Le belle e possibili di Moto.it: Aprilia RS 250
E’ stata l’ultima delle due tempi replica in vendita in Italia, prima che l’avvento dell’Euro-1 e lo scetticismo delle Case uccidessero definitivamente il motore che – allora – spingeva tutte le moto da Gran Premio, e aveva dato vita ad alcuna delle moto più rimpiante della storia delle sportive. Perdonateci l’anacoluto, a cui mettiamo subito una pezza: stiamo parlando dell’Aprilia RS 250, la bicilindrica a due tempi con motore Suzuki che ha tenuto alta la bandiera delle “GP replica” fino a quando a Noale, con l’imminente avvento delle nuove normative anti-inquinamento, non hanno deciso di staccare la spina agli albori del nuovo millennio.
L’Aprilia RS è nata nel 1995 – giusto in tempo per festeggiare l’inizio della micidiale serie di titoli mondiali inaugurata da Max Biaggi sulle quarto di litro di Noale – sulla base motoristica della Suzuki RGV 250. Il motore giapponese veniva rivisto (soprattutto a livello di alimentazione e scarico) per ottenere qualche cavallo in più (65 a poco più di 11.000 giri), svuotando ulteriormente il bicilindrico in basso. Ma chi comprava l’Aprilia RS del resto cercava una moto da gara con targa e fari, e sacrificava volentieri un po’ di tiro sotto in favore di qualche cavallo nelle zone alte del contagiri.
La ciclistica era semplicemente sublime, con un telaio a doppio trave in alluminio leggero e rigidissimo, sospensioni Marzocchi (forcella da 40 mm e mono, entrambi completamente regolabili) e impianto frenante Brembo con dischi da 298 mm. Gommatura 110/70 e 160/60, naturalmente con cerchi da 17”.
La seconda serie, prodotta dal 1998, migliorò ulteriormente pur perdendo qualcosa in termini di brillantezza in alto (che gli appassionati recuperavano con scarichi più performanti…) e si trovò a giocare praticamente in regime di monopolio – le giapponesi, fedeli alla linea inaugurata da Honda, stavano già abbandonando le motorizzazioni a due tempi – e fu un grande successo di vendite in un periodo storico caratterizzato da un grande entusiasmo per le moto sportive.
La RS 250 fu anche protagonista (assieme alla sorella minore da 125cc) di diversi campionati monomarca, soprattutto qui in Italia e in Gran Bretagna, da cui uscirono alcuni piloti di grido, a testimonianza della validità formativa di un modello tanto specialistico quanto accessibile.
Come al solito, il problema di questo tipo di moto sta nelle condizioni: si tratta di modelli che danno e davano il meglio di sé in pista, e qualcuna ha appunto anche corso. La manutenzione è relativamente poco costosa, ma i tecnici che ci capiscono davvero qualcosa sono giocoforza sempre meno, quindi è essenziale assicurarsi delle buone condizioni di partenza della moto. L’esemplare che vi proponiamo oggi, al di là di un chilometraggio rilevante ma commisurato all’età del mezzo, appare in ottime condizioni e vale sicuramente un’occhiata. Le condizioni generali le potete vedere da voi…
Al di là della nomea di moto da sparo in pista, che si è conquistata in mezzo ai forum, è un mezzo decisamente godibile su strada. Certo che poi oltre gli 8.000 va davvero forte, ma quello che impressiona è come motore, ciclistica e freni siano in perfetta armonia e diano sempre una bella sensazione di controllo.
Vale il principio: una moto meccanicamente a posto, perfettamente regolata e quanto più originale possibile è il prerequisito per usarla davvero in strada. Le modifiche, specie se fatte alla buona, spesso rendono la moto fruibile solo al massimo e guidarla in mezzo al traffico diventa poi uno strazio.