Borile B450 Scrambler
Ducati sorride…Il suono dello scarico della Borile B450 Scrambler l’avevamo ascoltato in un video diffuso recentemente dall’artigiano padovano (e che trovate nelle notizie correlate). Un rombo tonico, tipico di un monocilindrico con il silenziatore non propriamente soffocato, che però porta indietro ai tempi in cui le Ducati Scrambler – 250, 350 e 450 – erano piuttosto diffuse. Moto che oggi sono peraltro piuttosto ricercate e quotate sul mercato del vintage d’autore.
Sior Umberto (Borile, ovviamente) l’aveva in mente da un po’, quell’idea di rifare una scrambler ispirata a quelle Ducati agili e leggere nate per il mercato USA. Fu infatti la Berliner Motor Corporation, nella persona del lungimirante Michael Berliner, influente importatore americano di Ducati, a chiedere all’ingegner Fabio Taglioni una motoleggera monocilindrica stradale, che potesse anche essere utilizzata su terra battuta, magari per correre nelle famose gare di dirt track che furoreggiavano negli States. Berliner, tanto per chiarire, era uno che nel ’64 si poteva permettere il vezzo di far costruire a Ducati una lussuosa GT con un inedito 4 cilindri a V da 1.260 di cilindrata e un centinaio di cavalli, con la forte convinzione di poter contrastare l’Harley-Davidson. La moto, denominata Apollo in onore al programma spaziale americano, venne in effetti realizzata: peccato però che in quel periodo la Ducati fosse un’azienda a partecipazione statale e, poiché il governo decise che i costi di produzione di una moto del genere non fossero giustificabili, l’ambizioso progetto andò a farsi benedire.
Scrambler story
Tornando alla genesi della Ducati Scrambler, la prima versione prodotta aveva un motore da 100 cc, ma verso la fine del decennio l’ingegner Taglioni decise di salire di cilindrata, creando addirittura tre versioni gemelle di quel modello che presto divenne un successo, con cilindrate di 250, 350 e 450 e potenze quasi analoghe: 25 cv la più piccola, 27 cv le altre due, con pesi rispettivamente di 140, 134 e 145 kg. Potenze che oggi faranno anche sorridere, ma le Scrambler erano vincenti per la loro piacevole coppia (specie la 450, della quale gli ultimi 40 esemplari vennero prodotti nel 1976) e per la loro leggerezza. Da notare che queste moto non sono mai uscite dalle catene di montaggio con testate desmodromiche; tuttavia - come ci ha raccontato il nostro enciclopedico Massimo Clarke - la Casa dava la facoltà ai concessionari di montarle su richiesta del cliente, spendendo una cifra compresa tra le 30.000 e le 40.000 lire (leggi 15/20 euro!). Leggerezza, dicevamo, che è un po’ il pallino di Umberto Borile. E che ovviamente doveva essere il principale punto di forza della sua Scrambler.
Che però non poteva essere ispirata alla omonima monocilindrica Ducati senza avere nulla di una Ducati. Tipo il motore, per esempio, o una parte di esso. A Borgo Panigale è da un po’ che i mono sono fuori moda: l’ultimo fu il meraviglioso Supermono da corsa costruito tra il ’93 e il ’97 in soli 65 esemplari. Però… la termica di un cilindro made in Borgo Panigale raffreddato ad aria sarebbe stata perfetta…
Detto fatto: attraverso un suo disegno, Borile ha raccontato il suo sogno all’amico Gabriele Del Torchio, gran capo di Ducati (oggi deputato alla difficile gestione di Alitalia), su come avrebbe voluto realizzare il suo omaggio alla mitica Ducati Scrambler. E Del Torchio ha acconsentito con entusiasmo, con la promessa, da parte di Borile, che i primi a provare la B450 Scrambler sarebbero stati lui e i suoi collaboratori. E così è stato, e con un certo entusiasmo da parte degli elementi più viscerali dello stabilimento bolognese.
Insomma, lo scorso 16 aprile si è tenuto a Milano un brindisi di presentazione della prima B450 Scrambler quasi definitiva, alla presenza di numerosissimi appassionati e personaggi del settore. La festicciola si è tenuta allo Spazio Acquadimare di Via San Gallo, base operativa della famiglia Bassi, che da un paio d’anni condivide entusiasticamente con Umberto Borile la sua avventura di artigiano della moto. Con entusiasmo, e anche con un certo successo, se consideriamo che dell’ultraleggera, simpaticissima Multiuso 230 sono stati venduti 100 esemplari dallo scorso ottobre ad oggi e, scusate se è poco, di questi tempi e con una capacità produttiva non certo impostata per numeri elevati.
Costruzione artigianale
La nuova Scrambler Made in Vo’ Euganeo (Padova) è più che evidentemente – e giustamente - ispirata all’antenata bolognese. Ha un telaio monotrave in alluminio a culla chiusa, con forcellone a bracci tondi e, nella versione definitiva, monterà un avantreno esteticamente uguale a quello che vedete, ma con forcella Marzocchi e nuove piastre con avanzamento differente dall’attuale, come diversi saranno i freni, sempre a disco naturalmente. Confermati gli ammortizzatori Bitubo che vedete nelle foto, tarati però un po’ più generosamente, a favore dei fondoschiena di chi sta in sella. Quanto alle ruote, i cerchi sono da 19” davanti e 18” dietro, equipaggiate con pneumatici Mitas 07 da 100/90 e 130/80.
Il motore B450 monta dunque cilindro e testa posteriori di un Ducati 1100, quindi con raffreddamento ad aria e distribuzione desmodromica a due valvole azionata da cinghia dentata. Invariato l’alesaggio di 98 mm, cambia invece la corsa, ridotta da 71,5 a 60 mm, per ottenere una cilindrata effettiva di 452,6 cc, ed è presente anche un contralbero di bilanciamento. Si tratta dunque di un motore a corsa corta, quindi propenso a girare alto, ma dotato di masse volaniche abbastanza grandi per favorire la coppia. Questo motore è stato realizzato con la preziosissima collaborazione di Francesco Villa, fratello del grande Walter, 4 volte campione del mondo della 250 e 350 in sella alle ottime Aermacchi/Harley–Davidson, scomparso nel 2002. «Uno che lavora ancora con il tecnigrafo e la fresa manuale, quando mi serve qualcosa corro da lui, e mi risolve tutti i problemi» racconta con ammirazione e affetto lo stesso Borile di Francesco, classe 1933, ex pilota di buon livello negli anni 50/60 oltre che tecnico sopraffino e costruttore delle note motociclette Villa.
Naturalmente qui non si parla di carburatori, ma di iniezione elettronica digitale Weber-Marelli, con corpo farfallato da 40,5 mm di diametro. E la benzina arriva da un serbatoio da 9 litri piazzato sotto la sella, con tappo di rifornimento incastonato nel finto serbatoio, costituito da una lastra di alluminio sagomata che copre la scatola filtro, con le classiche guance cromate caratteristiche delle antenate Ducati. L’alimentazione è dunque anteriore, mentre il collettore di scarico scende all’indietro, terminando in un bel silenziatore cilindrico con terminale classicamente a fetta di salame, realizzato dalla mantovana Spark. Da notare che questo motore è anche dotato di cambio estraibile a 6 marce. Quanto alla strumentazione, l’ambiziosissimo cruscotto digitale che potete vedere in foto (con la simpatica raccomandazione Vai piano Umbe inserita dall’elettronico Giuseppe Guerra) è naturalmente provvisorio: il definitivo sarà infatti sostituito da una coppia di strumenti analogici stile vintage, decisamente molto più in linea con questa moto.
Su per i colli
Il giorno seguente il simpatico aperitivo a base di salame, formaggio, cioccolato e vinello, insomma, eccomi presente all’appello dalla concessionaria Factory Bike di Albiate, poco distante dall’autodromo di Monza, dove Umberto e signora, assieme a Simon Green, che cura l’immagine di Borile all’estero, al giovane Alberto Bassi – appassionato motociclista ed Amministratore della Umberto Borile & Co srl – mi attendevano con in mano la chiave della B450 Scrambler pronta per l’uso. Un prototipo avanzato, soggetto ad ulteriori affinamenti, ma comunque interessante per farsi un’idea di quella che presto sarà la versione pronta per la produzione: il che, se tutto andasse per il verso giusto, e i fornitori consegnassero per tempo il materiale per realizzare i 200 pezzi previsti, potrebbe anche avvenire verso la fine dell’estate, a un prezzo non ancora stabilito al centesimo, ma che dovrebbe aggirarsi sui 12.500 euro.
Elettronica
«Il motore al momento soffre di una noiosa mancanza elettronica sui 2.000 giri, che ovviamente è destinata a sparire» si scusa Umberto Borile, soggiungendo: «con questo evento volevamo far vedere che la moto c’è, che esiste, ed entro un mesetto sarà perfetta» prima di affidarmi la Scrambler-laboratorio per un giro sulle piacevoli collinette brianzole.
Il nuovo mono semi-Ducati prende vita allegramente non appena premuto il pulsantino, e risponde alla minima rotazione della manopola del gas (dolcissimo come un ride-by-wire) con la verve di un motore da corsa. E con una voce allo scarico decisamente in linea con lo stile anni sessanta: corposa, tonica, decisamente… difficile da omologare. Vedremo in seguito come si risolverà la questione sound: qui Umberto teneva a farci entrare per benino nell’anima della sua Scrambler, che attualmente gira a 8.200, ma tagliati dal limitatore, perché l’obiettivo è a quota 9.000. Come cavalleria, il prototipo è a quota 40 cv alla ruota, destinati a diventare 45 nella versione definitiva.
Frizione morbida, gas, come già detto, dolcissimo, dentro la prima di un cambio dall’escursione lunghetta, ma tanto dolce e silenzioso da sfidare la sensibilità di chi guida, e via. Posizione in sella naturalissima, angolo di sterzata più che buono per muoversi nel traffico, la B450 Scrambler – sembrerà un’ovvietà, ma è così – con i suoi 130 chili è leggera come uno scooterino leggero. Certo, le ruote sono abbastanza alte, scatta un minimo di adattamento alle gomme Mitas semi-tassellate, si cerca di guidare al di sopra del “buco di carburazione”, ma la moto comunque è divertente, spinge bene ai medi regimi e sembra propensa a notevoli allunghi, che però è difficile provare con tranquillità su queste strade, belle ma sempre un po’ trafficate. La B450, insomma, è vivace ed agile, in questa configurazione frena discretamente bene, e tutto sommato vibra meno di quanto mi aspettassi: anzi, sulla pedane non si avvertono vibrazioni, mentre sul manubrio si fanno sentire – a memoria mia – forse un po’ più che sul vecchio Scrambler bolognese.
Bene, ora aspettiamo la versione definitiva di questa bella replica di una celebre Ducati, consci del fatto che stiamo parlando di una moto, molto di nicchia, creata da un appassionato artigiano che, cosa assolutamente rara, si è occupato di realizzarne anche il motore. E che, giocoforza, costerà circa 12.500 euro. Una cifra, per così dire, da amatori.
scrambler borile
complimenti!