Nico Cereghini: "Spesso nei miei sogni c’è la moto. Anche per voi?"
Ciao a tutti! Le moto non mi lasciano in pace neanche quando dormo. L’altra notte ero sulla pista del Mugello, una pista un po’ più stretta di quella reale ma con le colline intorno e i box e la salita verso la San Donato, e litigavo con un colosso della security che non voleva lasciarmi passare; ero in sella alla mia Laverda SFC, il bicilindrico borbottava al minimo, Meda e Simoncelli mi aspettavano per girare insieme, il dottor Costa aveva il cronometro in mano e il gigante niente, voleva vedere il pass. Finiva che gli allungavo un calcio nel ginocchio, ed a quel punto mia moglie mi ha svegliato con un grido perché ho colpito lei.
Capita anche a voi di sognare le moto? A me succede spesso ed ho anche un tema motociclistico ricorrente. Eccolo qua: ricomincio a correre in moto dopo tanti anni, arrivo al cancello di ingresso pista trafelato perché la gara sta per partire, e però per un motivo o per l’altro resto sempre fuori; una volta sono senza il casco, un’altra volta senza benzina, oppure ho dimenticato a casa la licenza o non ho il numero sulla carenatura. Benché sia arcisicuro di poter vincere, la corsa parte senza di me. Una sola volta sono riuscito a prendere il via insieme agli altri, me la ricordo bene, ma ho avuto una sfiga dopo l’altra.
Quella volta pioveva e io mi dicevo: ottimo, vinco anche più facile! Perché sul bagnato sono forte e poi si corre nel centro storico di Milano che conosco bene; né Max Biaggi né Valentino potranno starmi davanti. Tutti con le 500 da GP, le scorbutiche due tempi, e sul pavé cittadino temo che saranno cavoli amari per tutti; però sullo schieramento mi danno la mia vecchia Morini Corsaro 125 -questa non ci voleva- e in più pasticcio e parto ultimo. Fa niente, mi dico, in due giri li riprendo. A metà circuito c’è da passare dentro il cortile di un palazzo d’epoca: si tratta di appoggiare la moto al muro dentro l’androne, aprire il cancelletto di ferro battuto, spingere la moto sul pavimento di marmo lucidato a cera, riappoggiarla al muro, chiudere il cancelletto e ripartire nel cortile. Un bel fastidio, ma d’altra parte, rifletto, è una noia che tocca a tutti. Però davanti a me non vedo mai nessuno, nemmeno un doppiato, e anzi dopo un po’ di giri, porco giuda, sento il gruppo dei primi alle mie spalle. Rossi e Biaggi mi passano in tromba, arriviamo al famoso palazzo, io tolgo il gas come faccio tutti i giri per fermarmi, e quelli invece proseguono e aggirano il quartiere! Bastardi! Non si fa! Ecco perché non li prendevo mai!
Racconto questo sogno senza nascondermi, sperando che tra voi non si nasconda uno psicologo che sappia interpretare i sogni e mi stronchi senza pietà. Probabile che la decisione di appendere il casco al chiodo sia stata soltanto razionale, ma a distanza di trentatre anni che differenza fa? E poi ci conosciamo da tanto tempo, confido nella vostra benevolenza. La mia è solo curiosità: sono l’unico fesso oppure anche voi sognate le moto? E avete anche voi un soggetto ricorrente?
PS: Grazie ai siciliani! Un’accoglienza meravigliosa.
Viaggi con le due ruote nei sogni...
Il primo viaggiavo per gli stradoni deserti di pianura a bordo di una potente Yamaha, ma non ho riconosciuto il modello. So solo che aveva un solo faro, una piccola protezione aerodinamica ed era di colore nero. Il fatto che mi ha stupito è quello di di averla perfettamente sotto controllo e per me era come un'estensione del mio corpo.
Nel secondo sogno guidavo una Harley-Davidson V-rod Muscle bianca in una strada stretta con i muri ai lati. Questa volta guidavo la moto come un novellino, andavo a zig-zag, andavo a scatto e sbagliavo o cambiavo male le marce. Ma quando in quella strada vedevo che stava per passare dall'altro lato della strada un'auto rallentavo e guidavo dritto e costante. Poi ho incontrato delle macchine in mezzo alla strada rovesciate e le ho evitate non senza qualche difficoltà.
Insomma, i tipici sogni di un novellino che per adesso non può permettersi una moto. Come me e come tanti altri.
sono dalla tua parte