BSA, lo storico marchio che rinasce dai social
Non c'è dubbio che una buona parte del mondo motociclistico stia orbitando attorno all'India.
Se già Bajaj possiede il 49% di KTM e numerosi modelli di piccola cilindrata sono in produzione proprio nel paese asiatico, è anche vero che alcuni marchi stanno rinascendo proprio grazie ai capitali di grandi aziende indiane. È il caso di BSA il cui marchio è stato acquistato nel 2016 da Classic Legends Private Limited, il braccio operativo del colosso Mahindra in ambito motociclistico che ha, tra l'altro, acquisito il marchio Jawa e che ne sta rilanciando l'immagine e il prodotto attraverso 3 nuovi modelli dotati del nuovo mono di 300cc. Mahindra possiede già il 51% di Peugeot Motorcycles, formando quindi un polo motociclistico di tutto rispetto.
BSA è un marchio con una lunga tradizione anche in India dove è molto amato, e il suo ingresso sul mercato potrebbe far parte di una strategia complessiva di CLPL che vede anche altri marchi oggi in quiescenza (per esempio Yezdi, il produttore di mezzi di piccola cilindrata che ha interrotto le attività nel 1996) trovare una collocazione.
Perché ne parliamo? Proprio su Yezdi in questi giorni CLPL ha iniziato una campagna marketing con alcuni post sui social che preludono in maniera “soft” ad un suo rientro sul mercato; non saremmo stupiti se a breve CLPL intraprendesse le stesse iniziative, che passano anche dalla vendita di merchandising e dalla sempre maggiore presenza in modo virale del marchio, anche per BSA per la quale già da un paio d'anni si parla in modo insistente di nuovi modelli. Sì, ma quali?
Se i progetti di BSA prevedono la costruzione di moto di piccola cilindrata, potrebbe trattarsi di una mossa di avvicinamento al mercato europeo che sembra essere più ricettivo nei confronti di moto di piccola cilindrata di quanto non fosse solo 3 anni fa.
Ma Anupam Thareja, uno dei boss di Mahindra, ha già dichiarato a Times of India che se le Jawa sono sviluppate per il mercato locale, le BSA saranno rivolte al mercato globale e solo in un secondo tempo saranno disponibili anche in India; saranno disegnate e costruite in Inghilterra, anche se non si ancora che cosa sarà effettivamente costruito in quel paese o se si tratterà principalmente di assemblaggio: se sarà così, è possibile anche ipotizzare non soltanto moto di piccola cilindrata ma anche uno o più modelli in grado di competere con le Royal Enfield Continental GT 650/Interceptor, magari con un bicilindrico che faccia concorrenza anche alla Kawasaki W800.
Sarebbe veramente un bel colpo, dato che la Kawasaki W800 attuale è nata nel 1999 come la riedizione della W1, a sua volta diretta erede della Meguro X-650 degli anni '60 che poi non era altro che una BSA A-7 di cui Meguro possedeva la licenza di fabbricazione. Nel 1963 Meguro viene acquisita da Kawasaki e la X-650 diventa così la W1, la prima moto di Kawasaki.
Certo, sarebbe un interessante caso di presenza sul mercato di due motociclette con origini comuni, che farebbero a gara a rievocare più o meno fedelmente le caratteristiche e le emozioni delle moto degli anni '60. Euro 5 permettendo.