Nico Cereghini: “La convivenza tra camminatori e motociclisti”
Ciao a tutti! Ero sulle pendici del monte Poieto, ieri, in una domenica di sole e temperatura primaverile. Camminavo sui sentieri della Val Seriana come tanti altri escursionisti, quasi tutti locali, quasi tutti della provincia bergamasca. Perché quella è gente che ama il proprio territorio, lo tiene in ordine e ama goderselo appena può. Mi piacciono quelle zone e quella gente.
Abbiamo incrociato una quindicina di enduristi. Mia moglie sbuffa, quando capitano questi passaggi motorizzati, io no perché mi metto nei panni di quelli: panni che sono stati anche i miei nell’epoca felice che concedeva, anche a noi motociclisti, la libertà di avventurarsi su ogni tipo di percorso montano. Poi cosa è successo? Semplice: che siamo diventati tanti di più, che è nata opportunamente una cultura più ecologista, che è passata giustamente la coscienza che “la nostra libertà finisce dove comincia quella degli altri”.
Tutto giusto. Ma perché non me la sono presa con quegli enduristi -di norma a coppie, un paio di solitari, un gruppo di sei o sette- che mi hanno anche costretto a fermarmi qualche minuto per lasciar svanire la puzza dei loro scarichi e poi riprendere la salita nell’aria pura? Perché ero nella valle di Vertova, perché vedevo sotto di me il paese della leggenda della regolarità Alessandro Gritti e di Gualdi e di Andrioletti, tutti motociclisti che adoro, perché un po’ più in là a Ponte Nossa è nata la celeberrima “Valli” proprio nel ’48 quando sono nato io, perché questa è la culla dell’off-road italiano e i paesi litigavano per il privilegio di essere attraversati dalla “Valli Bergamasche”. La moglie non sa e a ragione sbuffa, la capisco, ma capisco anche la natura dell’endurista e conosco la sua storia.
Lo so che l’argomento è spinoso e non me la posso cavare così. Qui peraltro siamo sui “sentieri creativi”, ogni trecento metri c’è un cartello con una bella frase di Messner, di Mauro Corona (la sua frase mi sembra perfetta per l’occasione) e tanti altri scrittori sulla purezza della montagna. Amo anch’io la montagna con i suoi silenzi e la meravigliosa fatica del lungo cammino. Ma sono anche un motociclista, e la convivenza problematica tra le due categorie -bipedi e biruotati- rispecchia la contraddizione che è dentro di me.
Non ci sono soluzioni che piacciano anche ai motociclisti e non ne ho neppure io. Domando soltanto a quella quindicina di enduristi, se mi leggono: perché di domenica, con tutta la gente che c’è in giro sui sentieri? Prendetevi un giorno di ferie durante la settimana e poi, quando vi capiterà di incrociare un camminatore (e saranno pochi), fate la cortesia di fermarvi quel paio di minuti e spegnere il motore.
Ho praticamente smesso di fare le mie solite uscite "fuoristradistiche" nel weekend, causa troppi escursionisti (ti dovresti fermare ogni 300 m) oppure d'estate cerco di farle a fine giornata, quando la gente ormai rientra a casa.
E' vero che una parte di enduristi non ha fatto molti sforzi per farsi accettare: uscite in gruppi numerosi, moto puzzolenti e rumorose.
Qualcuno citava l'uscita a cavallo. Succederebbe la stessa cosa se un escursionista incrociasse una decina di cavalieri sul sentiero, l'effetto sarebbe piu' o meno lo stesso.
Credo che l'unica alternativa sia una regolamentazione chiara e l'assegnazione di spazi "dedicati". Trovo che quello che fanno con la strada dell'Assietta sia un buon compromesso, ci sono giorni dove i mezzi a motore sono proibiti, cosi chi non vuol incrociare moto o fuoristrada sa che giorni scegliere.