le gimkane, le gare in salita e in pista, junior e senior, Itom e MotoBi e Aermacchi, e tante avventure che oggi paiono proprio incredibili.

Tenacia, talento, occhio e inventiva. Gino si formò nell’officina del fratello maggiore, aprì nel ‘62 la sua attività in via Leuca a Lecce, negli anni Ottanta sarebbe diventato concessionario Ducati e Cagiva. Passione divorante, prima gara maggio 1958, la Roma-Ostia su Itom 50; poi dal ‘59 il salto sull’Ala d’Oro 175 e in pochi anni il suo nome divenne una costante nei primi posti di ogni tipo di corsa. Fino al titolo italiano della classe 125 juniores in sella alla MotoBi ufficiale: sei vittorie, due podi, un ritiro.

Da senior la sua carriera proseguì in tutte le classi e con le moto più disparate: dalla Gilera 500 Saturno alla Morini 125 fino alla Malaguti 50. Correva con qualsiasi moto gli fosse proposta, i suoi rivali furono Balestrieri, Lazzarini, Bergamonti, Gallina, ma anche Pasolini e Agostini nelle gare nazionali. Tante belle imprese, podi e vittorie e il dominio della gara in salita di casa, la Fasano-Selva, che Gino ha vinto ben quattordici volte...

Nel ‘68 si sposò con Nice, che in seguito lo ha sempre affiancato con entusiasmo. E Nice si chiama pure la figlia. Una tradizione leccese? Anche a Gino fu dato il nome Luigi come papà Tondo.

Ero troppo giovane per seguire Gino nelle sue prime stagioni, ma ci siamo conosciuti negli anni Settanta. Lo ricordo in particolare il 13 agosto del ‘72 in una gara sperimentale sulla lunghezza di 100 miglia, organizzata in occasione del primo GP mondiale della storia a Misano Adriatico: c’erano le migliori 750 sportive, Mandracci vinse su Gallina, e Gino Tondo si presentò con una CB 750 Four strettamente di serie, dal manubrio ai quattro scarichi e alle pedane del passeggero. E chiuse quinto. Un fenomeno.

E fece ancora meglio quell’altra volta, il 2 giugno 1975, quando si svolse a Misano una gara splendida. Non riesco a ricordare perché non ci fossi pure io, era una “open” per moto di serie fino a 1000, Virginio Ferrari e Marco Lucchinelli con le SFC 750, Gino con una Kawasaki Z1 900 perfettamente di serie che andò sul podio con le due grandi promesse del nostro motociclismo. La sua era una sfida continua.

Il mio nome è Gino” il titolo del libro. Anche i due autori sono salentini: Giovanni Serafino, giornalista e imprenditore del turismo, attivissimo nell’associazionismo; e Nice Tondo che cura il patrimonio di papà Gino, cioè l’archivio sportivo. Collana Il Fiorino, Edizioni Sigem, 152 pagine, 25 euro il prezzo di copertina.

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