KTM: siamo stati a Mattighofen. Vi raccontiamo la fabbrica dei record
KTM nel 2013 ha compiuto 60 anni. L’acronimo sta per Kronreif, Trunkenpolz, Mattighofen, vale a dire i due fondatori e il luogo del primo insediamento produttivo, a cui la Casa austriaca è fortemente legata. E da dove non si sposterà nei prossimi anni, questo è certo.
Oggi KTM è alleata con Bajaj, che detiene il 48% della azienda, ma non è nei programmi il trasferimento degli stabilimenti in India. Qui verranno prodotte solo le moto stradali di piccola cilindrata (fino a 390), destinate ai mercati di tutto il mondo.
Il resto della produzione (gamma cross/enduro, adventure, naked e sportive) resta a Mattighofen, dove anzi KTM sta procedendo a un significativo ampliamento dei fabbricati. Ha alzato di un piano tutta la sede destinata a ospitare gli uffici direzionali (presto qui arriverà anche Husqvarna); ha ampliato lo stabilimento e ora sta ultimando il nuovissimo centro di ricerca e di sviluppo.
A un chilometro circa dalla fabbrica principale troviamo anche il grande magazzino dedicato a evadere in poche ore tutte le richieste di ricambi per le moto prodotte negli ultimi 10 anni.
Mattighofen è il cuore di KTM
Sempre a Mattighofen si trova la sede del reparto corse. E che reparto. Qui, sotto la direzione dell’ex campione di motocross Pit Beirer, lavorano gli ingegneri e i tecnici (oltre 70 persone) che stanno regalando decine di successi mondiali alla KTM nel Motocross (europeo e americano), nel Motomondiale (Moto3), nei Rally e nell’Enduro.
È vero che i team sono gestiti da strutture esterne (pensiamo a Farioli nell’Enduro, De Coster in America, De Carli in MXGP, VR46 in Moto3), ma il grande lavoro di engeneering e sviluppo viene fatto proprio qui, in Austria.
E, come ci ha svelato Pit Beirer, esiste un intenso scambio di informazioni tra i responsabili dell’attività racing e quelli della produzione; pensate che i due gruppi di lavoro si incontrano ogni mercoledì per scambiarsi dati e risultati utili a migliorare il lavoro di ciascuna area. Lo slogan ready to race non è casuale o semplicemente pubblicitario quindi.
Anni bellissimi
KTM ha chiuso il 2013 con il suo record di vendite, che ha fatto di lei il primo costruttore di moto in Europa e, nelle sue intenzioni, c’è un obiettivo prestigioso: diventare il primo costruttore di moto sportive entro il 2017.
KTM è il costruttore di moto leader in Europa: ha piazzato ben 123.859 pezzi con una crescita del 15,6% sul 2012; dà lavoro a 1.825 persone in tutto il mondo e conta oggi su 1.650 concessionari sparsi in 97 Paesi. Nel 2013 ha assunto altri 150 collaboratori.
E il 2014 è iniziato persino meglio, segno che i proclami trionfalistici della Casa austriaca trovano riscontro in un consolidamento effettivo sul mercato. KTM ha diffuso i dati di vendita del primo trimestre. L'incremento a livello mondiale sfiora il 27% e l'Italia non è da meno. Da gennaio a marzo sono state vendute 32.994 moto ovvero il 26,8% in più nei confronti dell'analogo periodo dello scorso anno.
In questa cifra sono comprese 2.748 Duke, nelle cilindrate 200 e 390 cc, vendute nel mercato indiano da Bajaj.
L'aumentato giro d'affari ha premiato il fatturato, che è passato dai 163,5 milioni di euro del primo trimestre 2013 ai 196,9 milioni di quest'anno, con un aumento superiore al 20%.
Nei prime tre mesi del 2014 KTM ha immatricolato 1.471 moto in Italia, segnando un +29% nei confronti dell'anno scorso e superando la crescita del mercato italiano che è stata del +12,4% nel primo trimestre del 2014.
L'introduzione delle nuove sportive di piccola cilindrata, l'ampliamento della gamma e soprattutto l'espansione commerciale nei mercati asiatico e sudamericano lasciano prevedere che gli incrementi ottenuti nel primo quarto di quest'anno saranno facilmente confermati a fine 2014.
Proprio quest’anno è iniziato in Cina l'assemblaggio delle KTM destinate a quell’immenso mercato.
«Il nostro partner cinese CF-Moto - ha dichiarato Harald Plöckinger (COO di KTM) - assemblerà presso i propri stabilimenti di Hangzhou le 200 e 390 Duke destinate al mercato del gigante asiatico.
Noi forniremo loro i motori e tutte le altre parti e in questo modo le moto potranno essere commercializzate in Cina».
Quasi tutto fatto in casa. E c’è tanta Italia
Ma oggi siamo qui, nel cuore della KTM, per raccontarvi dove e come vengono assemblate le moto che hanno reso celebre il marchio austriaco in tutto il mondo. Varcato il cancello dell’azienda, entriamo nel grande fabbricato che ospita le quattro linee di produzione delle moto.
Qui vengono prodotte la gamma offroad, la stradali RC8 e Super Duke 1290, le 1190 Adventure, tutte le LC4 690 (Duke, SMC e Enduro R), la famiglia Freeride.
Dall’esterno arrivano solo le piccole Duke e RC (coi motori 125, 200, 390), prodotte in India dal partner Bajaj. Non di meno KTM verifica la qualità di ciascuna di queste moto e le sottopone al collaudo prima di immetterle sull’esigente mercato europeo.
Durante la nostra visita troviamo gli operai all’opera nell’assemblaggio della 1190 Adventure, della Super Duke R, delle LC4 e delle nuovissime EXC 2015 Six Days (di cui non possiamo però mostrarvi le immagini).
Nella fabbrica regna un grandissimo ordine; qui le maestranze assemblano le moto con i componenti che arrivano per lo più dagli altri poli produttivi di KTM a Mattighofen.
Dagli stabilimenti vicini giungono infatti i motori già pronti per il montaggio, i telai e le sospensioni (realizzate da WP, marchio KTM). La Casa austriaca realizza da sé diverse parti, come radiatori, cerchi, forcelloni, delegando ai fornitori esterni solamente la produzione di componenti specifici che non conviene realizzare in casa a causa degli alti costi di ricerca e sviluppo. E qui entra in scena il Made in Italy. Passeggiando con la nostra guida all’interno della fabbrica, abbiamo infatti sbirciato a destra e a manca alla ricerca di prodotti italiani (passateci un po’ d’amor patrio).
La nostra curiosità è stata ripagata: gli impianti frenanti sono in larga parte forniti dalla Brembo, i raggi sono Alpina e sui serbatoi in materiale plastico delle Adventure campeggia un bel Made in Italy, segno che le nostre industrie sono ancora leader quando si richiede lo stampo di elementi sintetici complessi come il serbatoio di una moto moderna.
Anche lo scultoreo forcellone monobraccio della nuova Super Duke R è realizzato in Italia e sempre italiano è il responsabile dell’area di produzione dedicata a tutti i forcelloni delle moto austriache.
Non c’è stock di moto in KTM, la Casa calcola il numero di mezzi da produrre sulla base delle richieste provenienti dai vari Paesi. Non si crea quindi alcuna giacenza a Mattighofen e, soprattutto, non si corre il rischio di svalutare le moto vendute a causa della sovrapproduzione .
E lo stesso accade coi motori, che vengono costruiti sulla base dell’effettiva richiesta proveniente dalla produzione.
Le ruote a raggi vengono assemblate internamente in un reparto dedicato dello stabilimento; una scelta non comune, che testimonia la volontà della Casa di curare ogni singola fase produttiva per garantire elevati standard qualitativi.
Fuori da Mattighofen viene realizzata solamente l’auto sportiva X-bow, a cui è dedicato un team di lavoro specifico a Graz (in Austria, a circa tre ore d’auto dalla KTM). La barchetta a quattro ruote viene tuttora venduta con un discreto successo, a lei è dedicato un trofeo monomarca in Europa e la piccola produzione annuale è remunerativa per la Casa, che riesce a ripagare i costi di investimento e quelli industriali.
Il collaudo finale
Ogni moto, terminato l’assemblaggio, viene testata nella sala prove per almeno 2/3 minuti. Non si tratta di prove a campione, ma di test che coinvolgono l’intera produzione.
Se qualcosa non rispecchia gli standard richiesti, la moto viene rivista e controllata per superare il collaudo e essere poi inviata al concessionario.
Anche le piccole Duke, che arrivano dall’India, sono sottoposte alla stessa procedura. Il personale della Casa austriaca è però testimone dell’ottimo lavoro fatto in Asia fino a ora; le moto hanno corrisposto gli standard europei di qualità richiesti. D’altra parte la Duke sui mercati asiatici ricopre un posizionamento premium ed è tecnologicamente all’avanguardia rispetto alla media delle produzione di quei Paesi.
Usciti dallo stabilimento ci troviamo davanti il nuovo, vastissimo centro di ricerca e di sviluppo della KTM. Ma questo è per noi off-limitis.
Gli austriaci sono infatti al lavoro per raggiungere il traguardo di Mr. Pierer e diventare il primo costruttore al mondo di moto sportive nel giro di pochi anni.
Dietro quei muri si nasconde il segreto dei prossimi successi, ma a noi non resta che attendere i saloni autunnali. Già quello di Colonia potrebbe riservarci delle sorprese. Restate sintonizzati perché torneremo prestissimo sull’argomento.
ETTORINO
ma si sa o perlomeno si dovrebbe sapere questi non sono Imprenditori di cui non sanno nulla ma Finanziari e per loro che si chiami Alitalia/Aprilia o vatte la pesca poco importa ,poco importa della storia del marchio poco importa della att.ne al cliente, poco importa dei pochi o nulli investimenti l'importante che l'ultima riga(del Bilancio) sia in nero e non in rosso.Sono poco piu' di 10 anni che è "cambiata" gestione e i risultati si vedono ehh se si vedono.
Aprilia vs KTM
Ma quel che mi fa specie è come KTM stia rubando quote ad Aprilia anche in un terreno che non era i suo: le piccole sportive stradali.
In pratica laddove prima le piccole 125 stradali sportive erano "nostro" appannaggio adesso, freschi freschi gli austriaci si stanno fregando tutto il venduto anche capitalizzando i discreti successi che ottengono im Moto3 (...e pensare che Aprilia ci ha costruito un mito, negli anni, con le vittorie di mondiali a raffica nelle piccole cilindrate).
Perchè Piaggio non ci mette i soldi per ritornare in quelle classi? Questi manager di adesso sànno minimamente cosa rappresentava nei primi anni 90 una Rs 250 Aprilia?
O Colaninno pensa solo a delocalizzare e magari poi vendere tutto come fatto con Alitalia (lasciata in brache di tela)?
Inoltre è veramente scandaloso constatare quanto ormai ci sia totale disaffezione qui in Italia nei confronti di Aprilia. E'una tristezza unica vedere che una maxi-endurona-stradale come la nuova Capo Nord, apprezzata per le sue tante qualità da tutte le riviste e che ha una elettronica forse superiore a tutte le altre nel suo segmento (le sospensioni semi automatiche sono un gioiellino unico a detta di molti) sia snobbata a tal punto da non raggiungere neanche le 100 unità in ben 5 mesi, quando una Gs vende nello stesso arco di tempo ben 18 volte di più (18!!!!) ma anche una Ducati vende la Multi ben 5 volte di più. Passi queste due per le quali conta anche il fattore moda (ma non nego certo che abbiano delle qualità sia chiaro), ma che i Crosstourer e SuperTenerè vendano più del doppio dell'Apriliona (che costa anche meno al netto di promozioni varie e sconti ed offre ben di più come qualità e componentistica) mi fa pensare che forse a Noale farebbero bene a chiudere baracca e mandare a quel paese un popolo (noi italiani) che non è più in grado di apprezzare (e premiare) le sue stesse eccellenze. E la cosa è ancor più grave se guardiamo al mondo scooter: negli anni 80-90 Aprilia spadroneggiava, lanciava nuove mode con gli sportivi SR 50 o il plurivenduto Scarabeo che inventò uno stile tutto nuovo. Adesso solo desolazione, sorpassata dai vari Kymco e giapponesi vari anche nei cinquantini che un tempo reano il nostro fiore all'occhiello. Che vergona!!! facciamo veramente pena come popolo e forse ci meritiamo che le nostre fabbriche chiudano una ad una.