L'editoriale di Nico

Nico Cereghini: “C’è tanto da fare per la sicurezza”

- La tragedia di Dupasquier, dopo la caduta al Mugello, solleva una serie di temi che noi del settore, prima di tutti gli altri, abbiamo il dovere di sollevare. Prima che prendano spazio gli Sgarbi e altre menti geniali
Nico Cereghini: “C’è tanto da fare per la sicurezza”

Ciao a tutti! Della morte al Mugello del povero ragazzo svizzero, Jason Dupasquier, se n’è parlato così tanto che io vorrei proprio tacere. Anche per il rispetto che dobbiamo alla famiglia, alla squadra, agli amici di Jason. Ma credo che sia necessario mettere un po’ d’ordine tra i commenti. Tanti e non tutti pertinenti.

Dicono bene alcuni lettori sotto i pezzi pubblicati ieri. Lo spettacolo che ha costruito la Dorna è basato sull’incertezza del risultato, sulla competizione serrata, sui regolamenti tecnici che rendono quasi impossibili gli scatti in avanti. I grupponi numerosi e serrati caratterizzano ormai quasi ogni gara in tutte le classi. E se questo spettacolo piace, e piace molto, è innegabile però riconoscere che il pericolo progressivamente cresce. La probabilità che alla caduta di un pilota segua l’investimento ad opera di altri piloti è sempre alta.

L’investimento è forse l’unico dei temi legati alla sicurezza sul quale si può far poco. E quando il pilota è a terra c’è un punto particolarmente vulnerabile: il collo. Per proteggere il tronco, gli arti e il capo si è fatto moltissimo negli ultimi anni, anche se ancora molto si può fare. Ma nessuno ha ancora identificato una soluzione idonea per proteggere il collo, anche se molti ci stanno lavorando. 

Tutte le classi hanno una loro pericolosità intrinseca. La Moto3 è potenzialmente molto pericolosa per la combinazione di due elementi: la potenza limitata, praticamente identica per tutti, e la ciclistica molto evoluta. L’altissima velocità di percorrenza in curva, insieme all’importanza delle scie in rettilineo, mette in fila i piloti e li tiene tutti molto vicini. Qualcuno come Paolo Simoncelli, anche per risolvere l’annosa questione dei trenini e delle sanzioni, propone la superpole per le qualifiche di questa classe. Giusto, ma naturalmente il problema dei gruppi compatti resterebbe irrisolto in gara.

Ecco il punto: che cosa si può concretamente fare? Naturalmente non si può tornare indietro, magari ai tempi di Ago che in certe stagioni doppiava il secondo classificato; ma si può intervenire su vari terreni. La strada più breve potrebbe essere quella, oggi poco praticata, di analizzare subito ogni incidente e cercare insieme dei correttivi: come si fece ad esempio per le leve del freno anteriore, che erano scoperte sui manubri e oggi non lo sono più. Bernardelle suggerisce di posizionare degli slides sulle moto, per facilitarne la scivolata fuori pista e sgombrare la traiettoria. Giusto. E si può intervenire anche sulle piste, benché sia più laborioso, modificandone l’andamento laddove si rivelasse troppo rischioso in termini di visibilità o alleggerimenti della moto. 

I regolamenti tecnici hanno bisogno di tempi lunghi per cambiare, certamente, ma una riflessione oggi è urgente. Liberalizzando le regole e concedendo più libertà e fantasia si otterrebbero importanti risultati: oltre a gratificare gli ingegneri, che magari è marginale, si aiuterebbe lo sviluppo del prodotto di serie e si darebbe finalmente più senso ai prototipi. Crescerebbero ulteriormente le prestazioni moltiplicando i pericoli sulle piste attuali? No, se si riducessero le cilindrate o i consumi. Si avvantaggerebbero i marchi più ricchi?  Non necessariamente: anche la fantasia influisce sull’incremento delle prestazioni.  

Non ho la pretesa di avere le soluzioni in tasca: le mie sono soltanto osservazioni dettate dall’esperienza e dal buon senso. Forse, come dicevo in apertura, oggi sarebbe meglio tacere, però mi seccherebbe moltissimo lasciare la parola solo agli Sgarbi e agli Scanzi di turno, che da oggi pontificano sui social.

  • panealpane
    panealpane, Gossolengo (PC)

    Buongiorno a tutti. Tra tante opinioni, aggiungo anche la mia, senza nessuna pretesa di saperne, ma sperando che tra tanti pareri espressi, possa emergere qualche idea buona e quindi qualche cambiamento.
    Ho ripreso le domande dal post di Zamagni, in quanto anche in questo si parla di sicurezza.

    E’ stato giusto correre?

    Io la penso come l'Inge Bernardelle. Quando capita un infortunio grave ad un pilota, di qualunque classe, fosse anche la MotoE, l'evento dev'essere soppresso DA REGOLAMENTO. Bisogna mantenere una forma di rispetto per la vita umana, e di rispetto per chi è parente di un pilota che sfortunatamente sta lottando per la vita. Se l'evento venisse annullato per regolamento, si darebbe il tempo a tutti, per primi i piloti, di metabolizzare l'accaduto, permettendo loro di ritrovare la concentrazione indispensabile in uno sport pericoloso per sua natura, al livello di competitività attuale.

    E’ stato giusto organizzare un minuto di silenzio alle 13.45, 15 min. prima del via?

    A me è sembrato un modo superficiale di voler dare un significato ad una cosa che andava fatta in altri tempi e modi, così è stato sbagliato, sapeva un po' di menefreghismo.

    E’ stato giusto non consultare i piloti sulla decisione di correre?

    Per me è stato fortemente sbagliato, sono i piloti a correre e rischiare, e devono essere loro a decidere se si sentono di correre o no. Chi pensa che queste moto, e parlo delle MotoGP, molto più leggere di una stradale a parità di potenza (e parliamo di circa 250 CV, quindi di stradali così ce ne sono ben poche) siano guidabili da chiunque perchè piene di elettronica, non sa di cosa parla. Al Mugello questo weekend, a detta di Rossi, si girava su tempi di 1 secondo al giro più veloci di quelli per lui vincenti di 10 anni fa (non ho verificato, ma gli credo sulla parola), con distacchi ridottissimi, 2-3 piloti in un decimo, piloti che girano per 3/4 d'ora con pulsazioni tra 120 e i 150 battiti al minuto. Come si fa a pensare che uno possa guidare nello stesso modo, se un quarto d'ora o mezz'ora prima di partire ti hanno detto che un tuo collega è morto? Ci sarà anche chi per sua mentalità riesce a ignorare la cosa, ma la scelta dev'essere del pilota; se poi per regolamento venisse annullata la gara, il problema non si porrebbe a monte.

    Oliveira ha detto che le Moto3 sono troppo potenti per dei ragazzi poco esperti: ha ragione?

    Per me no, nel senso che se un essere umano viene investito da un motociclo ad una velocità di anche solo 50 km/h, può riportare danni potenzialmente fatali, quindi il problema non credo sia la potenza.

    Il Mugello deve essere considerata una pista pericolosa?

    Mi sembra di aver capito che il Mugello rispetti i regolamenti più recenti, quanto a spazi e vie di fuga, quindi almeno in questo non credo che sia una pista pericolosa. Piuttosto, è vero che le MotoGP attuali allo 'scollino' in fondo al rettilineo tendono a decollare, quindi in quel punto credo sarà necessaria una ri-lavorazione del fondo, in modo da eliminare la 'gobba', questo, ovviamente, ammesso che agli organi gestori interessi la sicurezza dei piloti.

    Si sarebbe corso lo stesso se a morire fosse stato un pilota della MotoGP?

    E' aberrante che si faccia una differenza di valore tra la vita di un pilota di MotoGP ed uno di una categoria inferiore. Quando c'è sfortunatamente una vittima od un infortunio grave, l'evento dev'essere annullato, indipendentemente da chi.

    Si può fare qualcosa per aumentare la sicurezza nel caso di incidente come quello successo a Dupasquier?

    Secondo me si può fare molto, anzi, moltissimo. Tutto dipende dalle priorità. Mi rifiuto di credere che la tecnologia attuale non sia in grado di fornire maggiori protezioni ad un pilota, se davvero lo si vuole fare. Ma prima di tutto bisognerebbe sapere bene la dinamica, che tutt'ora, nel caso del povero Dupasquier, non è stata ancora perfettamente chiarita, almeno per quello che è pubblico. Si sa che verso la fine della curva ha perso prima il posteriore, quindi è finito a terra restando sull'asfalto mentre la sua stessa moto prima è scivolata verso il cordolo poi si è impuntata rimbalzandogli addosso, si presume che anche Sasaki l'abbia colpito, forse alla testa, così come Acosta, forse al torace, forse alle gambe. In tutto questo, come si fa a sostenere che un pilota, ancor di più un ragazzo di 19 anni dal fisico più vicino all'esile piuttosto che al massiccio, non possa essere protetto meglio di quanto si faccia tutt'ora? Se guardiamo alle protezioni che ha un uomo che si immerge nelle profondità marine (gli scafandri, fatti per resistere a pressioni molto elevate) o che va nello spazio, come si fa a sostenere che non si può dotare un pilota di protezioni che gli riparino il busto, la testa ed il collo da impatti violenti, lasciandogli al tempo stesso libertà di visuale e di rotazione del capo, e libertà di movimento sulla moto nello scendere in piega? Non si può, o non si vuole, per non voler vedere persone apparentemente infagottate dentro a protezioni simili ad armature che li renderebbero sicuramente molto più brutti da vedere, certamente, più appesantiti, ma molto più protetti? Quando si vorrà dare più importanza alla vita umana, sono sicuro che la tecnologia attuale, in grado di costruire elicotteri che volano su Marte, parti meccaniche in leghe di titanio ad altissima resistenza, placche flessibili che se colpite si induriscono istantaneamente (una ditta inglese costruisce dispositivi di questo tipo per fornire protezioni al corpo lasciando libertà di movimento per assemblare protezioni anti-sommossa in ambito militare), saprà trovare le soluzioni per salvare la vita dei piloti, anche nei casi in cui, molto superficialmente, adesso si dice "non si può fare nulla".
  • patatino1226
    patatino1226, Fosso' (VE)

    veramente c'è stato un pilota , prima del Gp al Mugello, che ha detto che le moto hanno raggiunto velocità troppo elevate e andrebbe fatto qualcosa per limitarle, ma molti dei commenti sono stati del tipo che questo pilota parla solamente perché non ha la moto più veloce. Quindi come volete che si parli di sicurezza se poi quando qualcuno avverte un problema la prima cosa è verificare se è un proprio beniamino e se non lo è gli si da addosso a mo ti tifoseria calcistica?
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