Superbike 2021

SBK 2021 - E’ Rea che sbaglia o è la nuova Ninja che lo fa cadere?

- La nuova Ninja non asseconda Rea come la precedente e la pista di Most ne ha evidenziato tutti i limiti. Con la Ducati che è altalenante, ora è la Yamaha la moto da battere
SBK 2021 - E’ Rea che sbaglia o è la nuova Ninja che lo fa cadere?

Finalmente sabato scorso, dopo la doppia caduta in gara1, Jonathan Rea lo ha ammesso: “la nostra è una moto nuova e ci vuole tempo e lavoro per svilupparla”.

Per vincere un mondiale la moto perfetta è quella che fornisce le stesse alte prestazioni su tutte le piste, senza doverla ogni volta modificare o sconvolgere, per trovare un buon set up. La vecchia Ninja aveva queste caratteristiche e nel tempo era diventata una macchina da guerra che nelle mani del Cannibale aveva conquistato sei titoli mondiali consecutivi.
Il team la conosceva come le sue tasche e grazie ai dati accumulati nei vari circuiti, Jonny poteva essere competitivo sin dalle FP1 del venerdì mattina. Sapeva come portarla al massimo, ne conosceva i punti forti ed i limiti, ma a superare questi ultimi ci pensava lui, con la sua grinta ed il suo indiscutibile enorme talento.

Negli ultimi anni però prima Ducati e poi Yamaha hanno alzato l’asticella e quindi per la casa di Akashi è arrivato il momento di cambiarla, per migliorarla nei suoi punti deboli. Anche se la Dorna la considera solo un aggiornamento (e per questo non gli ha permesso di aumentare il numero dei giri motore) la ZX-10RR 2021 è una moto nuova, e come tale deve essere sviluppata e migliorata. In questa stagione il sei volte campione del mondo si è spesso classificato tra il sesto e l’ottavo posto nelle FP1, perché i dati riferiti alla moto precedente non potevano essere utilizzati con la nuova ZX-10RR e lui e la sua squadra hanno dovuto lavorare per trovare un assetto che la rendesse competitiva. Ammesso poi che la trovasse, perché su alcune piste Rea non ha potuto esprimersi al massimo.

Nei suoi primi sei anni con la Kawasaki le sue cadute si contano sulle dita di una sola mano, mentre quest’anno abbiamo perso il conto non solo delle sue cadute, ma anche delle sbacchettate e dei suoi miracolosi recuperi alla Marquez. Il nordirlandese è un serio professionista, molto legato alla Kawasaki ed al suo team, che ritiene giustamente parte essenziale delle sue vittorie. Di conseguenza non ha mai utilizzato la nuova moto come scudo per ripararsi dalle critiche.

Però a Most, il circuito che più di ogni altro ha evidenziato i problemi di instabilità della Ninja 2021, ha avuto un piccolo sfogo: “Guido una moto nuova e ci stiamo ancora lavorando. Guardate quanta fatica fanno altre case (BMW e Honda, ndr) a rendere competitive le loro nuove moto. La nostra ha un grande potenziale, ma dovremo impegnarci ancora tanto per riuscire a sfruttarlo a pieno”.

Rea si è fermato qui, senza ovviamente spiegarci cosa ancora non vada sulla sua moto. Parlando a microfoni spenti con alcuni tecnici della casa di Akashi ed analizzando le sue cadute riteniamo che si possa puntare l’indice sull’elettronica ed in particolar modo sul freno motore.

Le cadute di Jonny sono sempre dovute ad una perdita di aderenza all’anteriore, come se intervenga una spinta dalla parte posteriore della moto che sposta tutta l’energia ed il peso sull’anteriore. Sino ad ora, fatta eccezione per alcune piste dove pur senza forzare è riuscito a prevalere, il nordirlandese non ha mai potuto guidare al limite, e sulla pista della Repubblica Ceca ha addirittura deciso assieme alla sua squadra di correre come nel 2019, senza provare a tenere il ritmo di Razgatlioglu o Redding, ma con il solo obiettivo di portare a casa più punti possibili, in attesa di quei miglioramenti che gli permetteranno di sfruttare tutte le sue capacità di guida. Lo conferma il fatto che a breve il team KRT effettuerà due giornate di test privati, probabilmente sulla pista di casa di Barcellona.

La Ninja non è più la moto da battere, e considerate le altalenanti prove dei piloti Ducati al momento la miglior moto del mondiale Superbike è la Yamaha, che va forte con (quasi) tutti i piloti che la utilizzano. Negli anni la moto è rimasta la stessa, ma è stata oggetto di continue piccole migliorie che l’hanno resa una moto “facile” da portare al limite, come sta dimostrando non solo Toprak, ma anche il rookie Locatelli o l’irruento Gerloff, e come ha dimostrato Baz lo scorso anno, quando ha corso in Superbike con il team Ten Kate ed è andato subito forte.

  • giacomino791
    giacomino791, Monserrato (CA)

    Se Rea ha un problema questo si chiama Toprak Razgatlioglu.

    Personalmente non penso neanche che la Yamaha sia complessivamente la moto migliore.
    Non lo è mai in top speed e non lo è mai in accelerazione.

    Penso piuttosto che il turco ci metta molto del suo, soprattutto in staccata dove ha dei riferimenti che gli altri si sognano.

    Chi prova a frenare quanto lui sbaglia, vedi Gerloff quando ha tirato giù Rinaldi o lo stesso Rea a Most in Superpole Race quando ha rischiato di centrare lo stesso Toprak ed è finito lungo perdendo anche la seconda posizione.
  • Stiducatti
    Stiducatti, Corsico (MI)

    La moto di Rea è figlia dell'esperienza in MotoGP, lasciando la quale, Kawasaki ha potuto concentrare tutto l'ex-team di quella categoria e gli sforzi tecnologici sulla SBK e grazie a quanto fino ad allora sviluppato nella classe regina, ha stradominato in lungo e in largo nell'ultimo decennio (non scordiamoci i successi di Sykes).

    Delle altre case NESSUNA aveva mai trasposto in maniera altrettanto massiva e fedele, le soluzioni della MotoGP su una SBK, un po' per necessità (Honda ha sempre farcito all'inverosimile di elettronica le sue RCxxxV per farle stare in pista, ma altrettanto non avrebbe potuto fare su una derivata di serie), altri per marketing (Ducati con la sua insistenza sul V2, quando in MotoGP sviluppava il V4), altri ancora perché carenti in qualche area tecnologica (Yamaha era motoristicamente già in difficoltà in MotoGP, ancora di più nella derivata di serie).

    Poi è arrivata la Panigale V4, nel cui motore (E PURTROPPO SOLO NEL MOTORE) Ducati ha riversato tutta l'esperienza di 15 anni di MotoGP.

    Apriti cielo.

    Accuse, proteste, vaticini funesti paventati dalle Cassandre si verde vestite, che prevedevano un futuro nero per la SBK, destinata ad essere dominata per gli anni a venire da una sola moto, una derivata MotoGP travestita da derivata di serie, un obbrobrio che avrebbe fatto lievitare senza controllo i costi della SBK e fatto scappare i team, minacce quindi di fare anche loro una MotoGP "che ve la facciamo vedere noi"... che poi era quello che avevano già fatto... però ora c'era un aspetto che non andava bene... e cioè che non sarebbero stati più loro a vincere.

    Poi la gioventù del progetto V4, una gestione - oggi possiamo affermarlo senza ombra di dubbio - comica e reciprocamente autodistruttiva della trattativa Ducati-Bautista da parte di entrambi e soprattutto il talento smisurato di un pilota eccezionale quale è Rea, ci hanno messo una pezza.

    E che pezza!

    Però Johnny che oltre a essere pilota atomico, è pure fine stratega, aveva capito che a 'sto giro era andata di lusso, ma che ormai il vantaggio tecnologico di Kawasaki traballava, anche perché le moto nuove stavano fioccando (Honda su tutte, Yamaha, BMW) e ha spinto forsennatamente perché anche Kawasaki mettesse in pista un progetto innovativo.
    Allora ha detto alle lanterne verdi di dare seguito alle minacce così tanto sbandierate contro Ducati, di farla insomma 'sta derivata MotoGP dalle performance spaziali i cui progetti tenevano nel cassetto...

    «Qual è il problema, dai! Fatelo!»

    Il problema è che non c'è più NESSUNA MOTOGP nei loro cassetti e oggi vediamo come avendo spremuto ogni stilla di potenziale da quell'idea originale, comincino a pagare dazio alle nuove soluzioni presentate dagli altri costruttori.

    Vede giusto - così come lo vedevo anch'io - chi rileva quanto indietro siano le altre Kawasaki rispetto a quella di Rea, senza il quale da anni ne staremmo recitando il de profundis.
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