CORDOGLIO

Nico Cereghini: “La storia di Giancarlo Morbidelli, tra volontà e sogno”

- Un manager, un costruttore, ma anche molto di più: Giancarlo Morbidelli era un grande appassionato e un sognatore visionario. Il nostro ricordo

Giancarlo Morbidelli era una persona incredibile. L'ho conosciuto nel lontano 1975 come proprietario di una scuderia vincente che portava il suo nome, quando con le sue bellissime Morbidelli bicilindriche bianche e azzurre Paolo Pileri e PierPaolo Bianchi vincevano nella 125.

Era un quarantenne riservato e distinto, molto rispettato dai suoi tecnici e dai piloti, un signore di poche parole. Poi, l'ho scoperto davvero molto più avanti, non era solo un manager e un costruttore, era molto di più. Era stato un ragazzo di origini contadine che poi, studiando con impegno e coltivando la sua passione per la meccanica, era diventato un industriale famoso nel mondo.
Una storia di volontà, ma anche una specie di sogno.

La moto era la sua passione, e Pesaro la sua città. Ammirava fin da bambino la famiglia Benelli e le sue moto straordinarie. Più avanti sarebbe arrivato ad acquistare la villa della famiglia Benelli e a trasferirsi lì. Fu proprio studiando la complessa distribuzione ad ingranaggi di una Benelli, mi raccontò molto più avanti, che intuì come costruire le più sofisticate macchine per la lavorazione del legno e mettersi addirittura in proprio. La sua azienda divenne leader internazionale e Giancarlo non smise di amare le moto.

Per lui hanno lavorato sulle moto da corsa Morbidelli tecnici di prim'ordine come Jorg Moeller, per lui hanno corso Lazzarini, Pileri e Bianchi, Lega e Graziano Rossi.

Le sue moto, dalla piccola 50 monocilindrica fino alla 500 "quattro", sono state molto ammirate. Soltanto la 500 non è riuscita a vincere, l'impresa era troppo difficile anche per Morbidelli. Ma il genio era il suo. E soffro quando qualcuno liquida la sua "otto cilindri" stradale definendola semplicemente una brutta moto: è stata la sua ultima creatura, l'ha progettata e disegnata lui, voleva regalare agli appassionati una motocicletta esclusiva come era stata la V8 della Moto Guzzi. Era il suo ultimo sogno. Purtroppo non ne resterà traccia, come non resterà nulla della sua meravigliosa collezione di moto.

Non tutti i sogni si avverano.

  • zeb78
    zeb78, Molinella (BO)

    Mmmmmm.....
    Un paio d'anni fa,forse anche tre sono andato al museo Morbidelli.
    C'era lui Giancarlo, da solo,mi ha fatto il biglietto e mi ha accompagnato per il museo raccontandomi quasi per ogni moto un aneddoto e anche delle storie bellissime.
    Alla fine mi ha accolto nel suo ufficietto a lato e mi ha voluto conoscere........
    L'impressione che ho avuto e che ho ancora è che fosse solo molto solo.
    Lo so è un vero peccato per tutte quelle moto andate (perdute)
    Ma il dispiacere più grande è aver visto una persona così bella abbandonata.
    Lamps
  • Francis Alquati
    Francis Alquati

    parto dal principio che nulla è per sempre e aggiungo che commentare stando seduti davanti a una tastiera non richiede tanto studio: hanno venduto tutta la collezione ma voi sapete se avevavo bisogno di soldi per fare qualcosa d'altro ? o semplicemente non avevano interesse per le moto ? o chissà quale altra ragione ? Per voi il Comune o qualche ente locale avrebbe dovuto farsi carico dell'acquisto della collezione ma nemmeno per un istante pensate le feroci polemiche che questo avrebbe scatenato fra gli oppositori ?!?
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