Rally dei Faraoni 2012: a Przygonsky la quinta tappa. Barreda ancora leader
Giampietro Dal Ben è rientrato dalla sua presunta vacanza in Sudan, Franco Picco ha raggiunto la sua squadra al bivacco di Tibnyja, e tutti i colpi di scena in sospeso dal giorno precedente sono andati in archivio. La penultima tappa dal Faraoni, tra Abu Mingar e Tybnija, 420 chilometri, che riporta la carovana del Faraoni al bivacco di Tybnija, lasciato due giorni fa per sportare il Rally nel profondo Sud egiziano, propone nuovi temi, i più importanti dei quali sono imposti dall’evoluzione della gara.
Joan Barreda, in testa dal primo giorno di gara, ha completato con la giornata di oggi il suo ciclo universitario alla Scuola Superiore dei Grandi Rally, e domani verosimilmente uscirà dall’ateneo egiziano con una laurea a pieni voti. È andato in testa, ha attaccato per consolidare il vantaggio, ha vinto una tappa andando in fuga in perfetta solitudine e, finalmente, ha imparato a gestire una tappa da leader, controllando le risorse e gli avversari. Alla partenza era logico attendersi una grande giornata per il polacco Przygonski, ed il polacco, partito alle spalle di Barreda, ha attaccato subito ed è andato a riprendere un leader rilassato, per poi allungare a concludere con il miglior tempo, seppure di poco inferiore a quello di Barreda. Tutto, in un certo senso, logico, prevedibile. Di anomalo c’è solo la prova opaca e “pericolosa” del compagno di squadra di Barreda, Paulo Gonçalves. L’irruente portoghese, in luogo di proteggere le spalle del capo squadra, è partito su una pista sbagliata, intorno al KM 70, e si è perso su una pista che non portava da nessuna parte, percorrendo una quarantina di initili chilometri, quanto sono bastati a Gonçalves per rimanere senza benzina più avanti. Globalmente, non è certo il tipo di “collaborazione” che un leader possa auspicare, per esempio in una gara come la Dakar dove ogni aspetto tattico deve essere curato in modo maniacale, ma è certo che l’episodio darà al Team Manager del Team Husqvarna-SpeedBrain utile materia di riflessione.
Dopo la sfortunata terza tappa, Jordi Viladoms ha riallineato, per quanto possibile, la sua corsa sui giusti binari. Con la tappa di oggi, e con il “favore” fattogli da Gonçalves, il Pilota Bordone-Ferrari recupera la terza posizione del Rally e, soprattutto, la seconda nel Campionato del Mondo, che era l’obiettivo principale della partecipazione al Faraoni di quest’anno. Per lo spagnolo è stata una tappa comunque difficile, a causa del persistente dolore alle costole, e per questo Vilafoms ha giocato la sua mano di carte con grande attenzione, sfruttando le caratteristiche della tappa. Nella prima parte, più sconnessa, ha atteso di essere raggiunto da Salvatierra, lasciando al boliviano di condurre nelle parti più accidente e veloci, ed occupandosi di quelle dove era necessario navigare. Solo nel finale di speciale Viladoms, saputo che Gonçalves era in giro per il deserto senza una meta precisa, ha spinto sull’acceleratore per mantenere l’avversario a debita distanza. L’”accordo” con Salvatierra ha dato vantaggi ad entrambi: il latino americano ha consolidato la sua quinta posizione, e l’iberico torna sul podio del Faraoni ad una tappa dalla fine.
Diocleziano Toia si sente sempre meglio, ed il settimo posto di oggi trova conferma nell’andamento della generale. Per l’”ufficiale” Beta-DIRT Racing, è una bella sensazione. Non tanto per il risultato quanto, come afferma lo stesso Toia, per quella “birra” in più che ti scorre dentro quando scorri sulla pista a fianco di “gente importante”. Toia è “strano”, nel senso che dimostra una buona maturità, che non necessariamente gli viene dall’età. Gli spazi aperti delle piste desertiche sono spesso ingannevoli e non danno alcun segnale d’allarme, e non è affatto raro che un pilota sopravvaluti le sue capacità, o semplicemente non si accorga di aver superato il limite. Il “Tatuato”, invece, si compiace dei propri progressi ma allo stesso tempo si analizza con una certa freddezza, ed in questo registro riesce a trovare la formula del controllo degli eccessi.
Oggi una “valanga” di piloti ha sbagliato strada. Il fatto non ha una spiegazione chiara. Dopo il KM 65, ad un cambio di rotta, tutti si sono diretti su un Cap leggermente diverso, più stretto rispetto ai 285° indicati dal road book. Poiché le indicazioni successive erano molto più avanti, dopo una quarantina di chilometri si sono trovati largamente fuori dalla pista corretta, alcuni fuori asse anche di dieci chilometri. Camelia Liparoti, la Campionessa del Mondo Femminile, era una di queste. Con il suo Quad a motivi cromatici rosa, la Italo-Francese si è trovata in un punto senza riferimenti. È salita in cima ad una duna per osservare dall’alto la situazione, ma nessun riferimento le è venuto in aiuto. Nessun concorrente passava di lì e, con naturale, femminile apprensione, non si fidava a segnalare la sua presenza ai pochi autoctoni di passaggio. A togliere la bionda dall’imbarazzo, ha pensato il PC Course che, vista sul monitor dell’Iritrack la posizione della livornese, le ha lanciato un salvagente facendo uscire dall’altoprlante dello strumento la voce calda e rassicurante di Ives: “Signorina, non stia lì a pensare troppo e prenda la decisione che è più logica. Vada verso Nord”. Camelia Liparoti si è svegliata dal momento di torpore, ha riacceso il suo quad ed ha seguito il pensiero “logico”, ritrovando la pista qualche chilometro più avanti.
Sabato 7, ultimo giorno del Faraoni, si corre la sesta tappa. Non si tratta di un pro-forma, ma di una tappa, come del resto lo è stata la prima, consistente. 308 chilometri, terreni che diventano sempre più duri e veloci, con una serie di “ostacoli” rappresentati da piccoli cordoni, lunghe pietraie, quei micidiali avvallamenti improvvisi imputabili ai rari corsi d’acqua per la maggior parte dell’anno in secca. Al Faraoni vige più che mai la regola di non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. È l’ultimo chilometro non di rado è stato fatale a più di un concorrente. La vigilia è dunque quella dell’ultimo bivacco. A Baharija hanno fatto le cose in grande, perché l’ultima sera sotto il tendone è anche una specie di incontro cerimoniale.
Quest’anno il catering è stato di primo livello. Al bivacco si è mangiato bene, benissimo. Protagonista tra i fornelli del Faraoni è Francesco Gallo, un napoletano di 56 anni che ha vissuto per trent’anni lontano dall’Italia, cucinando le sue specialità in tutto il Mondo. In Asia e per i fini palati giapponesi, dalla Polinesia ai Caraibi, da un emisfero all’altro fino alla Nuova Caledonia, persino sui grandi velieri della storia della marineria in un paio di occasioni. In ogni luogo ha portato la migliore cucina italiana, e da un continente all’altro ha saputo integrare il suo genio con le più pregiate “contaminazioni” locali. Gallo vive adesso in Egitto, ha una casa a Sharm El Sheik e da questanno è lo Chef del Faraoni. Per il cenone del bivacco finale del Faraoni 2012, oltre agli spaghetti alla carrettiera o agli gnocchi alla sorrentina, Francesco ha preparato una gigantesca torta celebrativa, una sua ricetta denominata italianamente “Il Nutellone”. Non lo potrà assaggiare Ramon Gutierrez, in corsa con la PKL di Fernando Prades. Lo spagnolo è stato particolarmente sfortunato e, al termine di una tappa egregia, al termine del trasferimento e proprio in vista del Bivacco, è caduto nel fesh-fesh riportando una forte contusione lombare. Per accertamenti è stato trasportato all’ospedale del Cairo.
Piero Batini
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