Nico Cereghini: "Ordini di scuderia e occhi negli occhi"
Ciao a tutti! Quel poverino di Melandri si è tirato addosso un sacco di critiche ma non si vede cosa avrebbe dovuto fare. Una gara l'ha lasciata al compagno Guintoli che è ancora in corsa per il mondiale, la seconda invece se l'è tenuta perché alla generosità c'è un limite, e alla fine, forse, la mossa più sorprendente e contestata è stata quella frase circa la figlia da guardare negli occhi. Una espressione un po' latino americana, una cosa alla Maradona.
E così, per vederci chiaro, ho chiamato due amici che tanto tempo fa ebbero a che fare con famosi ordini di scuderia e agirono diversamente: Gianfranco Bonera che nel '74 ubbidì al muretto MV e rinunciò così a un titolo mondiale in 500 che per lui sarebbe stato unico, Luca Cadalora che nel 1993, a Donington, ignorò la tabella che gli ordinava di aspettare e far passare Wayne Rainey e vinse la 500 facendo arrabbiare Kenny Roberts.
"Non lo rifarei - comincia Bonera - ma sono sereno: i meccanici, gli amici, insomma quelli che contano, sanno che quel titolo era mio. Ma la mia vicenda non è paragonabile, io non ero un pilota affermato, si può dire che passai dagli juniores alla MV, avevo soggezione, non avrei potuto fare diversamente. E poi sai una cosa? Quella volta mi dissi: non vinco quest'anno, lo farò l'anno prossimo...".
E invece...
"E invece nello sport non si può e non si deve regalare niente. Deve vincere il più forte e basta".
Gianfranco ha un figlio motorista in Yamaha, e ha ben due figlie: mi conferma che può guardarle negli occhi senza particolari difficoltà. Come Luca Cadalora, anche lui ha due femmine e dichiara che per guardarle negli occhi occorre aver fatto molto di più che vincere o perdere una gara.
"Però la prima corsa di Magny Cours era inguardabile. Se un pilota deve vincere il titolo - aggiunge il modenese - vinca le gare. Se servono giochi, vuol dire che la squadra ha sbagliato qualcosa prima, e allora fondamentale diventa l'accordo tra i piloti. In 125, quando mi giocavo il mondiale con Gresini, la federazione temeva che avremmo combinato qualche pasticcio e allora ci convocarono: volete mettervi d'accordo? Noi rispondemmo no, vogliamo giocarcela alla pari. Però le cose bisogna dirsele in faccia".
E infatti Kenny, finita la gara di Donington, faccia a faccia dentro un camion ti insegnò una bella serie di ingiurie tipicamente americane...
"Sì, però li non c'erano accordi, anche perché una mia vittoria non era neanche contemplata. Già a Brno, per il GP successivo, eravamo in armonia e Wayne vinse meritatamente la corsa. Nessun rimpianto: lui non aveva bisogno di regali e io avevo ottenuto quello che volevo, il mio valore era stato riconosciuto e allora sì che avrei fatto il massimo per la squadra e per Rainey".
Adesso ho le idee più chiare. Anche voi, spero. Bonera e Cadalora se la passano ugualmente bene e a proposito di sguardi aggiungono una sola cosa. Da spettatori, preferiscono vedere le gare vere. E noi pure.
Roby684219
Ma è così difficile da capire che Melandri doveva aiutare Aprilia, non Guintolì? Che poi sia anche il Francese ad averne un vantaggio non dovrebbe interessargli, perchè l'Aprilia tutta lo ringrazierebbe, da Albesiano a Colannino, fino agli operai in fabbrica ed i concessionari che vendono il prodotto finito. Certo forse non ne avrebbe un guadagmo a livello economico, ma potrebbe aiutare migliaia di persone ad avere un lavoro e a vivere dignitosamente. Tu e Melandri dovreste imparare da Diablo76 ad essere meno egoisti!!!
Saluti Diablo :-))
No, non sono corretto, ah ah ah!