MotoGP 2022. Otto Ducati hanno fatto la differenza #lanotiziainprimafila [VIDEO]
E’ stata una stagione intensa, divertente, sotto certi aspetti imprevedibile, con un’unica certezza assoluta: il dominio della Ducati. Come confermano i numeri: 12 vittorie (7 Bagnaia, 4 Bastianini, 1 Miller), per un totale di 32 podi con sette piloti differenti (10 Bagnaia, 7 Miller, 6 Bastianini, 4 Zarco e Martin, 1 Bezzecchi); da 26 GP consecutivi (da Aragon 2021) c’è almeno una Desmosedici sul podio; 16 pole position nel 2021 con 7 piloti differenti: in passato solo la Honda aveva ottenuto tante pole in una sola stagione; negli ultimi 40 GP disputati, c’è sempre stata almeno una Ducati in prima fila; in sei gare, le DesmosediciGP hanno monopolizzato la prima fila e in due i primi cinque posti dello schieramento; Ducati ha conquistato il titolo piloti, costruttori, team, team indipendente. Insomma, è lecito parlare di dominio.
In questa puntata, ripercorriamo quali sono state le “chiavi” del 2022, quelle che hanno avuto una importanza primaria sull’esito del campionato. Poi, nelle prossime settimane, ci sarà spazio per i singoli episodi decisivi; per i voti alla stagione 2023 (una puntata dedicata ai piloti e una alle moto); per uno speciale “io l’avevo detto”.
Ecco le sei chiavi del 2022:
Ducati impreparata al via
Sembra impossibile, ma Ducati ha comunque rischiato di perdere il titolo perché è arrivata a inizio stagione impreparata. O meglio: la GP22 ha richiesto tempo per arrivare a livello della GP21. “Se avessimo iniziato con la la moto dell’anno scorso, avremmo già vinto il mondiale” ha detto il team manager Davide Tardozzi nella diretta di Moto.it del 21 ottobre, al termine delle libere del GP della Malesia. Non è un fatto da poco: si sarebbe anche potuto perdere il mondiale, perché nelle prime cinque gare, Francesco Bagnaia ha ottenuto solo 31 punti, gli stessi conquistati anche dal compagno di squadra Jack Miller. Questo ha permesso agli avversari di prendere vantaggio nonostante una moto inferiore: alla fine è andata bene, ma è chiaro che questo è un episodio fondamentale della stagione;
Otto Ducati, tutte competitive, in pista
Determinante sull’esito del campionato: poter contare su tanti piloti veloci, soprattutto in qualifica, è stato di grandissimo aiuto per arrivare al titolo. Anche in passato, Ducati aveva schierato otto moto, ma allora ce n’erano almeno quattro pochissimo competitive e le altre quattro non erano vincenti come quelle del 2022. Quest’anno, c’erano in pista tre differenti versioni di Desmosedici: la GP22 “meno qualcosa”, quella utilizzata da Bagnaia e Miller (in pratica la 2022 con un motore più vicino al 2021); la GP22 di Martin, Zarco e Marini; la GP21 di Bastianini (la sua versione è stata evoluta durante la stagione), Bezzecchi e Di Giannantonio. Tutte molto competitive: piazzare tante moto davanti sullo schieramento di partenza, è diventato un elemento chiave della stagione.
Yamaha “senza” motore e piloti
In una recente intervista, Lin Jarvis, numero uno di Yamaha Corse, ha ammesso che la stagione è stata effettuata con i motori 2021, quindi limitati nella potenza, probabilmente per problemi di affidabilità. Questo ha rappresentato un grave inconveniente per Fabio Quartararo, che in molte piste non aveva la possibilità di difendersi. Inoltre, è stato chiaramente un grosso limite la nulla competitività di Franco Morbidelli e Andrea Dovizioso: di fatto, Quartararo si è sempre trovato da solo contro otto Ducati.
Aprilia in affanno nel momento decisivo
La competitività della RS-GP è stata la grande sorpresa positiva del 2022: nessuno si aspettava che la moto di Noale sarebbe stata così efficace, tanto da essere per lunghi mesi della stagione l’unica vera rivale tecnica della Ducati. Poi, però, è successo qualcosa: nelle ultime 5 gare, Espargaro ha raccolto solo 18 punti, con due “zeri”, dopo che fino a quel punto era stato il più regolare in assoluto. Curiosamente, 18 punti anche per Vinales, a conferma che il problema è stato tecnico e non dei piloti. Una differenza di prestazioni che ha segnato il campionato;
Honda senza Marquez
L’inizio della stagione aveva illuso: Pol Espargaro terzo, dopo essere stato a lungo al comando, Marc Marquez quarto. Poi, però, Marquez è stato rallentato pesantemente dai problemi al braccio destro, fino a dover subire la quarta operazione, che l’ha costretto a saltare molti GP. E la Honda ha perso completamente la strada: ci fosse stato Marc, il campionato sarebbe stato diverso, al di là della poca competitività della RCV. Anche un Marquez a posto fisicamente difficilmente sarebbe stato in lotta per il titolo, ma la sua assenza è stato un elemento chiave della stagione.
Il ritiro della Suzuki
Non credo che Alex Rins e Joan Mir si sarebbero giocati il campionato, ma è evidente che l’annuncio del ritiro dalle corse, saputosi prima ufficiosamente a Jerez, sesta gara dell’anno, quindi ufficialmente dal GP successivo ha inciso sulle prestazioni dei due piloti. Come si è visto nel finale, con due successi negli ultimi tre GP, senza quell’annuncio, il rendimento sarebbe stato differente. E avere potuto incidere sull’esito finale.
E’ questo l’argomento de #lanotiziainprimafila di oggi. Qual è la vostra opinione?
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billiballo, Monza (MB)ducati è stata forte quanto lo scorso anno nei 2 team factory e pramac, con punteggi perfettamente allineati, addirittura bagnaia ha concluso con una media punti inferiore. hanno fatto la differenza con i secondi due team satellite, le cui moto si sono mostrate spesso superiori alle ufficiali della concorrenza diretta, la quale chi per un motivo chi per un altro, non è stata all'altezza
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Fabio Ricci1, Gambassi Terme (FI)Per capire quanto le 8 Ducati abbiano influito più o meno nel mondiale di Pecco ,basterebbe fare un operazione matematica, ovvero togliere dalla classifica di ogni Gran premio le peggiori 4 Ducati (ad esclusione di Pecco,ammesso che sia risultato in qualche gara il quinto Ducatista)e ridistribuire i punteggi............Chiadiniiii!!!!!Questa è materia tua !!!!