HONDA VT 750 Shadow Spirit
L'ombra spiritosaIl periodo in cui in giro pullulavano le custom giapponesi - in particolare di media cilindrata, Honda Shadow 600 e Yamaha XV535 per buona parte – si perde ormai nella notte dei tempi: si torna al secolo scorso, giusto per metterla giù dura. Oggi il fenomeno è drasticamente limitato, anche se nei listini delle Case giapponesi figurano ancora vari modelli di questo segmento di ispirazione USA, ove peraltro il mercato chiaramente è il più importante per questo genere di moto. Qui in Italia, insomma, le custom “piccole” non esistono più: la cilindrata minima disponibile è di 750 cc, con motore ovviamente bicilindrico a V, come impone il regolamento non scritto della categoria (le Harley sono così, quindi…). Sono due i modelli che montano questo motore, e si tratta delle uniche due custom attualmente presenti nella gamma Honda. Naturalmente si chiamano Shadow: la più pacioccona, con i parafanghi avvolgenti, la ruota anteriore da 17”e qualche lustrino in più costa 7.750 euro (franco concessionario). Quella che abbiamo provato invece è la Shadow Spirit, che costa 100 euro in meno e che è disponibile in due tinte monocolore: Graphite Black e Digital Silver Metallic. In entrambi i casi, i prezzi di listino si decurtano di 500 euro grazie agli incentivi per la rottamazione.
La Honda Shadow Spirit è la classica custom , con la sua brava ruota anteriore da 21” con la gommina stretta da 90/90 di rigore. Cromature diffuse, serbatoio e filtro dell’aria a goccia, comandi a pedale “tutto in avanti” (con supporti massicci e bruttini) e doppio scarico semi-sovrapposto fanno parte del gioco. Idem per le ruote a raggi (purtroppo non tubeless) e la consolle cromata sul serbatoio, ove spicca il grosso tachimetro analogico con all’interno il piccolo display digitale per i chilometraggi (totale e due trip) e, sotto, quattro spie. Altre due sono incastonate nella piastra di sterzo, per la riserva e la luce abbagliante, mentre sulla destra del serbatoio c’è il tappo di rifornimento, con serratura. Il blocchetto della chiave di accensione è defilato sotto la coscia sinistra di chi guida, e quello del bloccasterzo è piazzato sotto al cannotto, come ai vecchi tempi. In compenso, la Shadow Spirit monta di serie l’antifurto immobilizer elettronico H.I.S.S.
Il motore
Il bicilindrico delle Shadow è un “V stretta” di 52° da 745,5 cc, raffreddato a liquido e con distribuzione monoalbero a 3 valvole per cilindro (come sulle Transalp fino alla versione 650), alimentato naturalmente tramite iniezione elettronica. Rispetto alla cilindrata non è certo un mostro di potenza, anzi, quello della Spirit eroga 41,5 cv a 5.500 giri con una coppia di 6 kgm a 3.500, mentre la Shadow standard vanta rispettivamente 45,6 cv e 6,5 kgm a parità di regimi. Ma la sua dote vincente è comunque la linearità e la dolcezza di erogazione, doti particolarmente gradite a chi ama andarsene tranquillamente a spasso. Il cambio naturalmente è a 5 marce, abbinato a un’ottima trasmissione ad albero cardanico. Da notare il radiatore stretto e lungo, quindi per nulla invadente, piazzato in mezzo ai due tubi anteriori del telaio a doppia culla: sopra al radiatore stesso è sistemata una copertura in plastica che si estende a riempire la zona compresa tra il cannotto dello sterzo e il serbatoio, al fine di nascondere cavi, fili e che altro.
La ciclistica
Telaio in tubi tondi d’acciaio a doppia culla chiusa, abbiamo detto: un classico per moto del genere, con un angolo di cannotto ovviamente molto pronunciato (ben 34°30’) in modo da ottenere un’avancorsa altrettanto importante (158 mm), vuoi per dare alla moto il tipico look da chopper, vuoi per consentire alla ruotona da 21” di scorrere lungo i 115 mm di corsa della forcella. Quest’ultima ha gli steli da 41 mm di diametro, e non è regolabile. La sospensione posteriore, affidata al forcellone in acciaio (nel cui braccio sinistro gira l’albero di trasmissione), spicca per intelligenza, pur non essendo nulla di stravolgente: abbiamo infatti una classica coppia di ammortizzatori regolabili in precarico molla su 5 posizioni, però date un’occhiata alle loro molle, e noterete subito la grande distanza tra le spire. Su moto di questo tipo, i colpi assorbiti dagli ammortizzatori passano direttamente alla spina dorsale di pilota e passeggero, spesso con sonori e massacranti fondo corsa degli ammortizzatori con molle a spire più fitte, specie quando si affronta il temibile pavè cittadino. Qui abbiamo un’escursione di 90 mm e una capacità ammortizzante invidiabile per la categoria, per la gioia di chi sta in sella alla Spirit. Bella mossa davvero. Il capitolo freni recita di un disco anteriore da 296 mm con pinza a 2 pistoncini, mentre dietro, inserito in una ruota da 15 pollici con gomma da 160/80, ci si becca il vetusto tamburo da 180 mm: uno dei motivi, probabilmente, per cui il costo della Spirit è inferiore rispetto a quelli delle sue concorrenti giapponesi da 800 e 900 cc. Quanto alle gomme, abbiamo le inaffondabili Dunlop D401.
Su strada
Quando si raccontano le proprie impressioni alla guida di una qualunque custom, è praticamente inevitabile scivolare in luoghi comuni e banalità varie, ma tant’è…
La Honda dichiara circa 248 chili in ordine di marcia per la Shadow Spirit, e muovendola da fermo non stentiamo a crederci: del resto qui c’è tanto metallo, e francamente di custom leggere di cilindrata medio alta fatichiamo a ricordarci. Una delle peculiarità delle custom solitamente è quella di avere il baricentro bassissimo, il che però porta vantaggi, ma anche svantaggi: tra i primi, una volta in movimento (non a spinta, ovviamente...) il peso si sente molto meno, ed essendo generalmente le selle molto in basso anche i piccoletti ne possono giovare per contro, con moto del genere si piega davvero poco, specie dal lato scarichi, e ai materiali di consumo consueti (benzina, gomme , pastiglie freni etc,) facilmente si aggiungeranno pedane, marmitte, stampelle laterali e perché no, i tacchi delle scarpe nel caso di comandi a pedale così in avanti. Questo non solo se ci si lascia un po’ prendere da una guida allegrotta, ma anche viaggiando tranquilli, magari sui tornanti di montagna.
- 41,5 cv a 5.500 giri con una coppia di 6 kgm a 3.500
Quanto alla geometria di sterzo e all’avancorsa pronunciate abbinate alla ruota anteriore così alta, nelle manovre a bassa velocità – tipo in mezzo al traffico - ci si scontra subito con un avantreno piuttosto pesante, specie in sottosterzo. Ma quando non si è invischiati tra le auto, con la Shadow Spirit è davvero piacevole andare in giro, perché ha una buona maneggevolezza. Perlomeno da soli, perché per il passeggero/a la vita è davvero triste, quantomeno senza un poggiaschiena, pardòn, un sissybar, in suo aiuto. Ma facciamo gli egoisti, e pensiamo a noi che guidiamo. La postura in sella è comoda, il manubrio non è di quelli stravolti, e tutti i comandi (frizione, cambio, freni, acceleratore) sono ben sistemati e davvero dolcissimi. Il tamburo posteriore sfoggia una progressività degna di nota, con l’unico neo che può avere un tamburo: ogni tanto va regolato tramite l’apposito registro. Il disco posteriore è a sua volta soddisfacente, sia come potenza che come modulabilità del comando. La guida della Spirit risulta quindi gradevole, armonica e anche divertente, specie sui percorsi a curve lunghe, altrimenti si stringe il cuore a far da compasso su pedane e altro per girare, e oltretutto insistendo scatta il sottosterzo e in uscita di curva si va larghi. Il motore è piacevolissimo, molto dolce ed elastico e con un buon vigore fin dai bassi regimi ha una “voce “ corposa ma lungi dall’essere fastidiosa, la silenziosità della meccanica- cambio e trasmissione finale compresi - è inappuntabile e non comunica vibrazioni degne di nota.
Si può viaggiare a lungo, con moto così? Certo, basta un paio di borse morbide da sella e, volendo, un piccolo parabrezza, e con il serbatoio da quasi 15 litri potete calcolare un’autonomia media di circa 200 chilometri, prima che la spia della riserva (3,5 litri) si accenda. La Spirit non è un razzo: GPS alla mano supera appena i 165 orari effettivi , il che potrà magari interessare ai tedeschi. Sulle nostre autostrade, meglio se con una borsa da serbatoio a farvi da scudo se il parabrezza non vi va, i 130 si possono comunque tenere tranquillamente.
Pregi
Duttilità e silenziosità meccanica del motore - vibrazioni scarse - guida facile - freni efficaci - ammortizzatori confortevoli per la categoria
Difetti
Pneumatici con camere d’aria - possibilità di piega ridotta - comfort passeggero scarso
ma è custom
soldi buttati
imbarazzante, il passeggero è scomodissimo. Tanto vale comprarsi
uno scooter.