L’appello di Nico Cereghini: liberi finalmente, ma il pericolo è alto!
L’avrete saputo: troppi incidenti con motociclisti coinvolti, in questi ultimi giorni. Addirittura urti frontali tra moto, tra motociclisti. E troppe vittime. E’ una tragedia sulla quale dobbiamo assolutamente riflettere insieme. Soltanto nell’ultimo “ponte”, dal 30 maggio al 2 giugno, almeno cinque episodi gravissimi finiti sui giornali: a Monte San Savino, poi in Val di Susa, sul Monte Grappa, in Val Taleggio nella bergamasca, e a Capannori, in Lucchesia. Con otto morti e tanti feriti gravi. Aspettiamo i dati generali per capire se davvero c’è stato un aumento degli incidenti, ma intanto ciò che leggiamo è allarmante.
Intendiamoci, forse non sarà come dicono le cronache: le prime ricostruzioni magari parlano di un terribile incidente frontale, con alta velocità e invasione di corsia, e in qualche caso poi emergerà una precedenza mancata, o addirittura un errore di guida anche piccolo che ha determinato un contatto molto sfortunato. Il punto che ci riguarda tutti è questo: dopo tanti mesi di lockdown siamo usciti sulle strade, avrete notato quante moto erano in giro dappertutto nel week end, in Lombardia per esempio fino al 2 giugno eravamo tutti confinati nella regione e siamo davvero tanti. E’ stata una uscita in massa, e magari molti di noi non sono allenati, si distraggono più facilmente, e anche le moto non sono così in forma. Del resto tutti hanno il diritto di andare, si capisce, e con tantissime moto in giro e le strade spesso in disordine, i rischi aumentano. Dunque per cominciare voglio invitarvi ad essere ancora più attenti e prudenti. Un invito al rispetto delle regole e al senso di responsabilità.
E poi quelli che esagerano. Io in questi giorni ho visto la maggior parte dei motociclisti felici, tranquilli e rilassati; ne ho visti pochi oltre i limiti, però ricordo anche i commenti qui sul sito dieci giorni fa. La domanda era “come avete visto gli altri motociclisti nel primo w.e. di libertà” e qualcuno di voi già raccontava di strade usate come piste, di tagli di curva e sorpassi azzardati. Dunque il fenomeno purtroppo c’è, e tutti lo vediamo.
Qui c’è un problema drammatico che va affrontato. Ci sono i lutti, e il dolore delle famiglie da una parte, e poi il fastidio, crescente, per la moto e per noi motociclisti. Abbiamo protestato per la chiusura di molte strade in Tirolo (là il pretesto è stato il rumore) ma anche qui - attenzione! - si rischia la chiusura di molti percorsi. Le proteste salgono: ad esempio negli ultimi giorni sulla statale Alemagna, in val Lapisana (nei comuni di Nove e Fadalto), i sindaci annunciano che ricorreranno al Prefetto. Sono percorsi bellissimi e ricchi di curve, da sempre amati dai noi motociclisti, ma negli ultime w.e. i cittadini sono preoccupatissimi: tantissime moto, alta velocità e rumore, con incidenti e rischi inaccettabili anche per la popolazione.
Qualcuno sul sito e sui social mi ha scritto “basta prediche”. Ok. Allora cosa possiamo fare, cosa fareste voi? Prima mi rivolgo a tutti e raccomando l’attenzione e la prudenza. Poi provo a rivolgermi anche ai più esagitati, quelli che scambiano la strada per la pista, mettendoli di fronte alla loro responsabilità. Lo so che uno potrebbe dirmi: che cavolo vuoi da me, io non ho buttato giù proprio nessuno in tutta la vita, io so guidare e non ho colpe. Ma oltre al tema del rispetto delle regole, che comunque resta sacro, occorre riflettere anche sull’esempio che si dà, sulla emulazione che si suscita. Quanta gente prende a modello questi piloti della domenica e si mette nei guai? Ci sono le responsabilità dirette, ma ci sono anche quelle indirette, su quegli incidenti e anche su quelle vittime.
E allora, per chiudere, faccio una raccomandazione particolare a coloro che hanno la testa sulle spalle: voi sapete benissimo chi, nel vostro gruppo, tende ad esagerare e a mettersi nei guai. Come fa il capitano nella squadra di calcio, usate il vostro carisma e la vostra esperienza per far ragionare i più agitati e rimetterli nei ranghi. Contiamo su di voi!
La moto deve tornare ad essere motocicletta,avere in se quel poco di bicicletta che serve a renderla grande nobile e rigenerante.
Non si può proporre delle moto come quelle di oggi,dove 100 cv sono "intelligenti" e 180 diventano inutili "ma gustosi".Non si fanno prove su strada di moto con 180 cv o anche con 120 enfatizzando le entrate in curva a freni tirati,in "spazzolata", le accellerazioni da infarto
eccetera.La vostra scuola recita,cari giornalisti,cari ingenieri,cari manager marketing il seguente assioma: ADRENALINA.Poi vi riparate dietro lo scudo alzato delle "raccomandazioni"alla prudenza....
No,non va bene,é tutto da rifare,amici.