SBK 2018. Marco Barnabò e Xavi Fores. La forza di una squadra unita
In molti pensavano che i risultati del team Barni Racing a Phillip Island fossero un caso isolato, il frutto di una serie di situazioni favorevoli, ma il secondo posto di Fores in gara 1 a Buriram, ad un secondo e mezzo dal campione del mondo Rea e davanti alle Ducati ufficiali, non può essere considerato un altro mezzo miracolo, ma al contrario la definitiva consacrazione del pilota spagnolo e del team “made in Bergamo” capitanato da Marco Barnabò.
Una struttura privata che ha debuttato in Superbike solo quattro anni fa, che è sempre rimasta fedele alla Ducati e che ha sempre creduto nel lavoro. Le due interviste che seguono a Marco Barabò e a Xavi Fores hanno molti punti in comune, che sono la dimostrazione della perfetta sintonia che si è creata tra team e pilota e che è senza dubbio alla base dei successi del Barni Racing Team.
Quarto e terzo in Australia e secondo oggi. Marco Ti aspettavi un inizio così?
«Siamo contentissimi di questo nostro inizio di stagione. Sinceramente non mi aspettavo di fare così bene e tantomeno di salire sul podio in questa pista che a Xavi non piace. Lui soffre il caldo così come lo soffre la Panigale, che con le alte temperature consuma prima le gomme. Invece abbiamo fatto una grande gara e ottenuto un risultato che ci riempie di gioia e ci da molta fiducia per il prosieguo del campionato».
Fores si sta rivelando un ottimo pilota.
«Rispetto all’anno scorso penso che sia solo più convinto dei propri mezzi. E questo anche perché siamo stati bravi a fargli sentire che crediamo in lui. Sono tre anni che Fores è con noi ed insieme abbiamo fatto un percorso impegnativo, senza mai perdere la fiducia in noi stessi, nemmeno quando il primo anno prendevamo anche 30 o 40 secondi dal primo. Abbiamo tenuto duro, non abbiamo mai smesso di lavorare e di dare il massimo. Noi abbiamo migliorato il nostro metodo di lavoro e lui si è adattato sempre di più alla nostra moto. Tutto questo, assieme alla decisione di continuare con lui anche quest’anno, ci ha portato a questi risultati».
Ritieni che la diminuzione dei giri motore vi abbia dato una mano?
«Non credo. Le nuove regole sono positive perché hanno l’obiettivo di avvicinare i privati agli ufficiali, ma ritengo che la diminuzione dei giri non abbia influito sui nostri risultati di quest’anno».
Qualcuno dice che non siate proprio un team privato.
«Se non sbaglio un team ufficiale ha un supporto tecnico ed economico direttamente dalla casa madre e quindi noi di ufficiale non abbiamo proprio niente. Chiunque può comperare una moto come la nostra dalla Ducati, però poi ci deve lavorare sopra con tecnici di valore per renderla competitiva e deve scegliere il pilota giusto per portarla al massimo. Siamo con Ducati dal 1995 e siamo rimasti l’unico team privato ad utilizzare le moto della casa italiana. Siamo rimasti fedeli a Ducati in tutti questi anni, nel bene e nel male ed è chiaro quindi che il nostro rapporto con loro sia particolare, ma restiamo un team privato. I nostri risultati derivano solo dal lavoro di tutti noi. Negli anni sono riuscito a costruire una squadra nella quale ho molta fiducia. Così come siamo stati bravi e scegliere e ad avere fiducia in Fores, lo siamo stati anche con i nostri tecnici, con la convinzione che il lavoro e la costanza alla fine paghino».
Ora siete terzi in classifica. Devi iniziare a pensare in grande.
«Certo non dobbiamo perdere punti e dobbiamo usare il cervello, ma noi restiamo sempre con i piedi per terra. Nella nostra storia agonistica abbiamo vissuto momenti belli e altri meno belli. Godiamoci questo podio e guardiamo avanti, certi delle nostre capacità ma senza cambiare mentalità. Siamo solo all’inizio della stagione e per esperienza so che le cose cambiano in fretta. Abbiamo fatto bene su una pista sulla quale non siamo mai andati forte e poi magari non faremo risultato su piste che riteniamo favorevoli. Le corse sono così».
Ecco cosa ci ha dichiarato Xavi Fores
Sei contento della tua gara odierna?
«Questa per me è stata come una vittoria, anche perché sono arrivato secondo a un soffio da Rea, su di una pista dove in passato il mio miglior risultato era stato un ottavo posto. Inoltre io con il caldo non riesco ad esprimermi al massimo. Oggi invece è andato tutto bene».
Raccontaci brevemente la tua gara
«Dopo una buona partenza ho perso del tempo per superare Camier. Quando ci sono riuscito ho cercato di tenere un passo molto veloce, con il doppio obiettivo di recuperare su Rea e di staccare quelli che mi seguivano. Nel finale, anche se mi ero reso conto che Johnny non era più raggiungibile, ho comunque spinto forte senza perdere mai la concentrazione, anche perché Davies stava rinvenendo molto forte. Ci tenevo tanto a questo secondo posto, per me e per la mia squadra e sono contento di averlo conquistato».
Per domani cambierai qualcosa?
«Per domani devo studiare qualcosa con i miei tecnici per avere più grip in uscita dalle curve lente, dove oggi Camier andava meglio di me e mi metteva in difficoltà».
Come sta il piede infortunato ieri?
«Cerchiamo di guardare il lato positivo della cosa. Nella caduta ho danneggiato il nervo al punto tale che ora non sento più dolore. A parte gli scherzi, per fortuna in gara oggi non mi ha dato fastidio più di tanto».
Domani partirai dalla terza fila
«Si è la prima volta che parto così indietro dopo un podio. Non sarà una situazione facile da gestire. Devo spingere forte, ma senza esagerare e commettere errori. Siamo terzi in campionato a nove punti dal primo e devo continuare a fare punti per restare in alto».
Sei stato più veloce delle Ducati ufficiali
«Il team lavora molto bene. Siamo insieme da tre anni e ormai ci capiamo con uno sguardo e questo fa la differenza. Poi loro restano i favoriti e noi gli outsiders».
Molto probabilmente loro vengono in qualche modo aiutati dalla casa madre o forse no, difficile sapere, anzi non è neppure importante che si sappia nello specifico.
Oggi il SBK non è proprio chiaro (Ducati) a parte) chi si possa definire "team ufficiale" nel vero senso del termine. Kawasaki forse.
Tutti gli altri: Yamaha, Honda, Aprilia, BMW non credo che si possano definire tali.
Penso sia vero invece che diversi team ricevano in forma esclusiva dalla casa madre materiale speciale per poi gestirlo in proprio come tutto il resto della squadra.
A volte anche gli addetti ai lavori abusano di questo termine senza preoccuparsi se fanno o meno una buona informazione verso di noi che poi ci facciamo idee non proprio corrette.
Valentino Masini