MotoGP 2021. Quattro moto diverse in quattro GP consecutivi
Il weekend del GP di Germania, nota il sito ufficiale di Dorna, è stato speciale per tanti motivi, cominciando dall'epico ritorno di Marc Marquez sul gradino più alto del podio dopo un'assenza di 581 giorni.
La vittoria, l’undicesima consecutiva per Marc al Sachsenring, ha però assunto un significato in più: la Honda, che non vinceva dal 2019, è il quarto diverso costruttore a salire sul gradino più alto in quattro gare consecutive.
E’ la prima volta che accade nell'era della MotoGP, e una cosa analoga si era vissuta solo nella stagione 1975: quando il britannico Phil Read vinse su MV Agusta la 500, il GP del Belgio a Spa, e chiuse così una serie consecutiva dopo Yamaha, Kawasaki e Suzuki, in quattro GP.
Quel campionato 1975 è stato il quindicesimo e ultimo per Giacomo Agostini. Fu anche il primo per un costruttore giapponese in 500 e il primo per una 500 a due tempi. E furono proprio Ago e la sua Yamaha a dare il via alla sequenza di allora, con la vittoria al Gran Premio delle Nazioni a Imola. Seguì il successo di Mick Grant al TT dell'isola di Man sulla sua Kawasaki (unica vittoria della stagione) e quindi il futuro campione del mondo Barry Sheene con la sua prima vittoria con la Suzuki RG al Dutch TT di Assen.
Questa volta sono stati Jack Miller e la Ducati a iniziare la serie positiva dopo aver conquistato il primo posto a Le Mans nel GP di Francia del 16 maggio. Il francese Fabio Quartararo si è preso la rivincita due settimane dopo, vincendo sul circuito di casa della Ducati al Mugello il GP d'Italia; ma poi a Barcellona, dove era il favorito, ha dovuto cedere: il GP di Catalunya è andato a Miguel Oliveira e alla KTM. E infine nemmeno il miglior Oliveira ha potuto resistere all'irrefrenabile dominatore del GP di Germania al Sachsenring, Marc Marquez sulla Honda.
Ora siamo ad Assen, nota il sito Motogp.com, e il TT olandese potrebbe - sul piano che è teorico ma neanche tanto - andare a una Suzuki; o addirittura ad Aleix Espargaro e dunque all’ Aprilia. E così i vincitori diversi nelle gare consecutive potrebbero salire a cinque. E non è mai è accaduto.
Quel 1975, anno storico e turbolento
La stagione ’75 iniziò con il GP di Francia, le due Yamaha ufficiali di Ago e Kanaya contro le MV di Read e Toracca. Troppo superiori le due tempi: Agostini vinse al Castellet, si ritirò al Salz (ma vinse il compagno giapponese), fu primo ad Hockenheim e quindi a Imola. Distacco medio tra Ago e le MV (che aveva lasciato l’anno prima a Read) mezzo minuto. Soltanto in Germania i due conclusero vicini (3”9).
Con la mia Suzuki Jada ex-Findlay, di cinque anni prima ma ancora buona, fui spettatore previlegiato. Era bello osservare i campioni dalla pista: in Francia finii (diciannovesimo…) doppiato di un giro. E il sorpasso, prima delle due Yamaha e poi delle due MV in formazione, ancora mi fa sobbalzare nei sogni più agitati. A Imola andò meglio per il piazzamento, dodicesimo, però presi ben due giri sui trenta della corsa. Ma i tempi erano quelli: persino Ramon Toracca, quarto dietro Ago, rischiò il doppiaggio; e Phil Read, secondo, fu staccato di un minuto…
La cosa più clamorosa di quel Nazioni del 18 maggio fu l’invasione di pista a metà gara della 500. Le cronache dicono che erano duecentomila circa gli spettatori, e diverse centinaia sfondarono reti e cancelli tra la Tosa e la Rivazza. C’era gente seduta sui guardrail, ricordo un pazzo che si era sdraiato sul metro di prato all’interno della semicurva a sinistra che segue le Minerali. In piega, ci passavamo letteralmente sopra. Doveva amare le emozioni forti, il tipo.
La gara dei sidecar fu forzatamente annullata. L’organizzatore non voleva pagar loro la diaria, che formalmente era un premio di partenza: quelli si agitarono un bel po’ e alla fine Checco Costa, il padre del dottor Costa, dovette cedere.
Al TT i big non andavano da tempo
Dall’isola di Man i campioni più noti stavano ben lontani e da anni. Il Tourist Trophy era terra di conquista per i privati e vinse il britannico Mick Grant con una Kawasaki tre cilindri davanti a un nugolo di connazionali su Yamaha private. Sei giri del Mountain, dove Grant era fortissimo (quell’anno infranse con la 750 il vecchio record di Hailwood con la Honda 500): le sue moto erano costruite e mantenute grazie a un consorzio di concessionari Kawasaki e il marchio non è più comparso tra i primi dieci nei GP di quell’anno.
Che beffa fu la vittoria di Barry Sheene ad Assen! La nuova RG era competitiva, con la eccellente quattro cilindri in quadrato Teuvo Lansivuori era già salito due volte sul podio e aveva fatto due pole. Ma Ago era convinto di avere ormai staccato l’inglese dopo un lungo duello, invece nelle ultime due curve fu ripreso e in volata sorpreso. Quella sconfitta resta ancora oggi tra i suoi peggiori incubi. Da notare che non c’erano i trasponder: in classifica i due piloti hanno lo stesso tempo al centesimo, e Barry avrebbe vinto anche in Svezia.
Anche Phil Read, che a Spa-Francorchamps chiuse questa serie di quattro GP consecutivi con quattro marche diverse, quell’anno vinse due volte: sul circuito stradale di Brno, in Cecoslovacchia, avrebbe rifilato un minuto all’eterno rivale. In Belgio invece Ago fu costretto al ritiro e l’inglese della MV balzò al comando della classifica. Poi il titolo sarebbe andato a Giacomo, il quindicesimo e ultimo della sua straordinaria carriera.
Purtroppo dei quattro campioni ne restano soltanto tre: Barry era il più giovane ed è scomparso prematuramente il 10 marzo del 2003, quando aveva soltanto cinquantadue anni. Phil Read è il più anziano, classe ’39, e resiste con i denti a una serie di problemi fisici, mentre Mick Grant ha 76 anni. Ago farà gli ottanta tra un anno, ha appena compiuto i 79, e bisognerà celebrare adeguatamente l’anniversario del pilota più titolato nel nostro sport.
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