Jedi Motor Kirin 750 GT K, la vorreste anche in Italia?
Non c’è alcuna certezza che questa moto né questo marchio arrivino qua, nel vecchio continente. Eppure, il conoscerla, anche seppur in modo superficiale, ci mette nelle condizioni di interrogarci su alcuni aspetti. Questa Jedi Kirin GT 750-K riporta i tratti delle più tipiche turistiche di qualche anno fa. Vi ricorderete l’Honda Pan European oppure la Pacific Coast, ecco… Lunghe, carenate, pronte per macinare chilometri a volontà. Moto comode, moto per galoppare veloci, magari sulle autostrade tedesche prive di limiti, oppure perfette per trotterellare a velocità codice sulle highway americane a 60 miglia orarie, ma con un 1300cc sotto al sedere.
Un segmento che di fatto si è assottigliato sempre più, tanto che turistiche di questo genere sono quasi sparite in favore di una diffusione sempre maggiore di vere e proprie crossover, capaci di tutto, abili turistiche, veloci, buone in due, buone anche in qualche tratto di fuoristrada. La Jedi GT 750-K percorre tutta un’altra strada, è alimentata da un motore bicilindrico frontemarcia da 730cc capace di soli 80cv e, sulla bilancia, il peso a secco dichiarato è di 225kg.
Insomma, c’è da credere che le prestazioni assolute non saranno minimamente vicine alle Touring a cui si ispira, eppure la domanda è dietro l’angolo: è sufficiente così? Hanno ragione i cinesi? Dite pure la vostra. Intanto considerate che Jedi è legata al gruppo Sima, un insieme che include il marchio Mash già presente in Europa, quindi non è da escludere che questo modello tenti di entrare nel nostro mercato, magari sotto questo nome. Vedremo
Mai avrei pensato, nonostante il mio storico di 22 moto, di capitare fra una platea con tanti ingegneri o designer (da tastiera) che dicono la loro anche se con espressioni più vicine a quelle usate dal team Joebar.
Io non ho la verità in mano ma negli anni 80 ho cominciato a girare l'Europa in sella ad una Honda 500 XL e sulla strada incrociavo coetanei a bordo di Yamaha Tenere, Suzuki DR, Moto Guzzi e Vespe di ogni cilindrata.
A parlarne oggi fa un po' ridere ma un tempo ci si portava dietro una candela, una o due camere d'aria, 70cm di spranga (filo di ferro robusto) un cacciavite e una pinza. E con 'sta roba andavi e tornavi a casa.
Anche la gente comune di un paesino o di una campagna ti aiutava a rimetterti in sella in caso di problemi meccanici.
Oggi bisogna trovare un'officina specializzata, un ingegnere e un computer.
Noi, prima di un viaggio, la moto l'avevamo già smontata (senza un reale motivo) già due o tre volte.
Oggi non riesci più nemmeno a smontare le fiancate o la "livrea".
Nonostante ciò, mi sento come un bestemmiatore in chiesa quando penso a Tartarini e Monetti che nel '57 fecero il giro del mondo seduti su due Ducati 175 cc.... e pensare che qui c'è chi dice che con meno di 1000 cc, dove ci vai?
Siete davvero una generazione di fenomeni cari signori e mi domando quanti sono ancora coloro che viaggiano pensando al viaggio e non alla moto. Mi dichiaro vecchio ma non per questo sconfitto dalla modernità e quando programmo un viaggio (finche posso ancora lo faccio) questo inizia nella mia testa almeno 10 giorni prima della partenza vera... e dopo l'arrivo, non finisce più!
Se poi dagli scarichi uscisse la puzza di involtini fritti, sarebbe il massimo.