Nico Cereghini: tibia e perone, brutto farsi male
Ciao a tutti!
Quando un amico si fa del male lo andiamo a trovare e gli facciamo coraggio. Ma subito dopo, forse per esorcizzare il dolore o magari semplicemente perché non sappiamo come riempire i silenzi, passiamo ad elencare dettagliatamente i nostri infortuni del passato. L’avete notato anche voi?
Cinque minuti e il dialogo diventa un archivio del traumatologico: gambe e braccia, clavicole e costole, polsi e caviglie, tutti i presenti hanno già collezionato almeno un paio di fratture a testa, e c’è anche quello che ha subìto esattamente la stessa identica conseguenza del ferito. Una vera fotocopia.
E il bello, o il brutto, è che nessuno millanta. Di solito è proprio tutto vero, e l’elenco dei guasti può essere anche molto lungo, direttamente proporzionale all’età dei partecipanti.
Dunque non vi deve stupire se vengo a raccontarvi che a suo tempo ho riportato anch’io, come Valentino Rossi, la frattura scomposta ed esposta di tibia e pèrone. Ad essere pignoli la gamba era la sinistra e non la destra, ma in compenso ho fratturato anche una clavicola, tre costole, due dita della mano, un gomito e due caviglie. Tutto in incidenti diversi, quasi tutti sulla strada, e i più gravi in città.
E questo mi serve a ricordarvi che, attenti, è proprio nel traffico a bassa velocità che corriamo i maggiori pericoli.
Tornando alla mia gamba e a quella di Valentino, io credo che se tutto funzionerà per il meglio –e non possono esserci dubbi perché il Dottore è seguito dai migliori… colleghi- il magico 46 tornerà a correre entro il mese di agosto, magari già a Laguna Seca a fine luglio. Speriamo e tocchiamo ferro.
Ma ora mi interessa un aspetto generale. Qual è, secondo la vostra esperienza personale, il lato peggiore della faccenda infortunio?
Dolore, paura, dottori, verdetti, ricovero, riabilitazione o cos’altro? Il dolore fisico della frattura, per quanto mi riguarda, non è mai stato insopportabile –peggio la colica renale- e comunque si dimentica in fretta. I medici sono stati attenti e preparati, a parte qualche bastardissima eccezione, e accettabile anche l’ospitalità dei reparti traumatologici.
Quello che mi ha sempre spaventato è il dubbio di non tornare “normale”. Si passa improvvisamente dal mondo dei sani a quello dei malati, si entra in contatto con il dolore e con l’angoscia, e non siamo mai preparati a questo passaggio. E allora vacilliamo.
Capisco bene la smorfia di Valentino. Quella fotografata immediatamente dopo il doloroso atterraggio. Sono sicuro che non era dolore fisico: di solito nei primi istanti il cervello stacca la connessione con la parte distrutta, è l’istinto di sopravvivenza che lavora. Sono certo invece che, vedendo con orrore quella gamba articolata dieci centimetri sopra la caviglia, in quel momento ha temuto addirittura di perdere un pezzo, ha pensato che il piede si sarebbe staccato appena i soccorritori avessero provato a togliergli lo stivale. Terribile. Poi è passata. E ha ritrovato il coraggio e l’ottimismo.
E non arrabbiatevi se qui parlo di Rossi. Vero, da sabato scorso non si parla d’altro! Ma è soltanto per far tesoro degli eventi e riflettere su quanto è bella la vita e quanto è importante godersela a lungo.
uguale a vale (o meglio a troy corser)
prima di raccordare dalla 1 alla 2 (per chi non conosce valle le cimini sono un'unica curava stile Dunlop - quello del TT) già ero pedana a terra. al centro della seconda curva piego ancora di più appoggiandomi col ginocchio attaccato alla carena ed entro in pieno nell'avvallamento (fino ad allora sconosciuto) col gas già in mano risultato la moto parte dietro e riprende di botto con un a tale velocità che vedo prima il tachimetro poi il cielo e poi lo schianto a terra (sul sedere) e circa 400 metri di scivolata con la moto nella mia scia. risultato dell a mia idiozia ematoma interno con perdita di 2.5 punti di emoglobina protrusione di due dischetti intervertebrali e sospetta frattura del coccige e non ho sentito assolutamente nessun dolore neanche il giorno dopo quando mi sono alzato dal letto e sono svenuto tre volte consecutive (emoglobina bassa) il peggio ancora lo porto perchè nonostante siano passati quattro anni ancora ho dolori alla schiena per la forte contrattura permanente (direi ormai psicologica) all'alteza dei reni.
morale della favola ho fatto un high side con capriola (doppia) e sono ricaduto di sedereda un'alteza di un paio di metri ad una velocità prossima ai 160, nulla di rotto,ma non essendo un professionista non mi hanno seguito bene e i problemi me li sono portati fino al 2009 dove con delle sedute di posturologia ora governo il problema, vado ancora in moto, ma in pista quando tiro giù la moto mi ci vogliono sempre un paio di giri abbondanti per brutalizzarmi psicologicamente e cmq come prima non vado più.
ma ancora mi diverto e quindi da 20 anni vado ni moto e spero di continuare così.
è vero ciò che dice Nico la paura è di non tornare a posto io ho temuto di aver toccato i nervi delle gambe, per fortuna la muscolatura del sedere era ottima e... per culo sto in piedi, bastava qualche grado di rotazione in più o in meno e rischiavo l'incidente di raynei.
ricordate corser la prima gara sbk a valle? stessa curva ma esperienza, fisico e moto diverse hanno fato la differenza lui si è rialzato subito, io sono finito al sant'andrea.....
....chissà quando potrò tornare in sella...
Penso che anche un campione come VALE , dopo le dovute e veloci considerazioni del "danno" abbia pensato la stessa cosa....