Yamaha YZF-R1 2012
Big Bang sotto controllo!Parto con il traction control su “6”, quello che sulla carta dovrebbe impedire sin dal nascere qualsiasi perdita di aderenza e la mappatura Standard (la B è buona per il bagnato e la A per la guida “spettacolo”). E così è.
Sotto la spinta poderosa del 4 cilindri Yamaha, il 190 posteriore fatica non poco a tenere a bada i 182 Cv erogati dal quattro cilindri di Iwata a 12.500 giri (la coppia massima è di 115,5 Nm a 10.000 giri), ed ecco che l’elettronica prende il sopravvento, e segnalando con il lampeggio di una spia sul cruscotto, riporta nei ranghi il pneumatico posteriore.
La parte tortuosa del tracciato mette in evidenza una buona rapidità di inserimento, aiutata anche dal profilo del pneumatico anteriore, che però tende a scomporre l’assetto quando si rilascia la leva del freno nella parte iniziale della curva.
In pratica, in fase di staccata la carcassa tende a flettere eccessivamente, e continuando a frenare anche nella fase iniziale di inserimento una volta che si scarica l’avantreno, rilasciando la leva del freno il pneumatico riprende “forma” troppo repentinamente, innescando degli ondeggiamenti fastidiosi che possono portare anche a un moderato sottosterzo.
Chiusura di gas, un colpetto al pulsante di selezione sul blocchetto sinistro, e scendo a livello “5”. Cambia poco, ma qualcosa cambia, in uscita di curva a gas spalancato la R1 pattina quel tanto da non mettere in apprensione il pilota, ma senza trasmettere la sensazione di “non fare strada”. Il taglio di erogazione avviene in base alla situazione anche se solitamente la sequenza di intervento prevede la parzializzazione dei corpi farfallati, quindi una variazione dell’anticipo di accensione, per poi tagliare direttamente l’alimentazione quando si è andati davvero oltre.
Presaci la mano scendo con il TCS a livello “4”, e qui le cose cambiano decisamente. I sovrasterzi quando si spalanca il gas senza ritegno, iniziano ad essere consistenti, e la scarsa propensione pistaiola delle Power Pure emerge in maniera decisa. Un breve assaggio dei livelli “2” e “1” mi porta a tornare sui miei passi, prima di combinare un guaio!
La frenata
I trasferimenti di carico in staccata sono mitigati in parte dal nuovo assetto del posteriore, che risulta leggermente più alto, e soprattutto dall’intervento poco aggressivo del freno anteriore, che deve essere “strizzato” per benino prima di ottenere una decelerazione consistente. Questa sua modalità di intervento permette un trasferimento di carico meno repentino, con un vantaggio per il posteriore della moto che rimane più composto. Tra i difetti annoverati dalla versione precedente avevo segnalato l’eccessivo calore del sottosella, e purtroppo nulla è cambiato, e l’indisponibilità dell’ABS che ancora non è possibile montare. Un passo avanti invece per la disponibilità del Traction Control e per la guidabilità in generale, che mi è parsa migliorata, ma in questo hanno avuto un ruolo fondamentale i pneumatici, come potete leggere qui di seguito.
Cambio scarpe
Il tempo di pranzare e subito dopo troviamo le nostre R1 gommate fresche. Sotto le termocoperte si intravedono però delle gomme molto più adatte alla situazione odierna. Rimaniamo in territorio Michelin, ma al posto delle Power Pure troviamo delle più prestanti Power One 2CT (pressione a caldo 2.3 / 2.1).
Il comportamento in pista della Yamaha R1 cambia diametralmente, ed in meglio. Il grip offerto dalle Power One 2CT permette di spingersi fino ai livelli più bassi del TCS senza rischiare di giocare a Shangai con le ossa. L’intervento è meno “palpabile”, e solo in pochi punti della pista notiamo con la coda dell’occhio la spia del traction che ammicca dal cruscotto, mentre sotto le terga l’intervento è davvero impercettibile.
Avendo provato recentemente la versione priva del TCS, posso affermare che un aiuto elettronico (con la funzionalità di quello Yamaha) psicologicamente, ma anche alla prova dei fatti, aiuta non poco.
Il poter agire sul gas senza troppi preamboli, ma soprattutto poter sfruttare fino in fondo gli oltre 180 CV del 4 cilindri a scoppi irregolari, derapando quel tanto che basta a fare andare la moto più forte… è davvero gasante!
Questo TCS, senza raggiungere la sofisticazione di quelli montati sulla BMW S1000 RR, ma soprattutto quello della Aprilia RSV4 APRC, funziona davvero bene con una logica di funzionamento paragonabile a quella del sistema montato sulla Kawasaki ZX-10R, e permette alla YZF-R1 2012 un incremento prestazionale alla portata di tutti.
Non si deve essere più dei piloti per avvicinare i limiti di questa superbike, l’importante è fidarsi dell’elettronica!
Pregi
Funzionalità TCS | Prestazioni motore soprattutto ai medi regimi | Finiture
Difetti
Calore sottosella | Mancanza ABS
bella
amore a prima vista