L'intervista

In Giappone per vedere le Suzuki del passato, del presente e del futuro

- Attraversare la storia di una delle Case giapponesi più rilevanti e lanciare anche uno sguardo ad almeno una parte del suo futuro. Abbiamo visitato il Suzuki Plaza e il Japan Mobility Show insieme a Massimo Nalli, Presidente di Suzuki Italia

Certe volte il contesto è essenziale: cioè, parlare di moto e di storia del motociclismo seduti con gli amici  a un tavolo di un bar di Taormina è bello, nulla da eccepire. Parlare dello stesso argomento in compagnia del Presidente della filiale italiana di Suzuki, con il quale hai poi anche la fortuna di commentare l'approccio al futuro della moto dal Salone della Mobilità di Tokio, invece cambia tutto.

 

Il contesto in questo caso è dato – almeno inizialmente - dal Suzuki Plaza, il museo/esposizione delle moto che hanno fatto la storia di Suzuki e che continuano a scriverla, dal racconto quasi romanzesco delle circostanze che hanno portato il fondatore Michio Suzuki a passare dai telai per tessuti alle due ruote motorizzate: passeggiando per il Suzuki Plaza - dove viene esposta tutta la storia della Casa di Hamamatsu, sia auto che moto e motori marini - ti rendi conto di quante moto significative in senso assoluto siano state concepite proprio a pochi metri da lì, praticamente di fronte il museo: GSX-R, Hayabusa, 750GT, DR Big, Katana, per non parlare di come delle vere e proprie perle di valore inestimabile come le moto vincitrici dei titoli mondiali nella 500 e nella MotoGP riposino appena dietro l'ingresso, esposte senza troppi convenevoli e senza un'inutile enfasi. Non ne hanno bisogno, chi entra lì sa già tutto e potrebbe restare in adorazione silente per interi minuti di fronte alla RGV 500 (so chi l'ha fatto n.d.r.) che nel '93 ha portato Schwantz all'iride o di fronte alla stramitica XR69.

 

Ecco, parlarne è una cosa, calarsi nel contesto, un'altra. Per un semplice appassionato è come entrare nella storia della moto dalla porta principale, per un tecnico sarebbe probabilmente il racconto di come la tecnologia ha inciso sull'evoluzione dello stesso concetto di moto, per un impallinato come chi scrive – ammetto senza riserve – è farsi letteralmente invadere delle emozioni.

Ci vorrebbe una permanenza di una settimana e un lungometraggio di un paio d'ore per raccontarvi il 50% delle storie che stanno dietro un terzo delle moto racchiuse nel Suzuki Plaza che abbiamo visitato con un cicerone d'eccezione: Massimo Nalli, Presidente di Suzuki Italia; non è stata un'intervista ma un modo per approfondire il passato, il presente ma anche il futuro di Suzuki, visto che da Hamamatsu siamo poi andati fino a Tokio per il Japan Mobility Show (di cui vi abbiamo già parlato in altri articoli e video) per capire meglio come diventeranno le Suzuki di domani. Parole come idrogeno o biogas non sono estranee alla strategia di Suzuki e, pure qui, parlarne con a fianco i prototipi funzionanti dà tutto un altro contesto e comprendi meglio, immagini, confronti, eviti mistificazioni e superficialità e magari torni al tavolo del bar di Taormina con un paio di certezze in più.

 

Buona visione del video, e perdonate la qualità dell'immagine non sempre super raffinata: siamo più bravi con i setting delle sospensioni che con le regolazioni delle action cam.

Foto: Diego Mola

  • kodiak59
    kodiak59, Bergamo (BG)

    grande Suzuki! ...nel 1973 mio fratello comprò la Titan 500 due tempi panna e arancio... mi ricordo ancora il rombo, non era cattiva come il Kawasaki tre cilindri ma andava già gran forte. Bellissimo servizio.
  • Fry56k7605
    Fry56k7605, Gravina di Catania (CT)

    Un bel servizio Antonio. Grazie per essere entrato nel cuore SUZUKI e di avermi fatto scoprire tante moto sconosciute. Grazie ancora da tifoso SUZUKI.
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