Nico Cereghini: “Cosa guardi in una moto?”
Ciao a tutti! La domanda di oggi è: cosa guardi come prima cosa, in una moto? La questione originale riguarderebbe naturalmente la donna, come destinataria dello sguardo, ma questa non è la sede né l’occasione. Dunque: dove butti l’occhio per prima cosa, quando osservi una moto? Io ci ho pensato, e credo che potreste farlo anche voi. Gli approcci alla moto sono tanti, e dal primo sguardo si capiscono tante cose.
Per esempio, ho sempre considerato con ammirazione quelli che con una sola occhiata ti fanno il check-up della moto. “Hai le pastiglie anteriori al 20 per 100”, ti dicono severi, oppure: ”la gomma anteriore comincia a farti lo scalino”. Li ammiro perché qualche volta vorrei essere tecnico e capace come loro, e invece non ho mai preso in mano una chiave inglese e non ricordo nemmeno che pneumatici calza oggi la mia moto. Lo sguardo tecnico mi piace, è interessante. Però qualche volta diventa un po’ morboso.
L’anno scorso, per esempio, ero a una rievocazione e stavo contemplando una Aermacchi Ala d’Oro 250, la monocilindrica da corsa degli anni Sessanta, quando il proprietario mi attacca una tiritera che più o meno –vado a memoria- suonava così: “Te ne sei accorto subito, naturalmente: ho dovuto modificare l’impianto di lubrificazione, eliminando la mandata esterna e forando internamente la paratia nel carter dietro alla bronzina destra. E del resto ho alleggerito anche il piattello del supporto dell’asta dell’aspirazione, e ho dovuto sostituire il cuscinetto dell’albero secondario del cambio, che nella prima serie era ad aghi e adesso, per forza di cose, è bla bla bla....” Un discorso che neanche fossi laureato in restauro evolutivo e comparato di moto d’epoca; io poi, che stavo soltanto chiedendomi se la tonalità del rosso del serbatoio non fosse per caso leggermente più scura di quanto ricordavo.
Ecco, la mia prima occhiata a una moto è circolare. Non punto l’attenzione su un dettaglio, ma piuttosto sulle forme (e di solito parto dal frontale), sulle superfici e sul colore, aspettando che magari suscitino qualcosa: un’emozione, un suono, un ricordo. Molti pensano che dopo tutti questi anni io sia una sorta di enciclopedia ambulante del motociclismo, magari un po’ fissato. Invece il mio approccio con la moto è aperto: nuove o vetuste, enduro o bobber, grosse o piccole, mono o sei cilindri a me interessano tutte. Le guardo e cerco di capire cosa vogliono trasmettere.
Capisco però anche gli specialisti, quelli che vanno in pista, quelli che fanno centomila km all’anno, i vespisti nostalgici, quelli che sono alla terza GS e i frequentatori più assidui dei mercatini. Ciascuno di loro ha un modo personale di gettare il primo sguardo a una moto, e direi di conseguenza che tutti gli sguardi, anche i vostri, sono più che leciti. Se però doveste accorgervi che i vostri amici sanno soltanto parlare della Transalp prima e seconda serie, o che sono già quattro ore che siete davanti alla stessa bancarella dei premistoppa d’epoca, oppure ancora che sta diventando difficile nascondere alla moglie che avete ipotecato la casa per andare a girare in pista tutte le domeniche, allora forse è il caso di farvi una domanda: la passione va bene, ma non sarò diventato un po’ troppo talebano?
Nel mio caso guardo soprattutto la qualità, i particolari le finiture.
Faccio un esempio: qualche mese fa un collega compra una Ducati Scrambler, quella verde militare, moto piacevole, ma guardandola da vicino un particolare mi fa "scadere" la moto.
La finta griglia di protezione del fanale è serrata da una vite a brugola di ferraccio con un dadino auto bloccante... Su una moto con certe pretese non la tollero.
Purtroppo questi particolari un po' tirati via sono abbastanza comuni nelle moto nostrane, a meno di non scegliere mezzi costosissimi.
Ecco preferisco magari un po' meno originalità, ma materiali e finiture eccellenti.
Saluti.