MotoGP 2024. Il capolavoro di Valentino Rossi a Welkom 2004 compie 20 anni
Cercando sul web si trova ancora la gara e la telecronaca di Guido Meda e Loris Reggiani. Sono passati 20 anni dal 18 aprile 2004 quando Valentino Rossi fece la storia.
Tutto quello che successe dalla fine del 2003 alla fine del 2004 era stato magico. Una scelta totalmente controintuitiva, salire sulla moto peggiore del mondiale (oltre a Honda anche Ducati era stata più competitiva della M1 nel 2003), lasciare la Rc211v, un mezzo perfetto con cui Rossi aveva vinto 20 degli ultimi 32 gran premi, salendo sul podio altre 11 volte e facendo un solo zero, a Brno nel 2002.
Insomma un dominio imbarazzante, per quanto nella stagione 2003 Sete Gibernau si era mostrato come un rivale competitivo. Ma, al di là della competitività della Honda a Rossi non andava giù che dal Giappone non mancasse occasione per sottolineare che era la moto a vincere e non il pilota.
A differenza di adesso le trattative di mercato si svolgevano ancora nella seconda parte di stagione e così Rossi, di nascosto nel paddock, iniziò a incontrare Davide Brivio e i vertici Yamaha. Si vedevano di notte, dopo mezzanotte, sperando che nessuno li vedesse.
Rossi trattò anche con Ducati ma, un po' per una questione economica (HRC offriva 7 milioni di euro, Ducati 5 e Yamaha 12 l'anno) e un po' per una questione tecnica il 46 scelse la Yamaha. La Casa giapponese gli avrebbe permesso di sviluppare una moto su misura mentre né Honda né Ducati lo avrebbero fatto.
A differenza di quanto accaduto quest'inverno con Marc Marquez nel 2003 Honda impedì a Rossi di provare la Yamaha. Così il primo approccio del pilota italiano con la M1 avvenne solo a inizio 2004.
La M1 era una moto che nel 2003 aveva ottenuto un solo podio, che aveva vinto l'ultimo GP nel 2002 (con Biaggi) e il mondiale addirittura nel 1992. Eppure Yamaha, Rossi e il suo team (in gran parte migrato da HRC e capitanato dall'australiano Jeremy Burgess) fecero un grande lavoro.
Il 17 aprile 2004, nelle qualifiche del primo GP dell'anno (sì, allora il mondiale iniziava dopo e le gare in quel periodo erano 16 l'anno), Rossi fece la pole position.
Alla domenica però la gara era in salita: nel warm up Max Biaggi sembrava avere 4-5 decimi in più di passo, un'infinità considerando i 28 giri da fare. Ma in gara Rossi, come altre volte nella sua carriera, riuscì a trovare una strategia: non far fuggire Biaggi, non fargli prendere il ritmo, stare insieme a lui fino agli ultimi giri quando, con le gomme consumate, sarebbe riuscito a tenerlo a bada per provare a vincere. Ed è quello che successe: Rossi e Biaggi nel corso dei 28 giri si sorpassarono tantissime volte ma il romano non riuscì mai a staccarlo, neanche di mezzo secondo. Appena prima della fine del terz'ultimo giro Rossi si mise davanti. Il penultimo giro fu una masterclass di curve cucite sul cordolo e traiettorie strette per impedire a Biaggi di attaccare, poi nell'ultimo giro Rossi riuscì addirittura a fare un po' di differenza, prendendosi 2-3 decimi di vantaggio.
Dopo l'arrivo quel che successe è storia: prima i complimenti tra i due rivali, poi Rossi che, seduto accando alla sua M1 ride sotto al casco, e poi bacia la moto.
Che tristezza.